Disuguaglianza

 

Gabriella Carlon
15-04-2024

La disuguaglianza economica domina il mondo, tra gli stati e tra gli individui all’interno degli stati. Negli ultimi trent’anni la forbice tra ricchi e poveri si è allargata e continua ad incrementarsi. Complessivamente si calcola che il 10% di popolazione più ricca del pianeta possiede il 76% della ricchezza e il 52% del reddito, mentre il 50% più povero possiede il 2% della ricchezza e l’8% del reddito.
La misura della disuguaglianza è data dall’indice di Gini, che indica la disparità di distribuzione del patrimonio economico e del reddito tra gli individui di una popolazione. L’indice va da 0 a 1, ma per maggior comodità di lettura si usa la forbice da 0 a 100.
Il World Inequality Report 2023 (relativo ai dati del 2022) indica la distribuzione della ricchezza nel mondo. I paesi più diseguali, con indice intorno a 50, sono in Africa sub-sahariana e in centro-sud America. Ma disuguaglianze non da poco caratterizzano vari altri paesi e anche gli Stati uniti. L’Europa si colloca mediamente meglio, essendo nella fascia intermedia.

Distribuzione Ricchezza Nazionale. Anno 2022
(clicca sul grafico per ingrandire)

Il Rapporto Oxfam, reso pubblico a Davos nel gennaio del 2024, studia in particolare la situazione italiana. L’Italia, con indice 32,9, risulta al 21° posto tra i 27 paesi dell’Unione Europea. Nel 2001 aveva un indice 29, salito fino a 33,4 nel 2018.
Perché una ingiustizia così palese viene tollerata? Non basta dire che, come è ovvio, i ricchi mirano a incrementare le loro ricchezze. Bisognerebbe anche capire come mai questa disparità non provochi una reazione: infatti non si vede alcun movimento politico consistente che abbia nel suo programma una più equa distribuzione della ricchezza, e meno che mai l’argomento diventa oggetto di dibattito pubblico. L’anomalia è talmente grave che persino il club dei più ricchi, riunito a Davos, ha recentemente chiesto di pagare più tasse per mitigare lo sconcertante dislivello (non dimentichiamo che ben 783 milioni di persone soffrono la fame). E va anche osservato che i più poveri non possono spendere in beni di consumo, e quindi non alimentano il business dei più ricchi.
E’ vero che la globalizzazione ha portato una riduzione della forbice tra gli Stati perché alcuni di essi hanno considerevolmente diminuito il numero dei poveri (es. Cina, India), ma è aumentato il divario all’interno dei vari paesi, creando scontento e rabbia che però non trovano risposte in scelte politiche adeguate.

Ma quali fattori in questi ultimi decenni hanno alimentato la diseguaglianza?
Credo che un primo fattore sia di natura culturale: la teoria dello “sgocciolamento” sostenuta dal neoliberismo, anche se palesemente contraddetta dai fatti, ha invaso la mentalità collettiva, tanto che della storica triade “liberté, egalité, fraternité” solo la libertà oggi è avvertita come valore da difendere, intesa per giunta in modo individualistico e di fatto come libertà di impresa. L’uguaglianza e la fraternità (cioè la solidarietà) non sono più obiettivi che la società nel suo complesso sembra voler perseguire. Altrettanto significativo è il fatto che nel dibattito pubblico nazismo e comunismo siano equiparati, anche se il primo predicava la superiorità di una razza sulle altre (e giustificava quindi il dominio di una nazione sulle altre) e il secondo, con tutte le sue ombre, ha ispirato, a livello planetario, movimenti egualitari e lotte per i diritti universali. In particolare in Europa la socialdemocrazia ha permesso di creare sistemi economico-sociali che, attraverso il welfare, avevano per lo meno attutito le disuguaglianze. Ma la rivoluzione del 1917 e il movimento operaio novecentesco sono spariti dal discorso pubblico, come se non fossero mai esistiti.
Nel nuovo clima si sono realizzati importanti cambiamenti nell’economia: il prevalere della finanza sui processi produttivi e la deregolamentazione dei rapporti di lavoro avanzano in tutto il mondo, Europa compresa, e sono sicuramente fattori determinanti, che generano bassi salari e allargano la forbice di distribuzione della ricchezza.

La forbice tra ricchi e poveri nel mondo
(clicca sull’immagine per ingrandire)

A ciò si accompagna un processo di progressiva privatizzazione di beni e servizi essenziali: acqua, cibo, sanità, istruzione e trasporti diventano merci riservate a chi può comprarle sul mercato. I ricchi investitori ne traggono enormi profitti, mentre coloro che devono ricorrere a costosi servizi privati, pur non essendo benestanti, si impoveriscono o addirittura sono costretti a rinunciare ai beni essenziali. La povertà economica diventa così povertà di nutrizione,  di salute, di istruzione, di abitazione. In una parola, diventa emarginazione.
L’esternalizzazione dei servizi (affidati ai privati ma pagati dallo stato) sono un’altra forma di sovvenzione alle molte aziende private che arricchiscono assumendo lavoratori con contratti a termine e salari miserabili, e quindi altamente “ricattabili” se non vogliono restare disoccupati.
Infine anche la leva fiscale favorisce i più ricchi: basti ricordare che l’aliquota media sui redditi societari nel 1980 era del 48%, mentre nel 2022 risultava del 23,1%. Sulle multinazionali nel 2021 l’OCSE ha proposto un timido 15% come global minimum tax!
L’inflazione, infine, erode sempre più i salari reali.
Il pensiero unico ha cancellato il pensiero egualitario: siamo pronti, non so se per rassegnazione o per convincimento, a battaglie per diritti civili individuali, ma non per diritti economici collettivi. Infatti il modo in cui si affronta il problema della povertà è l’elargizione di bonus sotto diverse forme, che non hanno a che vedere con i diritti universali.
Si tratta di scegliere: o ridare centralità al potere pubblico o accettare la supremazia oligarchica dei più ricchi. Tra i quali, oltre tutto, si annida una larga fascia di evasori fiscali totali e di rappresentanti della malavita organizzata, che oggi agiscono con mani di velluto, ma sempre beffandosi delle leggi  anticorruzione e antiriciclaggio.

Ma una società fortemente diseguale può ancora dirsi democratica?
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Immagine di apertura da HuffingtonPost.it
Fonti per approfondimento (clicca per leggere)

–  WID.World
–   LeNius
–   OXFAM Italia

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