Chiara Guanin
13 – 11 – 2014
Un raro meriggio di sole in questa balzana estate. Canticchio stonata e serena una oramai antica canzone gaberiana . La stradina è in salita, con ogni evidenza pavimentata per le biciclette; caracollando di qua e di là, mi soffermo ogni tanto ad accarezzare con lo sguardo il declivio fiorito di rose tardive e quasi incredule del tepore e della luce che accoglie oggi i loro colori ; sfioro con i polpastrelli i tremuli ciuffetti canterini del bambù, o papiro o quel che sia. Occupo del tutto e a lungo il passaggio, ma non me ne preoccupo, tanto non c’è nessuno… d’improvviso sento dietro la nuca una presenza, mi giro, eccolo: non ha scampanellato contestualmente travolgendomi, sta fermo, il volto arrossato, la bici in equilibrio sul leggero tremore del polpaccio, il respiro un po’ affannato. Mi appiattisco sul bordo e faccio il cenno cortese di passare. Mi risponde con un cenno cortese di restare, aspetterà lui. Rispondo con un sorriso e un largo gesto più imperioso del precedente e lo convinco .Lui riparte e io riprendo il mio cammino, canticchiando stonata e serena:
La libertà non è raccoglier fiori
Non è neanche una vita da leone
La libertà è buona educazione…
Condivido …la libertà è prima di tutto educazione ….mi piacciono i tuoi racconti scritti con grazia e bellezza ….brava complimenti l