L’Amazzonia tra land grabbing e siccità la foresta senza pace - parte prima

 

Una decisione della Corte Suprema federale brasiliana aveva dato speranza ai popoli dell’Amazzonia di potere rientrare in possesso delle terre a loro tolte da allevatori, latifondisti, boscaioli, cercatori d’oro e altra gente di pochi scrupoli.
Un colpo di mano bolsonarista al Senato riapre la corsa al land grabbing, ma il Presidente Lula riporta il pendolo dalla sua parte. Fino a quando?

Eraldo Rollando
15-11-2023

Land grabbing e battaglie legali
La barbara rapina delle terre (in inglese Land grabbing(1)) , è stata, ed è tuttora, un grave problema causato dal disboscamento della foresta amazzonica e dall’espulsione da quelle aree dei popoli tribali che in essi vivono. E’ legata principalmente  al taglio abusivo di legname pregiato da esportare nei paesi del nord America e dell’Europa, agli allevamenti intensivi di bestiame e alle coltivazioni intensive.

La “gestione” del territorio amazzonico è in parte collegata ad attività illegali e in parte regolata da leggi dello  Stato federale. Si potrebbe dedurre che almeno la gestione regolata dalle leggi statuali possa garantire il rispetto dell’ambiente, ma non sempre è così, come vedremo in seguito.
Rispetto a tale problema, si può affermare che mentre l’attività illegale ha avuto e continua ad avere ampia risonanza sulla stampa internazionale, di quella regolata dalle leggi statali si parla poco. Parliamo degli effetti conseguenti a una norma entrata nella costituzione brasiliana del 1988, chiamata Marca temporal. (clicca sul Box a lato per ingrandire)
Secondo questa norma, è possibile avanzare richiesta di impossessarsi legalmente di un territorio solo se il popolo indigeno che lo abita non riesce a dimostrare di trovarsi su di esso da prima della Costituzione del 1988.
Ora, non ci pare di esagerare se definiamo questa disposizione iniqua per il contesto al quale viene applicata. Parliamo, infatti, di popoli indigeni, sicuramente non sprovveduti ma che nel 1988 certamente non si sono tutti precipitati al locale catasto dei terreni per dichiarare la loro presenza sul territorio, e di conseguenza oggi rimangono in balia di famelici predatori. Ammesso che la norma abbia valore legale – ma pare sia in contrasto con un altro dettame della costituzione -, non è certo caratterizzata da un forte contenuto etico.

Nel periodo in cui Jair Bolsonaro rimase alla presidenza del Brasile (dal 2019 al 2023), l’utilizzo di questa legge ha avuto grande apprezzamento presso i sostenitori del presidente. In quel periodo, scrive Chris Greenberg di Greenpeace  (clicca per leggere)  … questi nemici dell’ambiente sono stati in grado di agire in modo sconsiderato e con una minore paura delle forze dell’ordine da quando Bolsonaro è diventato presidente del Brasile all’inizio del 2019.Nell’agosto 2019, si è verificata una massiccia ondata coordinata di incendi simultanei scoppiati in Amazzonia, nello stato del Pará, come parte del famigerato <Giorno del fuoco>. Gli allevatori di bestiame associati a questi roghi illegali sono stati in parte ispirati da Bolsonaro che ha chiarito di sostenere un modello di sviluppo economico distruttivo …” (Chris Greenberg – Greenpeace 26 Agosto 2022  )
In aggiunta a ciò, sotto l’amministrazione Bolsonaro, il drastico taglio dei fondi all’Agenzia Governativa per gli Affari Indigeni (FUNAI) ha dato inizio alle invasioni di minatori illegali nel territorio indigeno dei Yanomami- una comunità della foresta amazzonica che copre un’area grande quanto il Portogallo – dove le nuove attività hanno generato una gravissima situazione sanitaria e ambientale. La questione indigena dei Yanomami è stata anche portata, nell’agosto 2021, all’attenzione della Corte Penale Internazionale dell’Aia, con l’accusa di “crimini contro l’umanità” per Bolsonaro.

Nel settembre 2023, la Corte Suprema Federale del Brasile (STF) ha emesso la sentenza sul dibattito della Marca temporal, una controversia portata in tribunale nel 2016 e messa a processo nel 2021.
Secondo il quotidiano Folha de S.Paulo (clicca per leggere), nell’edizione online del 21 settembre 2023 ,  “Con 9 voti contro 2 la STF ha deciso, giovedì 21, che la tesi di un calendario per la delimitazione delle terre indigene è incostituzionale.”

A proposito della sua incostituzionalità, Il Caffè Geopolitico (clicca per leggere) ci spiega che “L’illegalità giuridica del marco temporale è rafforzata dalla sua incostituzionalità in quanto l’articolo 231 (clicca per leggere) della Costituzione brasiliana afferma chiaramente l’imprescindibilità del diritto dei popoli indigeni alle loro terre ancestrali e come essi abbiano la libertà di utilizzarle come meglio credono per le proprie attività di sostentamento”

Tutto deciso? Purtroppo no, il sollievo dei popoli indigeni è durato non più di una settimana in quanto le opposizioni fedeli a Bolsonaro, sulla spinta dei latifondisti già in prospettiva di una bocciatura della Marca temporal,  avevano attivato i loro rappresentanti di Camera e Senato per annullare la decisione della Corte Suprema.
Infatti, “Il 27 settembre, il Senato Federale ha scavalcato la decisione del Tribunale Supremo (STF) e ha approvato la PL 2903/23, che trasforma in legge la tesi della Marca Temporal, proposta e difesa dai latifondisti e investitori della agroindustria, secondo la quale gli indigeni avrebbero diritto solo alla terra che era in loro possesso il 5 ottobre 1988” (DinamoPress – Laura Burocco 2-10-2023 (clicca per leggere) )
Tutto parrebbe ritornare alle vecchie “usanze”: intimidazioni sui nativi e taglio indiscriminato della foresta per mera speculazione economico-finanziaria.
Senonché il Presidente Lula da Silva, avvalendosi delle sue prerogative presidenziali ha posto il veto alla nuova legge.
Ne dà notizia l’agenzia ANSA  (clicca per leggere) in un comunicato del  21 ottobre 2023 nel quale  vengono riportate le parole del Presidente:   “Ho posto il veto a diversi articoli del disegno di legge, in conformità con la decisione della Corte suprema”.

Il pendolo continua dunque a oscillare e non si sa ancora da che parte si fermerà. La battaglia in difesa dei diritti dei nativi prosegue, ma non sarà una battaglia facile se si tiene conto che il Presidente non può contare su una maggioranza parlamentare nelle due Camere, ma dovrà  trovare accordi con i partiti rappresentati in Parlamento per vedere approvate le proprie proposte.

(Continua)

“L’Amazzonia tra land grabbing e siccità – la foresta senza pace parte seconda”        (clicca per andare alla parte seconda)           

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Note: 

Immagine di apertura da “Tag43.it”

    1. L’accaparramento di terra (in inglese land grabbing) è un discusso fenomeno economico e geopolitico di acquisizione di terreni agricoli su scala globale, venuto alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo.(Wikipedia)

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