Venezuela: vitalità del Chavismo

Giulia Uberti
22-11-2017
Venezuela, le ultime tappe importanti del Paese:
• Il 07 dicembre del 2015 si tennero le Elezioni parlamentari nelle quali l’opposizione a Maduro (la MUD) si aggiudicò 99 seggi dei 167;
• Il 30 luglio del 2017 ebbero luogo le elezioni per l’Assemblea Costituente, alla quale parteciparono otto milioni di elettori: il 41,53%; un trionfo per Maduro;
• Il 15 ottobre del 2017 si tennero le Elezioni regionali nelle quali il PSUV guadagnò 18 Regioni su 23;

1. La vitalità del Chavismo
Potrebbe essere utile, a mo’ di introduzione, ricordare che, sin dall’ascesa al potere di Hugo Chavez (1999),

L'ex Presidente Ugo Chavez (1999-2013)
L’ex Presidente Ugo Chavez (1999-2013)

il PSUV (Partito Socialista Unido de Venezuela) ha perso solamente due tornate elettorali sulle ventuno svoltesi, la sconfitta più importante resta quella del 2015, quando a vincere fu l’opposizione, la MUD (Mesa de la Unidad Democratica), guidata da Jesùs Torrealba. In quell’occasione, il PSUV ed i suoi alleati della coalizione del Gran Polo Patriotico (GPP) raccolsero 5,6 milioni di voti: ne possiamo dunque dedurre che in questi due anni il governo bolivariano ha guadagnato circa 2,4 milioni di consensi in più.
Atilio Boron nel suo blog, in un articolo nel quale parla di “Vitalità del Chavismo in Venezuela” effettua una rassegna stampa dei giornali latino americani a seguito delle elezioni in Venezuela. All’indomani del giorno delle elezioni regionali, l’edizione digitale del Clarin (Buenos Aires) non diceva nulla del risultato elettorale mentre il suo collega La Nacion usciva con un titolo che suonava “Rotonda vittoria del Chavismo nelle regionali venezuelane, risultato che l’opposizione non accetta”. El Nuevo Heraldo (di Miami) più cauto titola così “Il Chavismo guadagna 17 dei 23 stati regionali, l’opposizione denuncia la possibilità di frode nelle elezioni”. El Nacional de Caracas evidenziava i risultati positivi per la MUD (Mesa de la Unidade Democratica) in 5 stati di fronte ai 17 ottenuti dal PSUV . In Argentina quasi tutti i programmi informativi parlavano di frode e per accreditare tale accusa intervistavano tutti duri oppositori al governo che dichiaravano, senza portare prove, che nelle elezioni vi erano stati casi di frode. E’ evidente che il risultato di queste elezioni è stato un duro colpo per l’opposizione del Venezuela ma anche per tutta l’America Latina. Un rovesciamento del piano dei golpisti e dei loro appoggi esterni, ossessionati nel loro intento di strappare il potere a Maduro

Il-Presidente Nicolàs Maduro
Il Presidente Nicolàs Maduro

e in tal caso di impossessarsi del petrolio venezuelano unico interesse per Washington. Atilio Boron termina la sua rassegna stampa dicendo : “ … non ricordo una situazione simile, dove una costellazione di fattori perversi e destabilizzanti per il governo sia uscita trionfante dalle urne con una maggioranza intorno al 54% dei voti”.
In particolare si può evidenziare la vittoria rossa nello stato di Miranda (con Hector Rodriguez), strappato a Henrique Capriles (capo della MUD, all’opposizione) questo è realmente un simbolo della vitalità del Chavismo e mostra il peso e le difficoltà che venezuelani e venezuelane affrontano nella vita quotidiana come prodotto principale, anche se non esclusivo, dell’ importante aggressione esterna. Miranda è il secondo distretto del paese. Ma il Chavismo trionfò in Lara, Carabobo e in Aragua che sono i tre distretti che seguono per dimensione del corpo elettorale.
Per riassumere: il Chavismo che contava 20 governi regionali, ne perde tre e rimane con 17. Tuttavia, la vittoria a Miranda e a Lara rappresentano un significato politico molto speciale perché si riconquistano due baluardi, a partire dai quali la destra programmava di rilanciare le sue aspirazioni presidenziali.
2. Come spiegare la vittoria di Maduro,
ce lo suggerisce Juan Karg (politologo) alla lettura di lantidiplomatico.it:
“ …Uno dei dati più interessanti delle elezioni è costituito dall’apparizione sulla scena di una nuova generazione del PSUV.

