Un Ferragosto senza leggerezza

Laura Mazza
22 agosto 2018
Il Ferragosto è una festa. Lo è per chi è credente ma anche per chi non lo è. Una festa antica che ha i suoi riti e la sua ragione d’essere. Ma questa volta non lo è. Forse chi è credente trova lo stesso le risposte che mancano. Io mi pongo all’ascolto e quasi certamente non avrò risposte, però, come tutti, sento il peso di tanta tristezza.


Qualche giorno fa sono proprio passata su quel ponte e nell’affrontare la salita mi è passato nella testa proprio il pensiero che quello che vedevo era un esempio di fatiscenza e mi sono detta che non era un gran bel vedere, ma un po’ per fatalismo, e un po’ perché è impossibile, una volta imboccata, uscirne, senza pensarci troppo ho percorso tutto il ponte e sono arrivata a destinazione. E il pensiero che ha accompagnato il percorso è stato di speranza che ci fosse un’attenta manutenzione. Il resto si conosce.

Non sono giustizialista, né sono interessata, soprattutto in casi come questo dove molta gente ha perso la vita, allo scarica barile delle colpe….”noi non c’entriamo….la colpa è di chi ci ha preceduto…. Adesso faremo, adesso vedremo….la faremo pagare ai colpevoli”. Parole di conforto, di riscatto, di conferma. Niente di più.
Quello che è successo ha radici molto lontane che sono diventate la trama ormai abbastanza visibile di chi ha avuto sistemazioni vantaggiose dovute ad un posto di lavoro sicuro in qualche ente pubblico; a chi per capacità economiche ha saputo investire con aiuti esterni in sistemi auto-remunerativi; a chi per questioni di rilevanza politica ha lasciato le cose al loro destino.
E’ successo però il disastro. Si parla molto d’evoluzione sociale, ma questa modalità non lo è.
Il concetto di delega nei percorsi democratici è la base da cui si deve partire, però è necessaria un’intelligenza partitica per individuare con la dovuta attenzione non solo la linea politica, posto che sia chiara tra la componente delle destre e delle sinistre, ma anche quello che la società nel suo complesso richiede per consegnare ai cittadini una vita sociale senza inconcludenti contrapposizioni che portano necessariamente a confondere le tensioni sociale con la politica.
Ma è soprattutto necessaria un’intelligenza collettiva dei cittadini che segnali quale deve essere il percorso verso un benessere sociale condiviso.

Utopia? Può essere, ma una politica completamente sganciata dalla realtà o anche troppo legata a qualche rivalsa sociale (vedi la questione migranti) si trova oltre all’utopia, si trova nell’ingovernabilità totale.
Politica significa “direzione”, dirigere una nazione nelle mille situazioni nazionali e internazionali con attenzione e dedizione senza pensare al rendiconto personale. Politica significa che ogni governo, attraverso i suoi ministeri, debba portare tra la cittadinanza tutta un senso di equilibrio e di benessere, anche durante i periodi più difficoltosi.
Siamo molto lontani da tutto ciò. Un normale cittadino italiano o straniero non può morire perché sta percorrendo un’autostrada dove c’è incuria e negligenza e non solo per la mancata manutenzione, ma anche per la velocità, e per i mezzi pesanti ingombranti e pericolosi, e perché molti pensano di essere nel salotto di casa e usano il telefono creando non pochi problemi. Foggia, Bologna, Genova, Salerno-Reggio Calabria, Palermo-Catania, e poi…
Ci hanno addestrato in tutti questi anni ad arrangiarci e forse abbiamo imparato troppo bene. Papa Francesco dice ai giovani: reagite, non lasciatevi fregare. Speriamo che i giovani capiscano. Per tutti gli altri: non lasciamoci fregare dalla facilità compresa anche quella di essere sempre collegati e raggiungere chiunque e qualunque luogo a poco prezzo perché l’apparente leggerezza di queste conquiste sono un prezzo già pagato.

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