Le mie epidemie

Chiara Guanin
28-02-2022

1973
La generosa, materna Multinazionale della chimica e della farmaceutica con sede ad Hannover aveva scelto di organizzare il Meeting aziendale, cui nessuno  poteva sottrarsi in vita, nello splendore di fine estate del Golfo di Napoli . Correva l’anno 1973, l’anno del colera.
I telefoni cellulari allora non erano molto diffusi e al mio coniuge, partecipante al suddetto meeting, non restava altro che chiamarmi di sera dalla camera d’albergo, prima di tentare con una rilassante doccia di darsi quella sferzata di energia, che gli permettesse, dopo giornate spesso sfibranti, di affrontare l’inesorabile, quotidiano evento serale di musica e gastronomia.
Telefonate affettuose, ma spesso brevi, non mi lasciavano molto spazio per raccontare i miei stati d’animo. Sentivo molto la mancanza di mio marito e desideravo che tornasse il prima possibile, ma non me la  sentivo di accoglierlo a casa al suo ritorno, benché mi avesse avvertita per tempo di essere stato vaccinato. Avevo paura. Abitavamo in un piccolo appartamento e il nostro primogenito aveva allora appena quattro mesi. Presi una decisione tanto sofferta quanto granitica e gliela comunicai  in modo piuttosto asciutto appena prima della sua partenza:  una volta sbarcato dall’aereo, non si facesse neanche vedere sulla soglia di casa e desse al tassista l’indirizzo della sua mamma, che mi ero già accertata essere contenta di ospitarlo per la dovuta quarantena.
Delusione, amore, contrarietà, rassegnazione, molti i  sentimenti nelle note profonde della voce del  reduce, che salutava al telefono partendo mansueto per il confino.
Dagli affettuosi pasti materni ( ravioli, risotti, timballi, fantasie vegetali, antipasti sfiziosi, tiramisu’ e torte di pane) a tempo debito tornò, rasserenato e in buona salute. Fu un bell’ autunno.

“ Tienimi stretta che nessuna notte è infinita,
   i migliori anni della nostra vita “

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L'angolo dei Granellini