Nicaragua : una democrazia totalitaria

 

Negli ultimi anni in Nicaragua il regime politico del Paese è passato dall’autoritarismo alla dittatura mettendo in atto azioni repressive durissime per allontanare ogni forma di dissenso.

Eraldo Rollando
26-11-2022
“la repressione attualmente in atto nasce dall’esigenza di preservare a tutti i costi il potere da parte di Ortega e della moglie Rosario Murillo. Il modello seguito da Ortega è molto simile a quello di tutti i regimi autoritari sia dell’America latina che di quelli africani: il controllo del parlamento che di fatto vanifica qualunque tipo di opposizione, il controllo della corte suprema che rende vana l’autonomia della magistratura e la promulgazione di leggi ad hoc per reprimere qualunque tipo di opposizione” (Start Magazine – Giuseppe Galiano 12 agosto 2022)

Vorrei usare il termine “democratura” per descrivere il regime politico del Nicaragua, ma non amo quella parola, un neologismo che padre Dante certamente non avrebbe usato: meglio democrazia totalitaria, secondo il significato che gli attribuì il compianto politologo e sociologo Giovanni Sartori.
Di fatto ben esprime il concetto di “un uomo solo al comando” con i piedi sopra i principi che sottendono la democrazia; per citarne solo alcuni, ma tutti sappiamo di cosa parliamo: libertà personale, libertà di pensiero, libertà di religione, libera stampa, ecc.
Francesca D’Ulisse (1), nel suo articolo Allarme democrazia in Nicaragua del 10 Agosto 2022, apparso su Treccani.it, si spinge a ipotizzare “ … che (il Nicaragua) si sta convertendo nella Corea del Nord del subcontinente americano: opposizione al bando e isolamento continentale”.
E’ così?
In vista delle elezioni generali nel Paese, celebrate poi il 7 novembre 2021, in un “lancio” del 7 agosto 2021, l’agenzia Reuters segnalava che “Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha accusato il presidente del Nicaragua Daniel Ortega di aver intrapreso nuove “azioni antidemocratiche e autoritarie” dopo che la polizia ha arrestato un altro politico rivale in vista delle elezioni di fine anno” e più avanti: “sia Ortega che sua moglie Rosario Murillo, che ricopre la carica di vicepresidente, stanno cercando di mantenere il potere “a tutti i costi” con una strategia che prevede l’esclusione di potenziali candidati dell’opposizione”.
Amnesty International, pochi giorni prima del voto, non lasciava spazio di interpretazione alle parole di Antony Blinken dichiarando che “Il governo nicaraguense ha cercato di eliminare e scoraggiare la competizione elettorale attraverso la detenzione arbitraria, la sparizione forzata e il perseguimento di oppositori e candidati alla presidenza, nonché l’imposizione di ostacoli alla candidatura dei principali partiti di opposizione. Ha anche vessato la stampa e violato i diritti politici, il tutto con la collaborazione del potere legislativo e giudiziario. L’escalation delle molestie, aggiunta al ricorrente abuso della forza e all’uso dell’impunità, aumenta la preoccupazione per le violazioni dei diritti umani nel contesto della mobilitazione sociale”. (da osservatoriodiritti.it del 11/11/ 2021).

Se l’opposizione politica se la passa male, altri attori della scena nicaraguense non se la passano meglio: la stampa, le ONG e la Chiesa cattolica.
La guerra alla stampa nicaraguense risale a parecchi addietro, ma l’atto finale è del settembre 2018 allorché il governo di Daniel Ortega decise di “tagliare le gambe” alla voce del dissenso bloccando la carta, l’inchiostro e gli altri articoli importati per stampare i giornali, mettendo a tacere i tre più importanti quotidiani del paese, ma non solo loro, La Prensa, El Nuevo Diario e il più popolare Hoy. Secondo il giornale.it “il Nicaragua, oggi è l’unico Paese al mondo senza neanche un giornale stampato” (edizione del 15 Agosto 2021).
Il quotidiano La Prensa, fondato 93 anni fa, è il giornale più antico del Nicaragua; ha sempre optato per una linea editoriale che sostiene i temi di politica, democrazia e repubblica, corruzione nei poteri dello Stato, religione e fede, libero commercio ed economia mondiale, mai rinunciando alle critiche all’establishment governativo.
Evidentemente un peccato da perseguire con ogni mezzo.
Dopo questi eventi la Prensa migrò sul web, chiedendo ai suoi lettore di stipulare un abbonamento a pagamento, un compenso certamente poco sufficiente per la sua sopravvivenza se si considera che nel Paese solo 10 persone su cento hanno accesso a internet. Nonostante ciò il suo sito è oggi consultabile, mentre per El Nuevo Diario e Hoy è impossibile raggiungere le loro rispettive pagine.