Héctor Rodríguez Castro
Héctor Rodríguez Castro

L’elezione di Hector Rodriguez a governatore di Miranda ossigena il Chavismo, dimostrando che si tratta di un progetto politico a lungo termine, che può modificare il proprio discorso cercando di interpellare nuovamente i settori medi urbani. Nell’opposizione ci sono i grandi sconfitti: gli ex governatori Capriles e Falcon, e il trio Guevara, Lopez e Tintori, che incendiarono le strade mesi fa. Ma c’è anche un grande vincitore il navigato Ramos Allup che con quattro governatori per Accion Democratica si accredita come un chiaro pre candidato presidenziale per il 2018, in disputa con Julio Borges, presidente dell’Assemblea Nazionale. La debole ipotesi di brogli è fatta naufragare dallo stesso Capriles, che al momento della scrittura di queste righe non ha ancora preso pubblicamente posizione.”

3 . “Auto-suicidio” della Tavola Democratica Venezuelana
E’ sempre in Rebelion, a firma di Aram Aharonian, che leggiamo come, a suo avviso, la MUD ha imboccato un cammino di “auto-suicidio” (frase celebre attribuita a Carlos Andrés Perez) , frase che ben si addice alla MUD, “tavola” alla quale oggi pochi sono disposti a sedersi, a prova che non esiste una unità interna.
Senza prevedere questo capovolgimento della situazione Il 26 ottobre scorso, il Parlamento Europeo ha assegnato il premio Sacharov alla “libertà di coscienza”, all’opposizione venezuelana; ma questo arriva in tempi di accuse incrociate e di crolli della finzione di una posizione comune nella Tavola di Unione Democratica (MUD), la coalizione politica di opposizione del Venezuela. Va da sé che il Parlamento europeo non contava sulla realtà-reale del Paese ma su una realtà virtuale imposta dai media di tutto il mondo. Ora a chi andrà il premio?
Alle elezioni del dicembre del 2015 la coalizione vinse sfiorando il 60% ed ottenendo 99 seggi su 167 all’Assemblea Nazionale. Il presidente riconoscendo la sconfitta ebbe a dire: “Ha vinto la democrazia”. Il partito al potere è ridotto a meno della metà dei seggi degli avversari
A seguito della vittoria dell’Assemblea costituente, il governo ha convocato le elezione per dicembre prossimo 2018.
Sembrerebbe che la MUD non abbia mai ben valutato il suo rivale: già nel 2005 i suoi componenti abbandonarono l’Assemblea Nazionale credendo che con la loro astensione il governo sarebbe caduto, mentre il governo rimase con il controllo di tutte le istituzioni dello Stato. Ora, l’illusione di avere 112 membri all’assemblea e non 109, come corrispondeva loro, agirono con insolenza, di conseguenza questo permise che istituzioni come il Tribunale Supremo di Giustizia e il Consiglio Nazionale Elettorale rimanessero in mano al governo ufficiale.
Senza una seria analisi della realtà l’opposizione ripete la stessa frase che utilizza da 18 anni : “c’è stata frode”. Mentre tutto indica che furono operazioni trasparenti. Osservatori internazionali presenti hanno garantito la trasparenza.
La MUD ha grosse fratture interne, è persa, sembra non aver chiaro il suo ruolo politico di spalla ai nuovi scenari; in totale disconnessione con il popolo, l’opposizione si evapora davanti agli occhi del paese in una specie di autogol che, invece di una lenta agonia, annuncia l’auto suicidio di una MUD che ha perso la sua utilità.
Se vogliamo analizzare meglio l’operato della MUD potremmo dire che ha fatto tutto quanto era possibile per perdere: per quattro mesi ha organizzato e spinto la piazza, assicurando che la caduta di Maduro era imminente. La crudeltà e gli eccessi dei suoi squadroni militar-delinquenziali hanno finito per spaventare la frazione moderata dei suoi partigiani senza peraltro ottenere risultati. L’unica idea-programma della MUD era quella di far cadere il governo Maduro senza peraltro altre prospettive di politica governativa. “La Costituente è inaccettabile e noi non cadremo nella trappola delle elezioni regionali” ebbe a dire Julio Borges, Presidente del parlamento, e aggiungeva “… in una dittatura non si vota, perché equivarrebbe a legittimare il regime”. A seguito di ciò alcune formazioni interne alla MUD, cambiando opinione, annunciarono che avrebbero partecipato alle elezioni.
Il 30 luglio, giorno della elezione dell’Assemblea Costituente, non solo la MUD decide di boicottare lo scrutinio ma i suoi leader più radicali invitarono a sabotarlo. Venne proclamato uno sciopero generale di due giorni (che non ebbe partecipazione). Il portavoce del Partito Volontà Popolare invitava i Venezuelani a “restare a casa, o a uscire per erigere barricate”. Nei quartieri delle classi agiate di Caracas, epicentri delle violenze da aprile a luglio, i potenziali elettori venivano minacciati di aggressioni fisiche e persino di morte. Il Comitato Nazionale Elezioni dovette aprire dei “seggi di emergenza” per consentire la partecipazione di migliaia di cittadini cui veniva impedito diritto di voto. In provincia circa 200 terminali di voto elettronico vennero incendiati, altri seggi furono attaccati con granate e colpi di fucile.
Alle elezioni del dicembre del 2015 la Coalizione vinse sfiorando il 60%, mentre il partito al potere era ridotto a meno della metà dei seggi degli avversari.
Attualmente, con le strategie messe in atto dalla MUD, rispetto alle legislative del 2015 la Coalizione perde 3 milioni di voti. Non a causa delle frodi, ma di un voto che sanziona.

