Intervista a Leonardo Boff

18-01-2017
(Libera traduzione dal portoghese di Giulia Uberti)

“Il Papa Francesco è uno sei nostri”
Il brasiliano Leonardo Boff, nato nel 1938, é figlio di immigrati italiani. Nel 1959 egli entrò nell’ordine dei francescani e studiò durante 5 anni in Germania.
L’intervista é di Joachim Frank, pubblicata per Kölner Stadt Anzeiger, 25-12-2016. (Tradotta in portoghese da Walter O. Schlupp).
Negli anni 1980 Leonardo Boff, quale principale rappresentante della teologia di liberazione a causa della sua critica alla chiesa ufficiale, ebbe un conflitto con il Vaticano e il suo principale guardiano della fede Joseph Ratzinger. Dopo due incontri di chiarificazione gli venne proibito di pubblicare; lasciò l’ordine nel 1992 e rinunciò al sacerdozio.

Intervista

Sr. Boff, le piacciono le canzoni di Natale?  Che ne pensa?
(cantarellando : “Not – te fe – lice, not – te fe – lice …” In tutte le famiglie nelle quali si celebra il Natale la gente canta questo. Anche in Brasile questo è tradizione, come da voi in Germania.

Lei non pensa che questa specie di Natale sia commercializzazione?
Questo varia da un paese all’altro. É chiaro che il Natale è diventato un grande commercio. Tuttavia, anche così continua l’allegria del ritrovo con la famglia, e per molte persone resta un momento di fede. É il modo nel quale vissi il Natale in Germania, è una festa del cuore, un clima molto speciale, meravigliso.

Com’é che la fede che nel Natale parla del “Dio della pace” convive con la mancanza di pace che stiamo sperimentando da tutte le parti nel mondo?
La maggior parte della fede è promessa. Ernst Bloch dice: “ La vera Genesi sta non all’inizio ma alla fine, e essa solo inizia quando la società, e l’esistenza, ridiventano radicali.” L’allegria del Natale sta in questa promessa: la terra e le persone non sono condannate a continuare sempre nel modo che stiamo sperimentando, con tutte le guerre, violenza, fondamentalismo. Nella fede non si promette che alla fine tutto andrà bene. E nonostante tutti gli errori, deviazioni e battute d’arresto, andiamo incontro a un buon fine. Il vero significato del Natale non sta nel fatto che “Dio si è fatto persona umana” ma che egli venne per dirci: ” Tu appartieni a me, quando morirai, tornerai a casa”.

Il Natale significa che Dio viene a prenderci?
Si. Incarnazione significa che parte di noi è già divina, eterna. Il divino sta in noi stessi. In Gesù questo si mostrò in forma molto più chiara. Ma la parte divina sta in tutte le persone. In prospettiva evolutiva, Dio non venne da fuori del mondo, egli sorge da dentro il mondo. Gesù è l’apparizione del divino nell’evoluzione – tuttavia non è l’unico. Il divino appare anche in Budda, in Mahatma Gandhi e in altre grandi persone di fede.

Questo non sembra molto cattolico.
Non dica questo. Tutta la teologia francescana del Medio Evo comprendeva Cristo come parte della creazione – non solo come redentore di colpa e di peccato che viene nel mondo. L’Incarnazione, si, ma è anche redenzione. Sopratutto e in primo luogo è una esaltazione, una divinizazione della creazione. E un’altra cosa è importante nel Natale, Dio appare in forma di bambino. Non come un vecchio grigiastro e barbuto…

Come un signore …
Si, per esempio più somigliante a Marx. Per me l’importante è questo: quando, alla fine della nostra vita dobbiamo responsabilizzarci davanti al giudizio divino, staremo davanti a un bambino. E un bambino non condanna nessuno. Il bambino chiede di giocare e stare insieme agli altri. E’ necessario accentuare questo aspetto della fede.

