Chiara Guanin
10 luglio 2016
“Lo so, lo so, hai tanta paura, ma puoi fidarti, ce la faccio, ti aiuto io a tenere ferme gambe e braccia, tu sei ancora troppo piccolo e così ti vanno di qua e di là. Queste cosette ormai mi permettono di farle e poi,… dai, al massimo qualche graffietto, magari un po’ di febbre, due pastigliette e sei a posto. Pensa a me, graffi fuori non se ne vedevano, ma diventavo sempre più bianco e sottile e poi ciao arrivederci. Sì, sì adesso sto bene, sottilissimo, trasparente, leggero come tutti gli altri,… però mi piacerebbe ancora tanto giocare a terra, correre, sporcarmi, ma pazienza, almeno faccio qualcosa di utile. Sì, dai, ridi, quel piccolo solletico sono io che me ne vado frullando, baci non so più darli.”
( Dialogo sul confine balcanico tra un neonato migrante fatto passare attraverso il filo spinato e un ex-bambino del luogo, che non lontano da lì ha conosciuto l’uranio impoverito )