L’Amazzonia tra land grabbing e siccità la foresta senza pace - parte seconda

Come non bastasse, la siccità esplosa negli ultimi mesi ha prosciugato alcuni fiumi e zone umide mettendo alla fame migliaia di nativi. La Grande Madre, garante della buona salute del Pianeta, è sempre sotto scacco.

Eraldo Rollando
07-12-2023

La morsa della siccità
Altro argomento critico per quella foresta martoriata sono i danni causati dai cambiamenti climatici, dei quali anche l’Europa, e non solo, fa quotidiana esperienza.
Nelle ultime settimane di settembre è calata in modo considerevole la portata degli affluenti del Rio delle Amazzoni, e non solo dei “torrenti minori”, ma anche di fiumi importanti quali il Rio Negro e il Solimoes. Un calo allarmante, se si considera che le rilevazioni idrografiche parlano del “ritmo di trenta centimetri al giorno”.
Purtroppo non si tratta del calo fisiologico  legato alla stagione secca, tra giugno e dicembre. È il risultato del Niño, (1) un fenomeno naturale che  si presenta con cadenza temporale irregolare, e che, riscaldando il Pacifico, provoca un aumento delle temperature medie sulla Terra, ivi compresa l’Amazzonia.
Con i fiumi ormai in secca e la drastica riduzione delle evaporazioni, il momento si presenta ghiotto a quanti vogliono accaparrarsi grandi appezzamenti per le monocolture intensive, destinate in gran parte al mercato estero, e approfittare della situazione per trasformare con il fuoco la foresta in una piatta pianura. Nel mese di settembre 2023, secondo fonti ufficiali, sono stati registrati 6991 incendi, in media 233 al giorno:il secondo dato peggiore dal 1998.
Una delegazione guidata da vicepresidente Geraldo Alkim ha recentemente effettuato un sopralluogo nell’area per rendersi conto della drammatica situazione. C’è da augurarsi che, oltre a voler tutelare la propria immagine di difensore dell’Amazzonia di fronte all’opinione pubblica internazionale, l’autorità di governo prenda i necessari e urgenti provvedimenti per fermare questa insensata e criminale pratica. In un articolo del 6 ottobre, il giornale Avvenire, non sembra particolarmente ottimista: “Lo scenario oltretutto potrebbe ulteriormente peggiorare. Per il Centro di monitoraggio e allerta per i disastri naturali del governo federale, l’assenza di piogge rischia di prolungarsi almeno fino a gennaio. Con effetti in tutto il Continente. A cominciare dal lago Titicaca, sulle Ande a cavallo di Perù e Bolivia, già in fase critica. L’acqua è calata di 60 centimetri: prima della fine dell’anno potrebbe oltrepassare il metro. «Nelle storie dei nostri antenati non viene descritto niente di simile – conclude Lidina, indigena Awa –. I nostri fiumi si sono ammalati di una malattia sconosciuta»”.
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Note

Foto d’apertura: da Globo Diroma

  1.  Niño e Niña

«El Niño è un fenomeno naturale. E non c’è niente di anomalo nell’alternarsi di Niño e Niña, il ciclo opposto, che porta un abbassamento delle temperature. Il problema è come questo fenomeno interagisce con i cambiamenti climatici causati dagli esseri umani, perché lo fa in maniera subdola. Il riscaldamento globale, l’atmosfera piena di vapore acqueo, i ghiacciai che si ritirano vanno a esaltare ed estremizzare anche gli effetti di un’oscillazione ciclica». (da editoriale domani.it)

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L’Amazzonia tra land grabbing e siccità   la foresta senza pace – parte prima   (clicca per leggere la parte prima)

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