Anniversari

Iraq 2003-2023
Dopo 20 anni dall’invasione dell’Iraq (che in un solo mese ha provocato più di 100.000 morti), l’associazione Un Ponte Per si aspetta che il Tribunale Internazionale dell’Aia  metta sotto processo l’ex Presidente USA G. Bush e l’ex Primo Ministro britannico T. Blair, che guidavano la coalizione occidentale.
Come si ricorderà il pretesto per l’aggressione furono le presunte armi di distruzione di massa detenute dall’Iraq: una colossale menzogna, sostenuta il 5 febbraio 2003 presso il Consiglio di sicurezza ONU dall’allora Segretario di stato USA Colin Powel che mostrò una provetta di antrace. All’epoca ci fu una mobilitazione dell’opinione pubblica mondiale per fermare la guerra, ma tutto fu inutile. In barba al diritto internazionale si procedette alla devastazione dell’Iraq.

Ne dà notizia: https://www.unponteper.it/it/2023/03/speciale-iraq-2003-2023-le-voci-irachene-20-anni-dalla-grande-menzogna/

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Rana Plaza 2013-2023
La Campagna abiti puliti, in occasione del decimo anniversario del crollo del Rana Plaza, lancia un appello a tutti i marchi tessili europei per la sicurezza sul lavoro in Pakistan e in Bangladesh.
Il Rana Plaza,  un edificio di otto piani che ospitava diverse fabbriche tessili nel distretto di Dacca in Bangladesh,  crollò il 24 aprile 2013 provocando 1.138 morti e 2.500 feriti: i lavoratori impegnati in produzioni tessili erano circa 5.000. I principali marchi europei della moda, come Benetton, Prada, Gucci, Versace, ecc., si servivano dell’opera di quei lavoratori, privi di una adeguata legislazione del lavoro e di elementari regole di sicurezza. Avvisaglie del crollo si erano verificate, nonché segnalate, il giorno  precedente da alcune operaie, che però furono comunque obbligate a riprendere il lavoro. Nonostante non fosse un episodio isolato, il crollo ebbe una risonanza mediatica molto vasta, che permise l’avvio di una campagna per la sicurezza sul lavoro  e per la formazione del movimento Fashion Revolution, che ha lo scopo di creare un’industria della moda sostenibile, non solo per l’ambiente ma anche per le condizioni di vita dei lavoratori.
Concretamente si è ottenuto un risarcimento danni per le vittime del crollo: un esito importante perché ha riconosciuto una responsabilità relativa al luogo di produzione anche da parte dei Marchi della moda, che tendevano a nascondere la loro partecipazione (il risarcimento fu talvolta versato in forma anonima). Inoltre si è pervenuti  a un Accordo sulla sicurezza degli edifici, che prevede un controllo periodico da parte di enti indipendenti, firmato da circa 200 Case di moda (12 non hanno firmato). Resta ancora molto da fare, da parte dei sindacati, per quanto riguarda salari, orari e condizioni di lavoro. Inoltre gli accordi raggiunti hanno valore solo in Bangladesh e, dal 2023, in Pakistan ma non riguardano situazioni di estremo disagio presenti nelle fabbriche tessili di altri paesi del Sud del mondo.

Ne dà notizia: http://www.abitipuliti.org/azioni-urgenti/rana-plaza-10-anni-dopo/

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