Goldman Sachs, colosso finanziario statunitense, ha dovuto cedere alla class action intentata contro la società da 2800 donne perché venisse riconosciuta la discriminazione attuata nei loro confronti. Ma non è stato un percorso facile: ci sono voluti ben 13 anni di battaglia giudiziaria per arrivare alla conclusione.
Come spiega un articolo di Repubblica (clicca per leggere), il nucleo del contendere riguardava i salari del personale femminile che, a parità di ruolo e di mansioni, erano inferiori a quelli dei colleghi uomini. Nonostante le lungaggini, la conclusione della vicenda ha premiato le querelanti: i vertici della banca di New York hanno infatti accettato di versare 215 milioni di dollari per porre fine alla class action, che si era costituita nel 2018, dopo i primi otto anni di azioni legali individuali, che riuniva soprattutto donne impegnate nelle divisioni investment banking e securities .
Secondo i commentatori finanziari, la Compagnia ha preferito evitare un processo vero e proprio, che avrebbe danneggiato l’immagine aziendale rivelando al pubblico la discriminazione attuata. Una scelta simile era stata fatta nel 2004 da Morgan Stanley, altro colosso finanziario, che aveva sborsato 54 milioni di dollari per evitare un processo intentato da 300 dipendenti.