ONG e Imprese private insieme nella Cooperazione internazionale

Giulia Uberti
17-10-2018
In un mondo in costante evoluzione e a un ritmo sempre più accelerato, un mondo che è sempre più una rete complessa di connessioni e interdipendenze, che ne è della COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO?

A livello internazionale
è in vigore l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Un programma d’azione per le persone, per il pianeta e per la prosperità, sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, esso ingloba 17 Obiettivi e un grande programma d’azione per un totale di 169 traguardi. L’annuncio ufficiale degli Obiettivi ha coinciso con l’inizio del 2016 e guida il mondo su una linea da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni. I Paesi firmatari si sono infatti impegnati a raggiungere questo traguardo entro il 2030. “Gli Obiettivi comuni” dell’Agenda stanno a significare che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.
Questi Obiettivi planetari mirano principalmente al continente africano: tale constatazione ha portato, tre anni fa , l’Unione Africana (OUA) a fissare per il Continente un periodo di realizzazione più lungo di quello fissato al 2030, infatti essa pone la data all’Anno 2063, per cercare di mettere davvero la “PAROLA FINE” alle arretratezze della regione. Senza produrre nuove iniziative, l’Agenda 2063 ambisce ad essere “un quadro strategico di trasformazione socio-economica” attraverso “l’implementazione di passate ed esistenti iniziative continentali per la crescita e lo sviluppo sostenibile”. Sette (7) sono i suoi principali obiettivi: si parte dall’esigenza di “costruire un ‘Africa integrata; un’Africa prospera e pacifica; un’Africa guidata dai suoi stessi cittadini e che rappresenti una forza dinamica nell’arena internazionale”.
Tali propositi potranno diventare realtà se saranno accompagnati da una cooperazione internazionale basata su interessi reciproci di nord e sud e non sulla dottrina del saccheggio delle risorse dei singoli Paesi, facilitata da élite locali corrotte.
Il 2015 fu un anno importante per i discorsi, per il ripensamento della cooperazione : si tenne la terza conferenza sul finanziamento dello sviluppo di Addis Abeba; per gli incontri: si realizzò il Vertice sullo sviluppo sostenibile di New York, la 21esima conferenza per la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC: Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici)) di Parigi che ha innovato il quadro delle politiche per lo sviluppo globale realmente sostenibile fino al 2030. L’Accordo raggiunto sul clima ha subito pochi cambiamenti, ma sono state prese in considerazione le conseguenze delle azioni atte a contrastare il cambiamento climatico. Si è arrivati al concetto di “giustizia climatica” mentre sono stati mantenuti i riferimenti ai diritti umani, al diritto alla salute, alle comunità locali, ai migranti, ai bambini, alle persone con disabilità, alle persone in situazioni vulnerabili, al diritto allo sviluppo, alla parità di genere, all’empowerment delle donne e all’equità intergenerazionale.
Sulla base dei dati dell’OCSE (Organizzazione, Cooperazione, Sviluppo, Economico) negli ultimi 50 anni più di 3mila miliardi di dollari hanno raggiunto i Paesi in Via si Sviluppo in diverse forme di assistenza. L’aiuto nelle sue diverse forme non è stato capace, e/o sufficiente, a promuovere lo sviluppo.
L’efficacia degli aiuti ci pone degli interrogativi: la situazione è diventata un problema, e sempre più drammatico, per gli eventi ai quali assistiamo. A tale problema l’Agenda 2030, elaborata intorno al 2015, vuole portare risposta.
Nei Paesi donatori, gruppi di interesse (imprese) hanno fatto pressione sulla politica per essere coinvolti.
L’aiuto allo sviluppo dovrebbe garantire il massimo impatto sulla riduzione della povertà. Tutti ricordano gli obiettivi del millennio 2000! Cosi NON si è verificato. Gli Obiettivi non furono realizzati e perciò rinviati al 2015

A livello italiano
In Italia abbiamo una nuova legge per la cooperazione, la N. 125 del 2014 che si prefigge un piano ambizioso : eliminare la povertà, promuovere prosperità economica, sviluppo sociale, protezione dell’ambiente. Detta legge, si è dotata di Priorità tematiche settoriali in linea con gli obiettivi generali in essa definiti. Il documento individua come priorità: l’aiuto umanitario; l’agricoltura e la sicurezza alimentare; l’istruzione; la formazione e la cultura; la sanità; la lotta alle disuguaglianze, ma anche l’apertura a settori nuovi dove l’Italia ha expertise e valore aggiunto da offrire.
Punti qualificanti: La “nuova” Cooperazione allo sviluppo, pur con i necessari criteri selettivi, si apre a tutti i soggetti interessati, nazionali e territoriali, pubblici e privati, non profit e profit, compresi il volontariato, il servizio civile, i giovani, riconoscendoli possibili protagonisti dello sviluppo, in stretto legame di partenariato con le corrispondenti realtà istituzionali, sociali, comunitarie, culturali, economiche e produttive nei paesi partner. Le ONG come tali e come le abbiamo conosciute sono sparite, esse hanno l’esigenza di iscriversi al nuovo elenco dei soggetti riconosciuti all’idoneità per la realizzazione di un lavoro di cooperazione. Alcune di esse sono ancora in fase di adeguamento per la necessaria transizione.