4. Come evolve la situazione in Venezuela?
Sul Venezuela è calato il silenzio dei media internazionali, ma proviamo a capire cosa sta succedendo.
All’interno del PSUV esiste un’ala intransigente che conferma la realtà del Chavismo: questa opposizione ha un capo: Héctor Rodriguez deputato e leader di un gruppo di 55 deputati dell’Assemblea nazionale. La sua posizione dovrebbe attirare l’attenzione dei media degli Stati Uniti, sovente alla ricerca di notizie a sensazione. Rodriguez è diventato deputato di questo gruppo minoritario, di orientamento Chavista (Blocco della Patria), dopo le elezioni del 2015 quando il Partito socialista perse la maggioranza all’Assemblea Nazionale. Rodriguez si oppone alla maggioranza, perché a suo dire sarebbe diventata un’Assemblea nazionale borghese.
Tratto distintivo dell’opposizione bolivariana che egli guida è il suo rifiuto di uno status quo, che si definisce meglio per quello che favorisce piuttosto che per quello al quale si oppone. Gli obiettivi della Rivoluzione Bolivariana comprendono l’uguaglianza sociale e economica, l’alloggio, l’alimentazione, la salute, l’educazione, la cultura, gli sport e una democrazia protagonista e partecipativa: l’essenza stessa di tutto quello che è ostacolato dall’imperialismo e dallo status quo neoliberale.
La lealtà di Rodriguez si mantiene fedele alla Rivoluzione Bolivariana. In occasione di un recente incontro (6 marzo 2017) di delegati internazionali di una Rete di intellettuali, di artisti e di  movimenti sociali in difesa dell’umanità, il pensiero di Rodriguez era nella migliore tradizione Chavista; sempre di più, e meglio, messi in evidenza dal presidente Maduro e d’altri leader. Gli  scambi coprirono diversi temi, uno di questi ha offerto spiegazioni, con una precisione chiarificatrice, della Rivoluzione Bolivariana, (di cui il gruppo dei deputati è parte integrante): una rivoluzione basata su parole e atti in opposizione all’imperialismo statunitense e al capitalismo. Nel tentativo di ottenere una soluzione pacifica alla crisi, la Rivoluzione è flessibile nella sua tattica e accetta, per esempio, di negoziare con la maggioranza pro capitalista e le forze dell’Assemblea nazionale favorevoli agli Stati Uniti; tuttavia, quando si tratta di questioni di principio e di
obiettivi, non c’è compromesso possibile. Nulla da stupirsi quindi che i media corporativi del Nord  non abbiano dato notizia di questa “opposizione” personificata da Rodriguez. I media di Washington sembrano preferire di sparire nell’oblio politico venezuelano. Per il Congresso degli Stati Uniti, portare un’attenzione formale a questa “opposizione”, come fanno altri Paesi,  l’interessarsi seriamente a questa opposizione venezuelana e alla maggioranza dell’Assemblea nazionale, a Rodriguez e altri deputati del suo genere significherebbe, per molti, regalare  loro visibilità e farne delle “vedette” .

