Referendum: sì o no?

Gabriella Carlon
07-09-2020
Non è semplice decidere come votare al prossimo Referendum. Il taglio del numero dei parlamentari, in sé, avrebbe certamente qualche vantaggio economico, ma non ha molto significato ai fini di un miglioramento della vita democratica.
Per quanto riguarda la rappresentatività, con l’attuale legge elettorale maggioritaria, ci sarebbe un peggioramento per la rappresentanza delle minoranze; ma si farà una nuova legge elettorale? Si introdurrà il proporzionale? Non lo sappiamo.
Per quanto riguarda l’efficienza dei lavori delle Camere, è dubbio che sia garantita da un ridotto numero di parlamentari, perché molto dipende dai Regolamenti delle Camere, dalle presenze, dalle competenze degli eletti sugli specifici temi degli atti legislativi che devono essere emanati. La semplice riduzione del numero potrebbe addirittura essere controproducente, in quanto il minor numero degli eletti potrebbe rallentare o intralciare, anziché snellire, il lavoro delle commissioni. Inoltre bisognerebbe metter fine allo scandaloso cambio di casacca in corso d’opera, diventato ormai normale nel nostro Parlamento, che favorisce il trasformismo più becero e avvilente. Si adegueranno i Regolamenti alla riduzione del numero? Non lo sappiamo.
Non è nemmeno vero che abbiamo, come qualcuno sostiene, il maggior numero di parlamentari degli altri paesi europei, come si può vedere dal prospetto pubblicato da Il Sole 24 Ore in un articolo del 9 ottobre 2019, che invitiamo a leggere.

Né vale dire, secondo me, che non tutti i parlamentari degli altri paesi sono tali per elezione, perché comunque quelli sono i numeri di coloro che esercitano la funzione legislativa, coerentemente con la storia di ciascun paese.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, il risparmio sarebbe davvero risibile rispetto al bilancio dello Stato e servirebbe solo ad alimentare la convinzione che ciò che si spende per la vita di un sistema democratico va a vantaggio di chi occupa le “poltrone” (che sono sempre degli avversari, mai le proprie). Bisogna invece avere la consapevolezza che la democrazia costa: i parlamentari devono essere ben pagati a garanzia della loro autonomia, i partiti devono essere sovvenzionati perché sono necessari corpi intermedi che favoriscono la partecipazione dei cittadini. Altro discorso è la trasparenza della gestione e la selezione di una classe dirigente onesta, competente, non corrotta o legata a poteri criminali.
Se guardiamo all’origine di questa nuova normativa costituzionale non possiamo non vedere che essa nasce da un vasto movimento antipolitico e antiparlamentare che ha fatto della polemica contro la casta il suo cavallo di battaglia. Questo atteggiamento è davvero pericoloso per la democrazia. Non è che non vi siano ragioni per mettere in luce la mediocrità dell’attuale ceto politico, ma la soluzione non può essere la sua riduzione. Se ci sono insegnanti mediocri ha senso ridurre le scuole o gli insegnanti? O serve piuttosto migliorare la preparazione e la selezione degli addetti?
Non vorrei che questa riforma fosse il frutto di una polemica annosa e pesantemente demagogica contro “la politica” che, a furia di tagli, finirebbe per sfociare nell’uomo “dei pieni poteri” che interpreta da solo “il popolo” che con lui si identifica. Abbiamo fin troppi esempi, anche nella storia nazionale, di questa degenerazione della democrazia. Se quest’ultimo argomento fosse primario nella valutazione, al di là di ogni facile entusiasmo, si dovrebbe decisamente votare “NO”.
Come si vede il quesito sul numero dei parlamentari è tecnicamente abbastanza neutro, ma altre sono le questioni in gioco. Comunque è importante che ciascuno, dopo aver ben meditato, si rechi a votare, perché la non partecipazione sarebbe, ancora una volta, un colpo alla democrazia.

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