Scende la notte su Gaza

Eraldo Rollando
08-07-2017
A 10 anni dalla conquista del potere da parte di Hamas, a Gaza City e nella Striscia non si festeggia l’anniversario.
Nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, una striscia di territorio di circa 365 chilometri quadrati con 1.816.000 abitanti, manca tutto: acqua, cibo, medicinali; ora manca anche l’energia elettrica. L’unica cosa che abbonda è la disperazione.

A spegnere l’interruttore è Israele … sempre lui!
Già, secondo la vulgata tutti i mali delle Striscia di Gaza arrivano da lì, dallo Stato di Israele al quale è legata per le vicende storiche e politiche degli ultimi 70 anni.
Non che Israele abbia la coscienza immacolata, tutt’altro; le sue responsabilità sono enormi ma, almeno questa volta, a determinare la situazione hanno contribuito anche le lotte interne alle fazioni politiche palestinesi, che si sono divise il potere nei Territori.
A Gaza l’energia elettrica, sino ad oggi, viene distribuita per circa 4 ore al giorno (!); viene calcolato che se Israele ridurrà, come annunciato, le sue forniture del 40% si potrebbe passare a circa 3 ore e 15 minuti al giorno (o a notte?). Le già precarie condizioni igieniche e sanitarie potrebbero precipitare, determinando una crisi umanitaria molto più grave di quella già in essere.
La notizia è stata lanciata il 13 giugno dall’Agenzia AsiaNews.it.
Come si è arrivati a questo? Perché sono coinvolte in questo disastro Hamas e l’Autorità Nazionale Palestinese?
Come noto, i Territori (Cisgiordania e Gaza; Gerusalemme est è ormai occupata da Israele) erano amministrati dall’Autorità Nazionale Palestinese – ANP guidata da Abu Mazen e sostenuta dal partito Al-Fatah. Nel 2006 le elezioni generali amministrative, che videro contrapposte le due fazioni maggiori Hamas e Al-Fatah, vennero vinte dalla fazione fondamentalista islamica, Hamas, con il 44% dei voti validi, mentre Al-Fatah, più moderata, ottenne il 41%.
La maggioranza del 44% non era uniformemente distribuita; si ebbe una maggioranza di Hamas nella Striscia di Gaza e una maggioranza di Al-Fatah in Cisgiordania.
Questo fatto diede inizio a discussioni di carattere politico che si trasformarono in uno scontro armato che durò quasi 2 anni,dal 2006 al 2007.
Non si vuole qui trattare questo argomento, ma segnalare la formazione di un forte contrasto, che da allora ha segnato tutti i contatti tra l’ANP di Abu Mazen e Hamas in un rapporto del tipo “fratelli coltelli”.
La conclusione fu che Hamas si “chiuse” nella Striscia e il Presidente Abu Mazen con Al-Fatah governò e governa tuttora la Cisgiordania, con sede a Ramallah.
Abu Mazen, però, essendo l’unico ad avere il riconoscimento internazionale cura anche gli interessi della Striscia con i Paesi esteri, compreso Israele, provvedendo a distribuire anche a Gaza eventuali aiuti. Tra questi gestisce gli aiuti del Qatar a Gaza, che sono in calo per le note vicende del suo isolamento tra i Paesi del Golfo.
Richiamato ciò, torniamo al problema dell’energia elettrica.
Tre sono, o meglio, erano le fonti di rifornimento:
a – una centrale egiziana, situata nei pressi del confine,
b – una centrale palestinese all’interno della Striscia di Gaza,
c – sei linee elettriche provenienti da Israele.
Ma,
– La centrale egiziana non eroga più energia, pare a causa di guasti tecnici.
– La centrale di Gaza è ferma per mancanza di carburante.
– Israele vuole ridurre i suoi rifornimenti alla Striscia del 40%, come risposta alla decisione dell’ANP di pagare solamente il 60% della bolletta elettrica per Gaza.
L’attuale fabbisogno energetico è coperto solo per il 26,8% da Israele. Il 73,2% è totalmente mancate. Si possono immaginare gli effetti dell’eventuale riduzione da parte israeliana.
La situazione delle responsabilità è confusa, ma in sintesi la si può riassumere nel modo seguente:
La mancanza di carburante per la centrale di Gaza viene attribuita, dall’Energy Authority di Gaza, all’alto consumo di combustibile e alla pretesa da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese di imporre una tassa sull’energia prodotta.
Le spese per le forniture israeliane sono sostenute dalle tasse palestinesi dei residenti nella Striscia ma, secondo l’opinione dell’ANP, le stesse non vengono versate totalmente, da qui la decisione di pagare a Israele solo il 60% della fattura elettrica.
Tutto qui? No. La situazione conflittuale tra Hamas e Al-Fatah è quella che determina buona parte dei problemi.
Il 13 maggio 2017, dopo vari rinvii, si sono tenute le nuove elezioni comunali. Solo in Cisgiordania; e a Gaza Hamas, in perenne conflitto con l’ANP, le ha boicottate.
L’ANP insiste con le autorità della Striscia affinché Hamas prenda parte alle iniziative del presidente Abu Mazen, tendenti all’unificazione dei due territori, tra le quali le previste elezioni parlamentari e presidenziali.
A tale scopo, chiede che le responsabilità dei principali istituti governativi della Striscia tornino nelle mani dell’Autorità Nazionale Palestinese per armonizzare e razionalizzare gli aiuti.
La risposta di Hamas è secca: “… l’ANP avrà la responsabilità del grave deterioramento della situazione sanitaria e ambientale di Gaza”.
Come si vede, è un discorso tra sordi; o meglio tra finti sordi, e a pagarne le conseguenze sono 1.800.000 abitanti tra i quali 600.000 bambini .

Per una informazione più completa e dettagliata si fa riferimento ai siti:
Huffingtonpost.it
Asianews.it

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