Talmùd: ora in italiano l’edizione integrale

Eraldo Rollando
4 maggio 2016
Se chiedessimo ad un campione di italiani, ma non solo, cosa significa la parola Talmùd probabilmente una grande parte di loro rimarrebbe muta (avendo avuto cura di escludere persone di fede israelitica).
Alla stessa domanda sulla Bibbia, la quasi totalità darebbe una risposta esauriente.
Ciò dipende, naturalmente, dal contesto in cui si vive e/o dalla fede che si professa.
La religione ebraica ha due grandi testi sacri:
La Bibbia e il Talmùd.
La Bibbia è il Libro che raccoglie l’insieme delle leggi del popolo ebraico e, in parte, dell’umanità.
Si divide in tre parti principali: la Torà (chiamata anche Pentateuco), i Profeti (Neviìm), gli Agiografi (Ketuvìm). Il suo nome ebraico è Ta.Nà.Kh, parola composta dalle iniziali di queste tre parti.
Mentre la Bibbia degli ebrei (39 libri) raccoglie solo gli scritti dell’Antico Testamento, la Bibbia dei Cristiani (73 libri) è più ampia in quanto comprende assieme all’Antico Testamento anche il Nuovo Testamento, che “racconta” la nascita di Gesù in terra, la sua vita e i fatti che ne seguirono.
Il Talmùd , il cui significato in ebraico è “studio”, “apprendimento”, si divide nel Talmud di Gerusalemme, terminato alla fine del IV secolo, e nel Talmud Babilonese, concluso un secolo più tardi; consiste di 63 trattati; la rispettiva stampa è molto corposa in quanto sorpassa le 6200 pagine e “vive”, in forma scritta, da circa 2000 anni. È scritto in ebraico e aramaico, e contiene gli insegnamenti e opinioni di migliaia di rabbini relativi a svariati argomenti, tra cui la Halakhah, (“la legge” che serviva a molte comunità ebraiche come un sistema esecutivo di diritto civile e diritto religioso), l’etica ebraica, la filosofia, le tradizioni, la storia, i costumi e molte altre materie.
In tutti i loro pellegrinaggi gli ebrei hanno sempre portato con sé il Talmùd, accanto alla Torà, come la cosa più sacra. Il Talmùd risolveva i problemi più vari e diversi di vita religiosa, sociale, familiare ed individuale. Nelle lunghe epoche in cui gli ebrei vissero chiusi nei ghetti, il Talmùd fu per loro un grande nutrimento spirituale.

Perché parliamo del Talmùd.
Per secoli la lettura di questo complesso di testi è stata preclusa ai più, a ragione della diffusione in solo ambito ebraico e per la loro scrittura in ebraico e aramaico antico, a differenza dalla Bibbia che è stata tradotta in quasi tutte le lingue del mondo.
La prima edizione completa è stata stampata a Venezia attorno al 1520.
Il Talmùd non ha mai avuto vita facile. La sua convivenza in ambito cristiano fu travagliata e ripetutamente colpita da condanne emesse nel tempo dai vari papi di Roma.
La prima condanna si ebbe nel 1244 con la bolla “Impia Judaeorum perfidia” di papa Innocenzo IV, che si concluse con il rogo di 21 carri di libri ebraici fra i quali il Talmùd.
A questo, nei secoli successivi, si aggiunsero altri roghi e confische, come il rogo del 9 settembre 1553 a Roma, del quale una targa in Piazza Campo dei Fiori ne porta memoria.
Solo nel 1880 tutto questo cessò, quando fu concesso “l’imprimatur” per la stampa nella Città del Vaticano del primo libro in lingua ebraica.
In questi ultimi anni la lettura di questo complesso di libri è stata possibile in quanto tradotto in ebraico moderno, inglese, russo, francese e tedesco, ma mai in italiano nelle stesse dimensioni e con testo originale a fronte.
Occorre dire, in ogni caso, che esiste una traduzione in italiano del 1935, in forma molto ridotta di 479 pagine, curata dal Rabbino di Livorno Alfredo Toaff (1924-1963) e pubblicata dalla Ed. Laterza
Oggi anche in Italia è stato avviato un progetto per la traduzione integrale in italiano, direttamente dall’aramaico, con testo originale a fronte, del Talmud Babilonese, il più corposo, completo e studiato . Allo scopo, è stato creato un software ad hoc dall’Istituto di linguistica computazionale del Cnr chiamato Traduco.
Nonostante ciò, il lavoro completo impegnerà le risorse per qualche anno, e porterà al completamento dell’intera opera in 30 volumi.
Un gruppo di lavoro, presieduto dal Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni e guidato dalla Professoressa Clelia Piperno, grazie all’aiuto dello Stato italiano attraverso il Cnr e il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, ha pubblicato nei primi mesi del 2016, con la Casa Editrice Giuntina, il primo volume “Trattato Rosh haShanà” (pagine 416, € 49). http://www.giuntina.it/Il_Talmud_13/TALMUD_BABILONESE__Trattato_Rosh_haShan_650.html
Il trattato Rosh haShanà si apre con la descrizione e la discussione rabbinica sui diversi capodanni. Una parte significativa è dedicata al capodanno più importante, quello di fine estate-inizio autunno, che dà il titolo al testo.
Il volume è stato presentato al Capo dello Stato Sergio Mattarella il 1° aprile 2016, durante una cerimonia all’Accademia dei lincei a Roma.
In una recente intervista la professoressa Piperno ha dichiarato: ”La varietà degli argomenti offerti dal Talmùd e il modo in cui vengono affrontati è talmente ampia e trasversale da rendere il testo estremamente attuale. Il Talmùd non offre le risposte alle piccole e grandi domande della vita, ma ci riporta i pensieri, i ragionamenti, le riflessioni e le diatribe di grandi pensatori. Non una, ma molte possibili risposte tra le quali trovare la più giusta per noi. Qualunque sia la nostra cultura, fede o paese di appartenenza.”
Disporre, nel tempo dovuto, dell’intera opera tradotta sarà sicuramente un grande contributo per la cultura italiana.

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