Gabriella Carlon
27-4-2019
“La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine, credette di possedere l’intera verità.”
(Jalal al-Din Rumi, 1207-1273 poeta mistico persiano)
“Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani”.
Questa affermazione (contenuta nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, a firma di Sua Santità Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb) apre a grandi speranze per il futuro. Infatti riconoscere le diversità come opera della sapienza divina e non come errori umani, da combattere ed estirpare, implica un concetto di verità antidogmatico e relativo. Non significa relativismo che tutto appiattisce senza distinguere tra vero e falso e tra giusto e ingiusto. Significa che all’essere umano non è dato possedere la verità assoluta tutta intera, ma solo un frammento di tale verità che si modella in modo diverso a seconda della geografia e della storia. L’insieme costituisce un mosaico di tanti frammenti di verità, da conoscere e ascoltare, non da combattere e distruggere. Basta guerre di religione e scontri di civiltà.
Forse questo è il vero fondamento della convivialità e della pace universale.
Tradotto in termini laici il pensiero di Francesco potrebbe essere: non è la conoscenza della verità che ci unisce (scismi, eresie e guerre di religione sono da subito una costante all’interno dei grandi monoteismi), ma la ricerca della verità.
Questo secondo me vale anche per tutto il sapere umano.