Ghiara Guanin
17-11- 2014
I figli concepiti nel peccato dalle donne che lavoravano i campi, venivano battezzati appena partoriti. Salvata l’anima, li si lasciava morire di fame; impedendo alle madri di nutrirli.
Così narra Tolstoj della protagonista di Resurrezione.
Da quando l’ho letto adolescente, ho sempre sperato che se lo fosse inventato, ma temo che sia stato proprio vero.
Sicilia, serre nel ragusano, cielo piatto, plumbeo. Uomini e donne, famiglie intere, braccianti, compenso risibile, orario impensabile, non altro che schiavi. Il proprietario della terra è padrone del loro corpo, per il lavoro e per il sesso. Se avviene un concepimento, il bambino nasce in ospedale. Il padrone poi va a riprendersi la fattrice e impone di lasciare lì il neonato.
Lo vedo in televisione, neanche la speranza che non sia vero.