Lei è uno dei maggiori esponenti, e rappresentanti, della teologia di liberazione, a dire il vero finì per essere riabilitato da papa Francesco. Sarebbe questa anche una sua riabilitazione personale, dopo decenni di dispute con Papa Giovanni Paolo II e il suo principale guardiano delle fede, Joseph Ratzinger, dopo Papa Benedetto XVI?
Francesco è uno dei nostri. Egli trasformò la teologia della liberazione in un bene comune delle Chiesa. Lui la ampliò. Chi oggi parla dei poveri necessita di parlare anche della Terra perchè questa, oggi, è depredata e violentata. “Ascoltare il clamore dei poveri” significa ascoltare il clamore degli animali, delle foreste, di tutta la creazione torturata. La terra intera sta gridando. Pertanto, dice il papa, citando il titolo di un mio libro, oggi è necessario ascoltare il grido dei poveri e nello stesso tempo il grido della Terra. Entrambi necessitano di essere liberati. Poco tempo fa mi occupai intensamente di questa ampliazione della teologia di liberazione. Questa è anche la grande novità nell’ enciclica “Laudato sì”…

… che è la “eco-enciclica” del Papa, del 2015. Quanto di Leonardo Boff si trova in Jorge Mario Bergoglio?
L’enciclica è del Papa. Ma lui consultò molti specialisti.

Il Papa lesse i suoi libri?
Più di questo. Lui mi sollecitò del materiale per “Laudato sì”. Io ebbi a consigliarlo e inviai qualche cosa che avevo scritto. Materiale che il papa ebbe a utilizzare. Alcune persone mi dissero che, durante la lettura, avrebbero detto: “Questo è Leonardo Boff”. Di conseguenza il Papa Francesco mi disse: “Non mandare materiale cartaceo direttamente a me.”

E perchè no?
Lui mi disse : “Alrimenti i sottosegretari (funzionari dell’amministrazione vatricana); intercettano il materiale, e non mi arriva. Di preferenza, puoi inviarlo attraverso l’ambasciatore argentino con il quale ho dei buoni contatti. Di sicuro così lo riceverò. “ E’ importante sapere che l’attuale ambasciatore in Vaticano è una vecchia conoscenza del Papa, dal suo tempo a Buenos Aires. Bevvero molte volte màte, insieme. Un giorno prima della pubblicazione dell’Enciclica il Papa attraverso contatti telefonici, per interposta persona, espresse il suo gradimento per la mia collaborazione.

Un incontro personale con Papa Francesco deve ancora avvenire?
Il Papa ha cercato una riconciliazione con i principali rappresentanti della teologia di liberazione, con Gustavo Gutierrez, Jon Sobrino e anche con me. Con riferimento al papa Benedetto (Joseph Ratzinger) io gli dissi: “ Ma l’altro è ancora vivo!” Lui non accettò. “No” mi disse “il Papa sono io” – “il Papa sono io. Pertanto non dovremmo perderci di vista”. Da questo si vede il coraggio e la postura risoluta che egli ha.

Perché la sua visita ancora non si realizzò?
Io fui invitato, ero già a Roma. Solo che in quel giorno, immediatamente prima dell’inizio del Sinodo sulla famiglia, nel 2015, 13 cardinali, tra di loro il cardinale tedesco Gerahard Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, stavano mettendo in atto una ribellione contro il papa con una lettera a lui indirizzata, la quale inoltre – chi lo direbbe! – finì pubblicata nei giornali. Il Papa era furioso e mi disse: “ Boff, non ho tempo. Prima del Sinodo devo calmare la situazione. Ci vedremo in un’altra occasione. “

Ma il calmare le cose non ebbe risultati certi, non è vero?
Il Papa sta sentendo la forza del vento contrario che viene dalle proprie fila, principalmente dagli Stati Uniti. Questo Cardinale Burke, Leo Burke, che ora insieme al Cordinale Emérito Meisner ha scritto nuovamente una lettera, è il Donald Trump della Chiesa Cattolica (ride). Solo che, diversamente da Trump, Burke ora sta neutralizzato in curia. Grazie a Dio. Questa gente crede realmente che è necessario correggere il Papa. È come se questi stessero sopra al Papa. Questo è fuori dal comune, per non dire che è inaudito nella storia della chiesa. Si può criticare il Papa, discuter con lui. Questo è sufficente. Ma cardinali che accusano il Papa pubblicamente di diramare errori teologici va fino all’eresia, e questo è troppo, mi pare. É un affronto che il papa non può permettere. Il Papa non può essere condannato, questa è dottrina della chiesa.

