Cultura e società

Leonardo “La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine, credette di possedere l’intera verità.”  (Rumi) *

* (Jalal al-Din Rumi,  1207-1273  poeta mistico  persiano, fondatore della confraternita sufi dei dervisci rotanti)

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UNA SOCIETA’ CONVIVIALE
La nostra società è pervasa da grande malessere, per la mancanza di lavoro innanzitutto, ma anche per l’illegalità diffusa e per la difficile convivenza.
Manca, sul piano culturale, l’elaborazione di un progetto capace di rispondere alle esigenze di modernità non in modo meramente pragmatico, ma con la creazione di un possibile modello di nuova convivenza nel mondo globalizzato. Gli intellettuali purtroppo tacciono e da loro non vengono aiuti per elaborare nuove strutture e nuovi valori.
Si possono individuare, nel quotidiano, due fenomeni altamente problematici: la disuguaglianza nella distribuzione del reddito e la presenza dei migranti. Entrambi i fenomeni nascono da premesse culturali obsolete ma dure a morire. Da un lato il neoliberismo dello sgocciolamento (se si arricchiscono i ceti più ricchi, qualcosa arriverà anche ai più poveri), dall’altro la concezione della società coesa per etnia, religione, cultura cui corrisponde lo stato nazionale.  Tali presupposti culturali non reggono più di fronte alla situazione reale.
Consideriamo il modello neoliberista: è smentito dal crescere delle disuguaglianze sia all’interno dei singoli paesi, sia a livello globale, con un divario che rende la situazione sempre più drammatica ed esplosiva nella ricca Europa e, ancor più, nel contesto internazionale. Quanto alla società nazionale uniforme, si tratta di prendere atto che non esiste più di fatto, perché la presenza dei migranti porta differenze che la rendono variegata e multicolore.  Non è facile però cambiare paradigmi, infatti chi può avere certezze sui modelli per costruire la società futura?
E’ necessario uno sforzo collettivo per cogliere i segnali capaci di condurre a una società tendenzialmente egualitaria e interculturale nel contesto globalizzato. Non mancano spiragli verso un’ economia solidale che garantisca a tutti di usufruire dei beni comuni; ma quali sono i beni comuni? Compaiono qua e là momenti di scambio tra etnie e religioni diverse, ma qual è il punto di equilibrio?

Solo una ricerca umile e costante può valorizzare e diffondere questi frammenti. Da qui si dovrebbe partire per costruire modelli culturali capaci di trasformare la società attuale. Ma come? Forse questo è il momento della democrazia partecipata in cui tutti sono interpellati a portare un contributo, nelle più svariate forme, a un vivere più umano perché conviviale e condiviso
Gruppo Corallo

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