Milano, parco giochi

Chiara Guanin
15-11-2014

Forse perché vive tra cani e gatti, mio nipote di venti mesi comunica con poche parole umane fondamentali, ma in cambio dispone di un ampio repertorio di vocalizzazioni espressive; la felicità, ad esempio, è una serie di grida gioiose, sonore, ricche di armonici, accompagnate quando possibile da corse al vento, che almeno per adesso riesco ad eguagliare.
Felice è oggi, ha riconosciuto la passeggiata al parco che porta ai giochi, altalena, scivolo…S’imbocca la strada lunga, che lui percorre tre volte, corricchiando avanti e indietro, strappando erba, cogliendo fiorellini, cic-ciaccando nelle pozzanghere ( non ha gli stivali di gomma! Amen, i genitori non ci vedono). L’ultimo tratto è in salita, siamo un po’ stanchi tutti e due, ma lì in fondo la meta della gioia.
No, qualcuno ha avvoltolato le catene dei seggiolini intorno al sostegno orizzontale, l’altalena è irraggiungibile.
Attendo lo scoppio di collera e di rabbia, ma non succede, è tristezza, gli occhi lucidi di un perché cui non so rispondere. Resta un po’ lì, girando intorno ai giochi, come non volesse lasciarli soli. Non raccoglie i miei inviti a tornare a casa. Si ribella quando lo tiro via forzandolo, ma non ha scelta.
Ho risposto al dolore e alla violenza dell’ingiustizia con rinnovata violenza .

L'angolo dei Granellini