Venezuela: quale verità?

Gabriella Carlon
02-09-2019

Di Venezuela non si parla più. Il tentativo di prendere il potere da parte di Juan Guaidò, sotto egida USA, sembrerebbe fallito. In verità stupiva non poco l’appoggio diffuso, Europa compresa, a un capo dell’opposizione che si autoproclama Presidente contro il Presidente regolarmente eletto.
Comunque sussiste in Venezuela una grave crisi economica e umanitaria. I media ne attribuiscono la colpa ai governi Chavez – Maduro sottolineando la natura liberticida di tali governi e il fallimento della politica economica. In sintonia con tale lettura è anche l’informativa ONU 2019 per mano di Michelle Bachelet sui diritti umani in America latina. M. Bachelet ritiene Maduro responsabile della crisi umanitaria e inltre sottolinea il fatto che torture, carcere e uccisioni sono perpetrate dal regime contro l’opposizione. Tale Rapporto ha suscitato molte critiche, perché appare unilaterale e appiattito sulla prospettiva USA, tanto che non si fa mai cenno alle sanzioni che colpiscono il Venezuela dal 2015.
Vale la pena di sentire una voce controcorrente, quella di Pino Arlacchi che, quale esperto ONU, è una voce altrettanto autorevole. P. Arlacchi ricorda che, nonostante gli errori commessi da Chavez (soprattutto aver lasciato correre la corruzione), la ricchezza del petrolio era stata redistribuita: le spese sociali ammontavano al 70% del Bilancio, la mortalità infantila era stata dimezzata, l’analfabetismo scomparso, la malnutrizione ridotta dal 21 al 5%.
Le cause della crisi attuale sono certamente da far risalire alla morte di Chavez nel 2013 e al crollo del prezzo del petrolio nel 2015, ma il colpo decisivo all’economia viene dalle sanzioni USA del 2015 (Obama Presidente) inasprite successivamente da Trump. In seguito a tali provvedimenti le importazioni vengono bloccate in quanto non più pagabili con i proventi del petrolio. Le principali banche internazionali si rifiutano di trattare le transazioni anche per l’acquisto di beni essenziali quali cibo e medicine; bloccate anche le importazioni di strumenti essenziali per il funzionamento del settore manifatturiero. I fondi depositati negli USA vengono congelati. Le importazioni crollano del 50% e anche il PIL si dimezza. I pochi beni importati vengono accaparrati e venduti di contrabbando dai grandi complessi dell’industria alimentare privata; a soffrire è soprattutto la popolazione più povera.
Le banche d’affari di Wall Street sferrano un attacco alla moneta nazionale venezuelana, provocando un’inflazione galoppante. Lo spread passa dai 2000 punti del 2015 ai 6000 del 2017.
Queste, secondo P. Arlacchi, sono le cause vere della crisi venezuelana. Le condizioni del paese sono disastrose, ma la crisi umanitaria è indotta da cause esterne. Per altro ciò è riconosciuto anche dal Rapporto ONU 2017 (redatto da Alfred de Zayas e pubblicato in agosto 2018 dall’Ufficio Alto Commissario per i diritti umani), dove si propone il deferimento degli USA alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità perpetrati in Venezuela dopo il 2015.
Recentemente, 22 luglio 2019, il Summit del NAM (120 paesi non allineati) ha votato all’unanimità una Risoluzione in cui si riconosce la legittimità del governo Maduro e si condannano le sanzioni USA. Tale Risoluzione verrà portata in votazione all’Assemblea ONU del prossimo ottobre.

Purtroppo la storia si ripete: lo si è visto in altri casi, tra cui Cuba e il Cile. Un paese del sud del mondo che cerca una propria via di sviluppo al di fuori delle regole del gioco stabilite dalle superpotenze economiche mondiali, viene isolato e strangolato (con sanzioni, blocco dei commerci, colpi di stato organizzati dai servizi segreti o – in questo caso – con la creazione dal nulla di un “presidente” non eletto). In pratica si fa fallire miseramente il modello alternativo perché dannoso per le multinazionali che in quell’area guadagnano cifre da capogiro rapinando le risorse del territorio e lasciando in miseria la popolazione.

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