Ong e imprese private assieme nella Cooperazione Internazionale.
La Fondazione Sodalitas ha messo a disposizione a Milano una Guida per facilitare il partenariato: Profit-Nonprofit alle tante imprese e ONG disponibili, e desiderose, di lavorare insieme nei Paesi in via di Sviluppo per promuovere un cambiamento culturale realizzando dei partenariati orientati allo scopo.
La Guida suggerisce agli attori coinvolti i principali passi del percorso di ideazione, e definizione, del progetto attraverso l’analisi delle opportunità, e delle iniziative, in risposta a un bisogno locale; la valutazione e la scelta del partner locale e, la valutazione del rischio. Offre poi indicazioni concrete utili a delineare la gestione del progetto in partnership, attraverso la definizione di una governance e la stesura di un piano esecutivo che preveda un piano di comunicazione, il monitoraggio costante, il reporting e la valutazione dell’impatto sociale, aspetto particolarmente importante nella cooperazione internazionale.

Finanziamento per la Cooperazione
Lo scorso 17 gennaio, ci informa Ottavia Spaggiari, – una giornalista che vive “ una grande passione per le storie delle persone ” – “… il budget per l’aiuto pubblico allo sviluppo è in crescita, ma quote sempre maggiori di questo strumento restano in Italia destinate all’accoglienza, mentre i dati relativi ai fondi risultano spesso difficilmente accessibili” Una ricerca realizzata da Openpolis e Oxfam parla di “budget oscuro tra cooperazione e migrazione”.
Nel 2017 i Fondi stanziati in Italia furono circa 5miliardi: aumentati di 866 milioni rispetto al 2015. Di questi, alla Cooperazione progetti vennero destinati 40milioni. 200milioni (con generica spiegazione li attribuisce a: fondo per l’Africa). Ma questi fondi non raggiungono i Paesi poveri, restano in Italia, ufficialmente destinati a: Migranti e Rifugiati attraverso il Ministro degli interni. Inoltre, “l’Italia ripudia la guerra” dichiara la nostra Costituzione, tuttavia numerose sono le missioni cosiddette “di Pace”, coperte con i fondi della Cooperazione: vedi l’Afghanistan, l’Iran, il Libano e recentemente Mali, Libia, Niger, Tunisia, Mauritania, Niger, Benin, ecc.

Ma esiste anche un’altra faccia della Cooperazione . Nel n.393 della rivista Archeo  (link) del novembre scorso, Gianandrea Sandri, da anni impegnato nella cooperazione internazionale, (già Direttore dell’Agenzia Italiana Cooperazione e Sviluppo), in una intervista con Vilma Kreidy, svolge per l’occasione il ruolo di guida d’eccezione al sito archeologico di Baalbek, (Libano) per visitare il cantiere per il restauro del Tempio di Giove di cui si sta occupando la Cooperazione italiana. “ Dimensione poco nota al pubblico questa” , gli fa notare l’intervistatrice. Oltre al Libano ci sono altri esempi simili di collaborazione? Certo risponde G. Sandri, “… nella mia personale esperienza mi sono occupato di restauro nelle antiche chiese in Armenia, di progetti per la riscoperta di mestieri in Palestina … Tra le iniziative legate al patrimonio culturale che ho seguito per la cooperazione italiana c’è n’è una che ritengo particolarmente simbolica e significativa: la ricostruzione del ponte di Mostar. Credo che oggi la cooperazione debba : contribuire a costruire, difendere o ricostruire ponti. Impegnarsi per la salvaguardia del patrimonio culturale di quei Paesi che oggi vivono in situazione di drammatica emergenza umanitaria – o che sono usciti da conflitti laceranti – significa lavorare per la costruzione della pace e per lo sviluppo umano.”

Che dire a conclusione … Avvicinandosi alla Cooperazione internazionale si è sommersi di rapporti di Incontri avvenuti, o in programma. Obiettivi formulati, ripresi e riformulati, con scadenze fisse e rinviati nel tempo. E’ possibile constatare che l’insieme di tali programmi, e obiettivi, si integrano e coincidono. Si può dire che vi è una acuta lucidità nell’individuare i bisogni. I numerosi discorsi sono sempre più raffinati nei diversi Paesi, e nei contesti diversi. Il tutto, o quasi, crolla se l’esigenza è quella di conoscere i progetti in essere, dove e con quali attori essi sono in realizzazione. Con quali fondi vengono eseguiti.
Un altro elemento che non emerge è il ruolo dei Paesi del sud del mondo, l’ OUA non sembra aver voce, il Continente nel suo insieme é molto ricco di materie prime, estratte dal suolo e il cui valore è investito non si sa dove, e come, comunque non nel Paese originario della stessa ricchezza. Come affrontare anche questo discorso in una serena pianificazione di aiuti, di cooperazione, di scambi reciproci con gli obiettivi e le finalità che figurano nei diversi programmi a livello internazionale, a livello italiano e/o a livello locale?

Per approfondire, clicca sui link sottostanti:
Lo Spiegone
Africa Agenda 63

Organizzazione delle Nazioni Unite  (ONU)
ONU – Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: obiettivi e traguardi
Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015

 

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