Il mestiere delle armi: La spada sotto contratto – Parte prima

 

 

 

 

Masnadieri, soldati di ventura, mercenari, a seconda dei periodi storici, oggi la loro denominazione corrente è Contractors . Al soldo di Stati che non vogliono sporcarsi direttamente le mani o il cui esercito non ha qualità e formazione  sufficienti a sostenere efficacemente uno sforzo bellico. Da impiego di fortuna a business. Da secoli continuano a offrirsi al miglior offerente.

 

Eraldo Rollando
9-09-2023

Brevi note storiche

La nascita di “liberi professionisti” nel mestiere delle armi si perde nei secoli:  li troviamo in Grecia nell’8°- 7° sec. a.C., come guardie del corpo dei tiranni dell’epoca, al servizio dei re della Lidia (nel sud ovest dell’attuale Turchia ) e di alcuni faraoni egiziani. Si trovano tracce della loro presenza nel 5° sec. a.C., sia pure in scarso numero,  al servizio di Sparta e di Atene avversarie nella guerra del Peloponneso.
E’ alla fine del 5° secolo a.C. che prende forma il primo esercito di “professionisti”, formato da circa 12000 uomini, in prevalenza greci, arruolati da Ciro il Giovane per contendere il trono di Persia al fratello Artaserse II. Vengono  ricordati come “i Diecimila” dallo storico ateniese Senofonte nella sua Anabasi (storia di una tragica ritirata dal campo di battaglia).

La spinta all’impiego massiccio di truppe “al soldo” di qualche potente si vede comparire in Europa nel basso medioevo, tra il XII e il XV secolo.
In Italia, intorno all’anno 1000, assistiamo alla nascita delle autonomie locali; allo spopolamento delle campagne e alla concentrazione in luoghi con radici urbane risalenti ai Romani. Tutto ciò  favorisce la nascita dei Comuni, che cercano di affermare la propria autonomia anche di fronte a personaggi del calibro di Federico Barbarossa.
Senza addentrarci nelle vicende complesse di quei periodi, notiamo che divenne insufficiente il reclutamento e la formazione di armigeri tra i sudditi o tra i cittadini per affiancarsi alle formazioni equestri di nobili o benestanti, solitamente con prestazioni gratuite e armamenti personali. In questo contesto ebbe buon gioco la comparsa sul territorio italiano delle prima bande armate di mercenari tra il XIII e XIV secolo.
“Nei primi anni si trattò in particolare di Tedeschi (nell’Italia settentrionale), arrivati all’inizio del Trecento per combattere gli Scaligeri di Verona, e di Catalani (nell’Italia meridionale).  Molti Inglesi e Francesi, al termine dei momenti più critici della Guerra dei Cent’anni(1337-1453), potevano trovarsi senza lavoro e valicare le Alpi per cercare fortuna in Italia, dove non mancava mai qualche principe facoltoso o qualche ricco comune per cui combattere. 
E non mancò, appunto, chi approfittò dell’occasione per formare truppe specializzate e con grande propensione guerresca per soddisfare la propria avidità di guadagno.
Nascono le compagnie di ventura, le anticipatrici dei moderni Contractors, formazioni militari che trasformano la guerra non solo in un mestiere, ma in un campo in cui investire denaro in modo proficuo.
In Italia, la frammentazione politica del territorio aveva generato un numero elevato di piccoli Stati in continua contesa territoriale, un terreno ideale per i capitani di ventura desiderosi di lauti e facili guadagni. Alcuni di loro ottennero i loro scopi arrivando a conquistare piccoli principati e titoli nobiliari, altri finirono per perdere la vita in questo gioco pericoloso.
Tra i primi troviamo Braccio da Montone (1368-1424), che nel 1410 arrivò a liberare Roma dalle truppe napoletane che l’avevano occupata, e che divenne signore di Perugia nel 1416, o anche Francesco Sforza (1) che, occupata Milano nel 1450, riuscì a ottenere il titolo di duca di Milano con la pace di Lodi (1454), dando vita a una dinastia che regnò sulla città per oltre un secolo.
Tra coloro che non ebbero fortuna si segnala Francesco Bussone, conte di Carmagnola: entrò in contrasto con l’oligarchia veneziana per cui lavorava e, accusato di essere al soldo del duca di Milano, venne messo a morte presso Piazza San Marco nel 1432. L’elenco potrebbe allungarsi, ma ci fermiamo qui.

La fortuna dei capitani di ventura cominciò a declinare con il declino della cavalleria pesante. L’entrata in scena delle armi da fuoco rese inefficace il suo impiego, modificando tattiche e strategie di combattimento.
Ermanno Olmi, nel suo  film del 2001 “Il mestiere delle armi”,  racconta di come Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526), perse la vita per il colpo di falconetto (2) ricevuto alla gamba combattendo contro le forze imperiali di Carlo V.
Giovanni dalle Bande Nere fu l’ultimo grande capitano di ventura; la sua scomparsa segnò il declino del massiccio impiego delle compagnie di ventura con ampia autonomia di azione sul campo di battaglia.

Stati monarchici si formarono in Francia, Inghilterra, e in parte in Spagna, tutti con un forte processo di accentramento del potere e di espansione territoriale, mentre
nell’Italia meridionale del XII secolo venne affermandosi il regno dei Normanni. Sorgeva la necessità di eserciti numerosi ed efficienti con grande capacità offensiva.
I sovrani si preoccuparono di crearsi degli eserciti propri, anche se non mancano casi in cui vennero arruolati soldati mercenari messi, però, alle dipendenze dirette dei re, per poterne avere il controllo diretto.

(segue)
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Note:

foto di apertura: Condottieri italiani – Giovanni dalle bande nere    (Wikipedia)
Sulla spada il motto “Non mi snudare senza ragione. Non mi impugnare senza valore”

1 – Francesco Sforza, il condottiero che divenne signore di Milano  (clicca QUI)

2 – Falconetto: Arma da fuoco nominato la prima volta in un inventario del 1481. Sono considerati “pezzi di piccolo calibro lancianti palle di piombo” (enciclopediabresciana.it)

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Puoi leggere il seguito         Il mestiere delle armi:  I nuovi mercenari – Parte seconda

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