5. Qualche voce di casa nostra:
“Venezuela, perché io sto con Maduro”
(da: il Fatto Quotidiano a firma di Fabio Marcelli-Clicca per l’articolo integrale)
In molti lo avevano sottovalutato. Eppure Nicolas Maduro, scelto da Chavez per passare dalla guida degli autobus a quella della politica estera venezuelana, e poi successore al seggio presidenziale ha dimostrato di avere buone capacità politiche. Grazie alla sua leadership il PSUV ha ritrovato una sostanziale unità. Egli ha posto in atto una strategia di lotta al terrorismo e alle dimostrazioni di piazza violente e un’apertura nei confronti dei settori disposti ad accettare il quadro costituzionale vigente partecipando alle elezioni regionali.
Decisivo fu il progetto di Assemblea costituente volto a recuperare la partecipazione democratica popolare. Il successo di tale Assemblea metteva in campo un nuovo soggetto istituzionale che ancora deve esprimere tutte le sue potenzialità per il rinnovamento del Paese. La recente proposta di Maduro di aprire l’Assemblea alla partecipazione dell’opposizione che non aveva partecipato alle elezioni di luglio scorso appare molto importante. Le sfide che l’Assemblea si trova ad affrontare sono tutt’ora aperte: lotta alla corruzione; lotta alla criminalità spesso intrecciata con il terrorismo della destra anche con l’apporto di paramilitari colombiani. Lotta per il controllo popolare sulla distribuzione dei beni di prima necessità a partire da alimenti e medicinali. Lotta per la differenziazione del modello di sviluppo con attenuazione della dipendenza del modello estrattivo sia in campo petrolifero che minerario. Il fronte più difficile sembra essere quello che continua a registrare ritardi spiegabili in parte con la necessità di assicurare comunque al Paese la valuta per sopravvivere e, purtroppo pagare i suoi inflessibili creditori. Importante è stata l’iniziativa sul piano della politica estera perché nonostante l’ondata reazionaria che ha scosso i vari Paesi dell’America Latina, è sostanzialmente fallito il tentativo di isolare il governo sul piano internazionale Maduro e il suo Paese.
Il popolo venezuelano ha espresso nel complesso la propria fiducia nei confronti di Maduro e del Chavismo, risultato notevole se si pensa che Maduro aveva contro il 70% dei media tradizionali e pressoché la totalità dei social media; una volta per tutte si può chiarire che risulta improprio parlare di dittatura. Si tratta, invece di un originale esperimento democratico cui occorrerà continuare a guardare con interesse e rispetto.

6. Comunicato del Comitato contro la Guerra-Milano e di Casa Rossa-Milano, sulle elezioni in Venezuela
Domenica 15 Ottobre 2017 il Popolo Venezuelano, ancora una volta, ha dato al mondo l’ennesima lezione di Democrazia, riconfermando il cammino verso la pace e la libertà, già ampiamente espresso lo scorso 30 Luglio per l’elezione della Assemblea Nazionale Costituente, con la sua ferma volontà di riaffermare la propria sovranità contro le aggressioni imperialiste degli Stati Uniti e della Unione Europea, che senza vergogna appoggiano e continueranno ad appoggiare l’oligarchia e i fascisti venezuelani.
Si sono recati alle urne oltre 11 milioni di cittadini, il 61,14% dei venezuelani aventi diritto, l’affluenza più alta mai registrata per le elezioni Regionali.
Il Gran Polo Patriottico, il blocco dei candidati e dei partiti che appoggiano il Governo del Presidente Nicolas Maduro, si è aggiudicato, con il 54% dei consensi, 18 regioni su 23.
Hector Rodriguez del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) sarà il nuovo Governatore dello stato Miranda; con 622.226 voti, pari al 52,54% ha strappato alla destra il suo stato simbolo, quello che comprende l’Est di Caracas dove risiedono la gran parte dei leader dell’opposizione e dove è stata orchestrata la campagna di violenze degli ultimi mesi, oltre ad essere il luogo da dove sono partiti tutti i tentativi eversivi degli ultimi 19 anni.
Proprio in queste ore, mentre si stanno definendo i dati di questa tornata elettorale, è già incominciato lo show mediatico degli sconfitti che non riconoscono, come sempre avviene dal 1998, la vittoria contundente del Chavismo. Su 24 elezioni ne hanno riconosciute soltanto 2, quelle dove non ne sono usciti sconfitti.
Il Venezuela ha rimboccato la sua strada per la libertà, fatta di partecipazione popolare, a dispetto delle sanzioni USA e UE, delle loro ingerenze e del clima di terrore e violenza delle squadracce al soldo dell’imperialismo di rapina.
Con un pensiero rivolto a quei paesi così duramente colpiti per non avere voluto piegarsi al dominio, come la Jugoslavia, l’Iraq, la Libia e la Siria, rivolgiamo un appello ai sinceri democratici di sostenere davvero l’indomita Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Con una vittoria popolare così, che fa giustizia delle menzogne e della disinformazione, il Comitato Contro la Guerra Milano e la Casa Rossa Milano sono felici di pubblicare questo comunicato e inviano un saluto ai compagni e agli amici venezuelani.
Chavez SI
Maduro SI
Yankee NO
Comitato Contro la Guerra Milano
Casa Rossa Milano

Contributi da:
Investig’Action
Atilio Boron
Rebélion
Il Fatto Quotidiano

 

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