Neppure le organizzazioni non governative (ONG) presenti nel paese sono sopravvissute alla scure della coppia Ortega/Murillo (2).
Nell’agosto 2021, Ortega ne ha perseguito un certo numero, privandole dello status giuridico e costringendole a cessare le operazioni.
Alcuni mesi dopo, Infobae.com (3), in un articolo del 23 aprile 2022, segnala la definitiva scomparsa delle ONG dal Paese: “Mercoledì (20 aprile 2022), l’Assemblea nazionale, controllata dal regime di Ortega, ha annullato lo status legale di 25 organizzazioni non governative, tra cui il CPHR (4) , l’ultima organizzazione per i diritti umani legalmente stabilita in Nicaragua …
La «morte legale» del CPHR avviene in un contesto di repressione contro i difensori dei diritti umani. Gonzalo Carrión è uno di questi. Fino al 2019, Carrión era il direttore legale del Centro nicaraguense per i diritti umani (CENIDH) e da quasi 30 anni difendeva i diritti di coloro che hanno partecipato alle proteste sociali in Nicaragua.
Il 30 dicembre 2018, Carrión ha attraversato illegalmente il confine meridionale del Nicaragua per raggiungere il Costa Rica ed evitare di essere catturato o ucciso, in un’ondata di persecuzioni scatenate dal regime di Ortega contro i difensori dei diritti umani”.

Dopo aver fatto arrestare i dissidenti e aver chiuso giornali e ONG, il governo se la prende con i sacerdoti cattolici, accusandoli di “incitamento alla violenza per destabilizzare il Paese” (Ansa – Matagalpa 5 agosto 2022). Nella stessa nota, l’ Ansa cita una dichiarazione della polizia che definisce la Chiesa apertamente critica nei confronti del presidente Daniel Ortega segnalando che stava “cercando di organizzare gruppi violenti incitandoli a compiere atti di odio contro il governo”. In poche parole un’accusa di tentativo di Colpo di Stato.
Già nel 2018, durante le manifestazioni popolari contro la repressione del regime, in un discorso tv, Ortega aveva puntualizzato questa sua posizione accusato la Chiesa di sostegno ai manifestanti chiedendo: «Chi elegge i sacerdoti? Chi elegge i cardinali? Chi elegge il Papa? Quanti voti? Chi glieli dà? È una dittatura perfetta » (Avvenire 30-settembre 2022) ; un chiaro anticipo di ciò che sarebbe accaduto negli anni a seguire.
A ottobre dell’anno in corso, il regime ha già espulso il nunzio apostolico Sommertag, reo di non aver presenziato da decano del corpo diplomatico alla cerimonia di rinnovo presidenziale di Ortega, arrestato 9 sacerdoti accusati di vari reati tra i quali uno stupro, arrestato il vescovo Rolando Álvarez di Matagalpa, e chiuso una decina di emittenti radio cattoliche.
Incommentabile è l’espulsione dal Paese di 18 missionarie di Madre Teresa di Calcutta: Vatican News, in un intervento del 5 agosto 2022, informa che “Secondo una relazione del governo, le religiose non avrebbero rispettato alcuni obblighi di legge in merito alle normative vigenti sul riciclaggio di denaro, sul finanziamento del terrorismo e sulla proliferazione delle armi di distruzione di massa”. Se l’informazione non giungesse dalla nota agenzia di stampa vaticana, si potrebbe credere a un fraintendimento del corrispondente da Managua o ad una fake news fatta uscire per chissà quale scopo.

A proposito dell’arresto del vescovo Alvarez è interessante vedere come il prelato ha accolto i poliziotti che andavano ad arrestarlo all’ingresso della Curia. Scorrendo l’articolo di rainews.it (clicca per aprire) si incontra un Twitter postato da padre Antonio Spadaro, direttore di La Civiltà Cattolica: si può prendere visione del breve filmato inserito.

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Note

(1) Francesca D’Ulisse è la Responsabile per l’America latina del Partito Democratico. Laureata in Scienze Politiche con una tesi sul debito dei Paesi in via di sviluppo, a partire dal 2005 ha seguito, come Responsabile di area prima per i Democratici di Sinistra e poi per il PD, i processi politici e gli appuntamenti elettorali del continente latinoamericano. Durante il Governo Prodi2 è stata tra i consiglieri politici del Sottosegretario agli esteri con la delega per l’America latina, Donato Di Santo, con cui ha il privilegio di continuare a condividere spunti, idee e riflessioni su un continente in costante trasformazione. (Profilo su Treccai.it – Atlante)
(2) Rosario Murillo (Managua, 22 giugno 1951) è una politica, attivista e scrittrice nicaraguense, dal 2017 Vicepresidente della Repubblica del Nicaragua, moglie del Presidente Daniel Ortega. Nel 1969 entrò a far parte del movimento di guerriglia sandinista di Liberazione Nazionale. È stata cofondatrice negli anni ’70 del gruppo culturale Gradas dell’opposizione alla dittatura di Anastasio Somoza Debayle.(Wikipedia)
(3) Infobae.com è un sito d’informazione argentino , fondato nel 2002 dall’imprenditore Daniel Hadad.
(4) La Commissione permanente per i diritti umani (PCHR) è nata nel 1977 per difendere i sandinisti perseguitati dalla dittatura di Anastasio Somoza.
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Immagine di copertina: Daniel Ortega con la moglie Rosaria Murillo ( foto La Presse)

Note legali e disclaimer (clicca per leggere)
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Per saperne di più  (clicca sui titoli):

https://lospiegone.com/2020/05/30/laltra-america-il-nicaragua/

 

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