Stare attenti al proprio benessere

Laura Mazza
24 marzo 2018
Il proprio benessere è fondamentale. Benessere è sentirsi bene fisicamente, mangiare cose sane, non impattare troppo sull’ambiente, avere contatti con la natura, con la bellezza, avere buoni rapporti in famiglia e con il prossimo in generale. Benessere significa dare e ricevere rispetto, in poche parole significa vivere con tranquillità anche a fronte di tutte le difficoltà che l’esistenza stessa ci pone. E’ qualcosa di mitico, oppure è qualcosa alla portata di tutti? E’ una domanda che mi pongo spesso. Noi europei apparentemente non viviamo in uno stato di guerra, vediamo e sappiamo di vite spezzate e spazzate via da bombardamenti, da tragedie insanabili, da tentativi di migliorare la propria condizione di vita attraversando con immensi pericoli terre e mari solo per raggiungere una probabilità. Eppure siamo proprio noi a tenere le fila di queste incongruenze, per esempio, con le armi fabbricate nei nostri territori. Ma siamo anche noi vittime di questo corto circuito, se quelle fabbriche chiudono diciamo addio a quel poco lavoro che ci è concesso; la bellezza è spesso devastata da interessi di altri, vedi il porto di Augusta in Sicilia; ma anche tutto il resto è in crisi e noi non siamo sereni perché sempre angustiati da qualcosa che ci passa sopra, siamo preoccupati e siamo perennemente in conflitto verso chi arriva da lontano, verso il lavoro negato, verso le congiunture economiche. Ma allora perché non si fa attenzione al benessere della società nel suo intero. In questi giorni ricorrono i 40 anni dal rapimento di Aldo Moro.

Aldo Moro ex presidente della Democrazia Cristiana, già per 5 volte presidente del Consiglio dei Ministri

Uno statista di vecchio stampo che aveva compreso che non era più ammissibile in una società in fermento avere un monocolore democristiano. Accolse l’istanza di Enrico Berlinguer di procedere a un accordo, definito in seguito Compromesso Storico, tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano per governare in modo dialogante una società che non poteva più mantenere politiche di esclusione di parte della cittadinanza.
Anche il 1968 vede la sua ricorrenza, e a 50 anni di distanza sappiamo che il fermento che ha percorso il Mondo di allora è stato dovuto a un profondo svecchiamento di società che vide i figli del Dopoguerra, il famoso Baby Boom, chiedere di non rimanere imbrigliati in società che si riproponevano sempre simili a se stesse a causa di una sclerotizzazione data dall’appartenenza a classi. Le aperture che avvennero in quegli anni furono di ordine politico e di ordine personale. Discussioni interminabili nelle università ma anche per le strade con contributi di studiosi di grande calibro ma anche di semplici cittadini che attraverso lo studio potevano accedere ad alti livelli di pensiero. Ricordiamo negli anni ‘70 la conquista delle 150 ore per coloro che non avevano avuto accesso allo studio. Ma questi cambiamenti epocali non erano graditi da chi vedeva sgretolarsi il proprio impero. E il cambiamento epocale proposto da Aldo Moro al governo dell’epoca non fu accettato. Gli USA (Stati uniti d’America) avevano passato la loro “rivoluzione” dagli anni ‘40 ai ‘50 con il senatore Joseph McCarthy, padre di un ottuso anticomunismo. E la stessa URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) non considerava opportuna una unione con le componenti cattoliche della società. Le due grandi potenze uscite vincenti sul nazismo coltivavano le proprie convinzioni, mentre da noi in Italia si discuteva di diritti, per esempio il diritto alla salute sui luoghi di lavoro, ma anche il diritto a un salario dignitoso, e si metteva in discussione il potere esercitato dal “padronato”, salvo rare eccezioni, per esempio Olivetti. Fu facile radicalizzare idee di riscossa corrette e trasformarle in conflittualità ad alta tensione, fu facile da parte dei servizi segreti, che dovevano rispondere ai disegni delle grandi potenze, infiltrare alcuni gruppi. Il resto è storia. Era il 16 marzo 1978, a Roma in via Fani, Aldo Moro fu rapito da un gruppo militarizzato, ma nessuno del suo stesso partito e di altri presenti in Parlamento si spese per salvarlo. Era un personaggio troppo scomodo e Gladio e la P2 bloccarono qualsiasi trattativa. Nessuno voleva squarciare la cappa sotto la quale si mantenevano privilegi a volte inconfessabili. La gente comune capì quel giorno che stava per succedere qualcosa di grande pericolosità, e ogni giorno che passava la paura e la tensione aumentavano. Il 18 marzo 1978, a Milano in via Mancinelli, vennero uccisi due ragazzi che frequentavano il Leoncavallo che non era un covo di brigatisti. Vennero uccisi da un altro giovane con l’impermeabile chiaro che sparò attraverso un sacchetto di plastica per nascondere la pistola.

22 marzo 1978—folla ai funeral di Fausto e Iaio

Il funerale di Fausto e Iaio vide una Milano livida e colpita al suo cuore democratico, invasa di gente che non voleva essere vittima della strategia della tensione. Io c’ero, sia per Aldo Moro sia per Fausto e Iaio. Tutti sapevamo che ci avrebbero rinchiusi nella nostra illusione di essere riusciti ad avere una società più giusta e la dimostrazione della sconfitta furono i paninari con 2 orologi al polso, con giacche a vento e jeans firmati, con alcune piazze interdette a chi vestiva con maglioni e zoccoli. Il risultato, da quegli anni ad oggi, è che ci troviamo con poco lavoro, nessuna innovazione, stipendi al ribasso, precarietà assoluta.
L’avere stroncato in questo modo l’ipotesi di una società che avrebbe avuto l’attenzione focalizzata sulle cose concrete e non sull’effimero basato sulle mode ha precluso quel desiderio di benessere. Siamo passati dall’essere riconosciuti come cittadini ad essere considerati solo in quanto compratori non solo di merci, ma anche di politiche preconfezionate.
Non siamo più stati capaci di stare attenti al nostro benessere profondo.

Politica