Rousseau e la Bestia

Laura Mazza
21-01-2020

Potrebbe sembrare dal titolo una bella favola, ma non lo è.
Rousseau è la piattaforma digitale del Movimento 5stelle. La Bestia è il sistema informatico usato da Salvini.

Senza che ce ne accorgiamo siamo quotidianamente invasi da video, foto, comunicati, sproloqui e dichiarazioni da parte di questi due strumenti digitali che penetrano nella nostra esistenza, incalzando sui temi che stanno a cuore ai proprietari di questi sistemi di comunicazione.
Ho proprio scelto la parola “proprietari” perché si tratta di aziende che traggono profitti economici rilevanti ogni volta che qualcuno si connette per votare un SI’ o un NO su qualche argomento importante. Ma anche se per pura curiosità si sofferma a guardare immagini, video e/o scenette familiari con figli o fidanzate.
Come facciano a fare profitti è facile da capire. Se un vasto pubblico è interessato, o semplicemente incuriosito dai personaggi di cui si parla, automaticamente cresce il numero di visualizzazioni: per gli esperti del settore significa guadagno, da parte di chi riesce a inserire la propria pubblicità, e in cambio dovrà pagare la piattaforma. E’ un gioco sottile, ma anche FaceBook, Whatsapp, e molti altri Social hanno da guadagnarci con il medesimo schema, soltanto perché rilanciano messaggi presi altrove.
Non sono un’esperta e quindi mi fermo qui con la spiegazione attraverso la quale qualcuno ci guadagna, di fatto è sicuro che i proprietari delle piattaforme di partenza hanno grandi introiti.
Ma che cosa è cambiato nello scambio di opinioni tra le persone, me lo domando spesso, e la risposta che mi do e che posso considerare valida per me è che per molti motivi, il lavoro, le distanze, le difficoltà economiche, gli spostamenti difficili ci hanno portato a un livello di isolamento e di solitudine di cui non si ha la percezione. Avete mai notato che per esempio sui treni della metropolitana tutti siamo assorti nella contemplazione del nostro cellulare come se nessun altro esistesse? Eppure il fatto che tutti noi possiamo comunicare anche a distanze notevoli il nostro pensiero a molte persone proprio grazie all’interconnessione è una cosa bella e potrebbe anche essere la base di una democrazia senza confini. Ma non è così perché c’è un potere che spesso non si configura come tale, ma che permea le nostre coscienze.

Facciamo esempi: la comunicazione di un numero sempre esagerato dei migranti approdati alle nostre coste; il tal Ministro che frequenta locali che tutti potremmo frequentare o che mangia qualcosa che tutti possiamo mangiare, non sono cose deprecabili in sé perché ce lo fa sentire vicino, ma un’ingiuria, un modo di fare sopra le righe, un giudizio politico che nessuno mai prima d’ora avrebbe osato esternare, e lo sproloquio con un frasario di basso livello, non lascia percepire che si tratta di una violazione del buon senso e della correttezza politica, serve soltanto a caricare di livore e di timore il destinatario che rimane da solo davanti al suo cellulare.

Tornando alle piattaforme “politiche”, la consapevolezza del proprio pensiero è stata sostituita dalla macchina gestita da formule matematiche che riescono a “leggere” le possibilità di avere delle risposte. Suggeriscono anzi soluzioni attraverso immagini e slogan perentori, ripetuti all’infinito, fino a farli diventare espressioni del pensiero dominante. Né più né meno di quello che fa la pubblicità di un detersivo per i piatti. In questo modo il veicolo non è una persona in carne e ossa, ma un sistema che non accetta alcun tipo di dissidenza. La politica gestita in questi termini porta alla personalizzazione della politica stessa e si produce una vera verticalizzazione del potere.
Ma la cosa ancora più grave di tutto quanto finora esposto è che al Parlamento ci sono molti senatori e deputati che appartengono a queste due piattaforme Rousseau e La Bestia. Di fatto in Parlamento due grosse aziende decidono che non si affrontano i problemi (tipo il lavoro, la messa in sicurezza del territorio, le politiche agricole, le evasioni fiscali) perché per avere i voti alle elezioni è necessario fomentare lo scontento e l’illusione che, attraverso frasari che colpiscono per la loro semplicità, si possano portare veri cambiamenti. Invece la realtà che oggi stiamo vivendo è quella di un Paese che non articola più pensieri di ordine sociali e politici, un Paese che si lamenta, un Paese che soffre per molti problemi, ma un Paese che non sa quale sia la via d’uscita.
Una politica degna di questo nome invece ha necessità di partecipazione e di discussione per arrivare a soluzioni che tengano in considerazione le istanze provenienti dalla società.

Questo è tutto il peggio, ma è anche vero che una società perennemente interconnessa può favorire lo scambio veloce di pensieri e di modalità di risposte veloci e incisive in favore di una democrazia allargata che consente la partecipazione. La politica, quella vera, può fare tesoro delle nuove possibilità offerte dagli strumenti digitali anche per conoscere in diretta il pensiero dei cittadini, quello che però non si è ancora palesato è un progetto di ampio respiro che possa lasciare vedere che le soluzioni esistono e che sono praticabili anche e soprattutto con la partecipazione dei cittadini.

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