Gabriella Carlon
02-11-2023
Siamo talmente impegnati a seguire gli orrori delle guerre in corso che magari ci sfuggono altre notizie, altrettanto interessanti per capire dove stiamo andando e quale futuro ci aspetti.
Vorrei richiamare l’attenzione sulla Dichiarazione di Johannesburg II (clicca -versione inglese, a fondo pagina la versione in italiano) elaborata al 15° vertice dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), tenutosi in agosto 2023.
Innanzitutto il Brics si allarga ad altri sei paesi: dal 1 gennaio 2024 ne faranno parte Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Arabia saudita. Sono in lista d’attesa altri 23 paesi del Sud del mondo, anche se i criteri per l’ingresso non sono ancora definiti.
Il Documento finale prospetta un’ampia visione sullo stato del mondo, che si prevede costruito sul multilateralismo inclusivo. In tale processo si ritiene che possa avere un ruolo centrale l’ONU, ma profondamente riformata. Sembra urgente una riforma sia del WTO sia del FMI per garantire una effettiva cooperazione anziché una brutale competizione, particolarmente nel settore agricolo (per risolvere il problema della fame) e in quello estrattivo delle materie prime (di cui il Sud del mondo è fornitore senza averne un’equa contropartita in termini economici).
Si chiede inoltre la riforma del Consiglio di sicurezza, in modo che anche il Sud venga adeguatamente rappresentato: si caldeggia in particolare l’ingresso di India, Brasile e Sud Africa.
Particolare attenzione è riferita al rispetto dei diritti umani, sanciti dalle diverse Carte emanate dall’ONU: siano garantiti in egual misura in tutti i paesi, ponendo fine all’uso di due pesi e due misure a seconda dei luoghi e delle circostanze.
Si auspica una pacifica stabilizzazione tramite negoziati delle aree critiche del pianeta: dal Medio Oriente (dove si denuncia la situazione insostenibile dei territori occupati in Palestina e si auspica il riconoscimento di due stati) all’Ucraina, ad Haiti, ai paesi africani (Libia, Niger, Sahara occidentale) per i quali si rivendicano “soluzioni africane a problemi africani”.
Dopo aver preso una posizione di condanna netta del terrorismo, si sostiene la necessità del disarmo, associato alla proibizione delle armi biologiche, chimiche, nucleari.
Si chiede più spazio e più voce nell’ambito del G20, per instaurare rapporti paritari sul piano culturale e un effettivo partenariato, che favorisca il superamento delle disuguaglianze. Il modello a cui rifarsi è quello dello sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni: economica, sociale, ambientale; i cambiamenti climatici devono essere posti al centro dell’attenzione.
Nel settore finanziario, in prospettiva, si propone una progressiva de-dollarizzazione nel commercio internazionale e l’uso di una moneta alternativa; per l’immediato si decide di usare monete locali per gli scambi tra i paesi Brics.
Si decide anche di incrementare la Nuova Banca per lo Sviluppo, (creata nel 2015 con sede in Cina, attualmente guidata dall’exPresidente del Brasile Dilma Rousseff) per sfuggire alla contropartita degli “aggiustamenti strutturali” in cambio dei prestiti erogati dal FMI.
Il vertice del 2024 si terrà in Russia a Kazan.
Sembra che, al di là della genericità di alcune proposte e della retorica rituale in simili documenti, stia nascendo davvero un nuovo ordine mondiale, sia pure ancora poco strutturato e poco definito istituzionalmente.
Ritengo tuttavia opportuno riflettere su qualche aspetto:
– con l’allargamento del 2024 i paesi del Brics rappresentano il 47% della popolazione mondiale, il 36% del PIL e il 42% della produzione energetica;
– l’obiettivo degli USA di isolare la Russia (con la guerra in Ucraina e il mandato di arresto di Putin) è riuscito nell’allontanamento della Russia dall’Unione Europea, (con grave danno di quest’ultima), ma non dal resto del mondo, meno che mai dalla Cina;
– emerge dal Documento una precisa volontà di impostare in modo nuovo i rapporti internazionali: forse siamo davvero a una svolta dell’egemonia globale statunitense e della concezione neocoloniale e neoliberale dell’Occidente: la parziale de-dollarizzazione sarebbe un provvedimento di grande rilevanza;
– fa impressione che paesi con regimi prevalentemente autocratici, se non dittatoriali, richiamino al rispetto dei principi e dei valori che da sempre l’Occidente va sbandierando in merito a democrazia, diritti umani, diritto internazionale. Evidentemente la dicotomia tra democrazia interna e imperialismo coloniale verso l’estero, tipico dell’Occidente, non regge di fronte alla nuova coscienza e alla nuova economia dei paesi un tempo assoggettati.
Si può sperare che il “nuovo ordine” possa nascere da reciproca ragionevolezza e non da uno scontro armato (che sarebbe una guerra mondiale distruttiva dell’umanità); anche se il riarmo in atto non promette nulla di buono.
___________________________________________________________________________________________
Nota
Dichiarazione di Johannesburg II (Versione in italiano – traduttore Deepl riveduta)
__________________________________________________________________________________________
Disclaimer (clicca per leggere – puoi rivendicare diritti di proprietà su riferimenti e immagini)