Indios Awa’ – Un popolo in fiamme

Eraldo Rollando
05-09-2019
Non si può definito assennato chi, seduto sul ramo, continua a segarlo con strumenti sempre più sofisticati. E sul ramo sa, oltretutto, di non essere solo.
Oggi vogliamo parlare dell’Amazzonia brasiliana e, nel nostro piccolo, dare visibilità ad un popolo sconosciuto ai più, che rischia lo sterminio per la voracità dei soliti speculatori internazionali: gli Indios Awa’.

Nella regione nord-orientale del Brasile vaste aree della foresta pluviale sono scomparse, rase al suolo da allevatori di bestiame, da piromani prezzolati e da taglialegna illegali; il risultato è una landa nella quale innumerevoli allevamenti e coltivatori senza scrupoli hanno preso il posto della densa e secolare foresta.
Una di queste aree è nello Stato brasiliano del Maranhao; senza troppa polemica, si potrebbe dire che lo stato protegge molto bene la zona costiera di circa 270 mila Km quadrati , sede del Parco nazionale dei Lençóis Maranhenses – che comprende dune, fiumi, specchi d’acqua e mangrovie – principale attrazione turistica dello stato federato, e meno bene le più impervie zone dell’interno, veri scrigni di ogni sorta di bio diversità vegetale, animale e di insediamenti Indios, nonché polmone d’ossigeno del pianeta.

Le selve dell’Amazzonia risentono ancora delle razzie che sono state compiute dai conquistatori del passato; in esse, da secoli, per sfuggire alle razzie hanno trovato riparo e “casa” più di un centinaio di popoli nativi che oggi sono messi in pericolo da un nuovo tipo di razziatori: i cacciatori di risorse naturali.
La tribù degli Idios Awa’ vive di caccia e di raccolta di ciò che la foresta offre, in continuo nomadismo, e mantiene un rigoroso isolamento. Si può facilmente comprendere cosa può significare un territorio continuamente divorato dalle lame dei taglia legna e dagli incendiari di professione: il confine forestale è in continuo spostamento e, con esso, la “casa” e la fonte di sostentamento, costringendo a un nuovo e più pericoloso nomadismo in cui il pericolo della vita è più che mai presente.
Non si conosce la vera entità numerica degli Awa’, così come di molte delle circa 130 tribù presenti, a ragione del loro rifiuto di contatto con il mondo esterno; ciò li rende particolarmente vulnerabili alle minacce dei cacciatori di risorse naturali, non essendo preparati allo scontro con “l’uomo bianco”.
L’area non solo dovrebbe essere protetta dalle incursioni “selvagge”, come prevede la legislazione brasiliana, ma anche oggetto di un piano di restituzione agli Indios delle terre dalle quali sono stati allontanati, ma:
• Nel tempo i diversi governi brasiliani – di destra e di sinistra – hanno disatteso la legge ignorando o sottovalutando ciò che stava e sta accadendo in quei luoghi; se la sono presa comoda: delle oltre 1.200 aree rivendicate, ne sono state restituite a malapena un terzo.
• Da gennaio 2019 si è insediato il nuovo governo Bolsonaro, e uno dei primi atti del Presidente è stato quello di trasferire la competenza sul processo di restituzione delle terre ai nativi dal Funai (Fondazionale nazionale dell’indio) al ministero dell’Agricoltura. Non si tratta di una mera questione amministrativa. “Il passaggio di consegne è uno dei cavalli di battaglia dei proprietari terrieri, a cui fanno riferimento circa un terzo dei parlamentari nazionali, riuniti nella cosiddetta “Bancada ruralista”. Una lobby potente e combattiva, che ha tra i suoi principali obiettivi l’espansione della frontiera agricola a spese della foresta e dei suoi abitanti” (fonte: Lucia Capuzzi – Ceinews.it).
Pochissimi Awa’ sono in contatto con il mondo esterno, la maggior parte di loro resta incontattata. Sono noti come la tribù più minacciata al mondo.

I “Guardiani dell’Amazzonia” sono uomini della tribù dei Guajajara, stanziati anche loro nello stato del Maranhao, che pattugliano le aree ancora indenni dalla deforestazione per proteggere la loro “casa”; per l’estremo pericolo che corrono gli Awà incontattati i “Guardiani” , già nel 2012, decisero di prendere in mano anche la loro situazione e cercare di salvarli rendendo manifesto alla comunità internazionale il loro dramma. E decisero di farlo attraverso un video realizzato dalla società di produzione indigena Midia India e diffuso con l’aiuto di Survival International.
Anche l’attore e produttore cinematografico inglese con cittadinanza italiana Colin Andrew Firth ha voluto fornire la sua immagine e voce alla realizzazione del video stesso.

Grazie alla campagna condotta con successo da Survival International, il governo espulse i taglialegna illegali da uno dei loro territori; ma il problema ha continuato a riproporsi e il video è ritornato d’attualità.
Poco più di un anno fa i “Guardiani dell’Amazzonia” hanno pubblicato un nuovo video per ribadire che “non rinunceremo alla nostra terra”, purtroppo il video non è tradotto in italiano .
… il Coordinatore dei Guardiani Guajajara racconta di nuove, rare immagini che mostrano alcuni Awá incontattati e dell’importanza del lavoro dei Guardiani per impedirne l’estinzione” (fonte Terredamerica.com)

L’insediamento del governo Bolsonaro non sembra essere una buona premessa alla soluzione di questi drammi; c’è il fondato sospetto che li possa solo aggravare. Saremmo felici di avere sbagliato questa previsione, se non fosse che le notizie che giungono in questi giorni da quel paese ci raccontano una realtà drammatica, e non si consideri il termine esagerato: da gennaio ad agosto 2019 sono stati registrati circa 73mila incendi, la maggior parte dei quali nella foresta pluviale, rispetto ai soli, si fa per dire, 39mila circa del 2018.
Video: Amazzonia brucia più che mai
Ricardo Galvao, direttore dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (Inpe) è stato licenziato da Jair Bolsonaro con l’accusa di avere divulgato, alcune settimane fa, i dati sul vertiginoso aumento del disboscamento: il 67% in più rispetto al 2018 … in perfetto stile Trump

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