Molto fu l’entusiasmo per il Papa. Come vanno le riforme della chiesa, che tanti cattolici speravano da papa Francesco, ma che nella pratica ancora non si è visto molto?
Per quello che io capisco, il principale interesse del Papa non è sulla chiesa, e ancora meno quello che si fa dentro la chiesa, ma è la sovravvivenza dell’umanità, il futuro della Terra. Entrambe corrono pericolo ed è necessario interrogarci se il cristianesimo può portatre un contributo per superare questa enorme crisi nella quale l’umanità intera corre il rischio di soccombere.

Francesco si preocupa dell’ambiente, nel frattempo la chiesa rischia di sbattere contro un muro ?
Credo che per il Papa ci sia una gerarchia di problemi. In relazione alle questioni intra-ecclesiastiche, vedremo! Recentemente il Cardinale Waler Kasper, confidente del Papa, disse che fra non molto tempo ci saranno grandi sorprese.

Lei che cosa si aspetta?
Chi lo sa? Forse il diaconato delle donne. O la possibilità per i preti sposati di essere reintegrati nella cura pastorale. Questa è una richiesta espressa dai vescovi brasiliani , principalmente dal suo amico emerito Cardinale brasiliano nella curia Cláudio Hummes. Ho sentito dire che al Papa piacerebbe rispondere positivamente a questa richiesta, inizialmente come fase sperimentale in Brasile. Questo paese di 140milioni di cattolici necessiterebbe di 100.00 preti. Ne conta solamente 18.000. Dal punto di vista istituzionale questo è una catastrofe. Non ammira che i fedeli immigrino a migliaia dagli evangelici e dai pentecostali, per riempire il vuoto di risorse umane. Di conseguenza, se le molte migliaia di preti sposati potessero ritornare all’esercizio della loro funzione ministeriale, questo sarebbe un primo passo per migliorare la situazione per la chiesa cattolica e nello stesso tempo sarebbe una spinta alla Chiesa Cattolica per allentare le catene del celibato obbligatorio.

Nel caso che il Papa prendesse questa decisione, Lei come ex-padre francescano ritornerebbe ad assumere funzioni sacerdotali?
Io personalmente non necessito di una simile decisione. Per me non cambierebbe nulla perché fino ad oggi faccio quello che ho sempre fatto: battezzo, faccio funerali e accompagno alla sepoltura, e quando arrivo in una comunità che non ha il sacerdote, celebro anche la messa insieme alle persone presenti.

Sarebbe molto “tedesco” chiederle : “é lecito che Lei faccia questo” ?
Fino ad ora nessun vescovo che io conosca mi ha mai criticato, o proibito. I vescovi sono persino contenti e mi dicono: “ La comunità ha diritto all’Eucarestia, pertanto continua così”! Per esempio, il mio maestro teologo, il cardinale Paulo Evaristo Arns, morto da qualche giorno, aveva una grande apertura in questo senso. Egli arrivava al punto che, quando vedeva in chiesa un prete sposato, seduto nel banco durante la messa, lo chiamava vicino a se all’altare per celebrare insieme l’Eucarestia. Questo egli fece, e molte volte mi disse: “Lei continua ad essere padre e così resterà”!

FONTE: http://www.ihu.unisinos.br/563682-lùeonardo-boff-em-entrevista-o-papa-francisco-e-um-dos-nossos

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