Etiopia – Grattacieli, investimenti e repressione

Gruppo Corallo (a cura di Eraldo Rollando)
28-2-2017

L’Etiopia, ufficialmente denominata Repubblica federale democratica dell’Etiopia, è una nazione situata nel Corno d’Africa. E’ il secondo paese più popoloso d’Africa, con i suoi 94milioni di abitanti, e non ha sbocchi sul mare. La sua capitale è Addis Abeba che conta 3milioni di abitanti. In alcune lingue, l’Etiopia è ancora indicata come “Abissinia”; nome usato dai nostri governati nel periodo delle conquiste coloniali.
L’Etiopia è considerata il luogo della nascita degli esseri umani anatomicamente moderni ed evoluti, come l’Homo sapiens sapiens del Medio Paleolitico risalente a 200.000 anni fa.
Venendo alla storia più recente, vediamo l’Italia del XIX secolo tentare di mettere le mani sull’ Etiopia. E’ rimasta famosa la battaglia di Adua, dove nel febbraio del 1896 l’esercito italiano fu pesantemente sconfitto.
L’Etiopia dal 1935 al 1991:
Nell’ ottobre 1935 l’Italia aggredì nuovamente l’impero etiope. L’Etiopia venne annessa all’Africa Orientale Italiana; la situazione rimase tale per circa 6 anni, sino alla seconda guerra mondiale, quando, nel 1941, le forze dell’Impero Britannico insieme ai combattenti etiopi liberarono il Paese. La nazione fu occupata dagli inglesi e l’Imperatore Haile Selassie I tornò al potere, fino al 1974.
Nel settembre 1974 una giunta militare filo-sovietica marxista-leninista, guidata da Mengistu, depose Haile Selassie e istaurò un regime di terrore. Nel 1977, a causa delle mire espansionistiche della Somalia, prese avvio una guerra che condusse tra l’altro all’ occupazione di una parte dell’Ogaden somalo. Durante il governo filo russo e anche a causa del conflitto persero la vita almeno 500.000 persone; successivamente, l’alta corte federale dell’Etiopia di Addis Abeba giudicò Mengistu colpevole in contumacia di genocidio.
Il regime venne, in ultimo, deposto da una coalizione di forze ribelli nel 1991.
Qualche anno dopo, nel 1998, si accese una nuova guerra con l’Eritrea che durò sino al 2000; si stima che il costo della guerra Etiopia-Eritrea, per entrambe le parti, si aggirasse attorno al milione di euro al giorno. Una cifra enorme per le due economie.
Nel 1994 fu adottata una nuova costituzione che traghettò l’Etiopia verso le prime elezioni multipartitiche. Dall’anno successivo si avviò un processo politico che, a parte la parentesi della guerra con l’Eritrea, in qualche modo, garantì uno sviluppo più “tranquillo”.
L’Etiopia oggi:
Nell’ottobre 2016 si ebbe notizia della prima linea ferroviaria elettrica del continente africano, costruita per collegare la capitale Addis Abeba a Gibuti, capitale dell’omonima piccola repubblica, sul Mar Rosso.

La capitale Addis Abeba

L’economia etiope, negli ultimi dieci anni, è cresciuta con un tasso del 10 percento annuo. La capitale si è riempita di grattacieli e le aziende straniere fanno a gara ad investire nel paese; l’Italia non ultima, soprattutto in campo idroelettrico.
Ma … il fuoco continua a covare sotto questo miracolo.
Quando ha tagliato il traguardo della maratona alle Olimpiadi 2016 di Rio de Janeiro il maratoneta etiope Feyisa Lilesa ha incrociato le mani sulla testa disegnando una X.
Un gesto che, al rientro nel suo paese, avrebbe potuto condurlo in prigione se non alla morte.
L’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, il 16 giugno 2016, riferisce che dal novembre 2015 “Si stima che più di 400 persone siano state uccise, migliaia ferite, decine di migliaia arrestate e quasi certamente centinaia sono forzatamente scomparse”. Il rapporto si basa su 125 interviste a testimoni, vittime e agenti governativi.
Per HRW, Il gesto di Lilesa ha voluto ricordare al mondo la situazione del suo paese, dove i diritti sono violati, dove giornalisti e blogger finiscono imprigionati, dove le proteste sono soffocate nel sangue e, dove dal 9 ottobre 2016 è in vigore lo stato di emergenza.
Questa situazione origina dal piano governativo, sviluppato nel 2015, che prevedeva di inglobare terre agricole della comunità Oromo (che rappresentano il 29% della popolazione, circa ventisette milioni d’individui) in una macroregione della capitale Addis Abeba, suscitando la rivolta delle popolazioni rurali destinate a essere espropriate; a essi si sono aggiunti gli Amhara (18% della popolazione, circa diciassette milioni d’individui). Alle manifestazioni per la terra si sono aggiunte rivendicazioni per riforme politiche, giustizia sociale e stato di diritto nelle loro regioni.
Oromia e Amhara rappresentano poco meno della metà della popolazione dell’Etiopia.

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