Tra velocità e intelligenza artificiale, l’uomo si sta perdendo

Cristina Rollando
10-11-2025
Credo sia oggettivo: l’uomo non è in grado di fare dell’evoluzione, dello sviluppo tecnologico e delle innovazioni, un uso consapevole, moderato e equilibrato, e il risultato di questa “deriva” è una forma di malessere generalizzato: sempre più persone non stanno bene, fisicamente ma soprattutto psicologicamente. E sempre più persone ricercano spazi e luoghi di silenzio, di benessere.
La tecnologia e l’innovazione servono per velocizzare la vita … sempre più di corsa! Tranne poi fermarsi, come capita a molte persone, e chiedersi “ma dove sto correndo”? “Qual è il significato del mio fare forsennato?”
Un celebre psicologo americano, Jonathan Haidt, recentemente ha pubblicato un saggio, dettagliato ed esaustivo, dal titolo: “La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli.
Supportato da moltissime ricerche scientifiche e analizzando in particolare il cervello dei bambini e degli adolescenti, Haidt evidenzia come la comparsa degli smartphone nella nostra vita, tra il 2010 e il 2014, abbia operato una vera e propria riconfigurazione del cervello,  chiamata “La Grande Riconfigurazione  dell’Infanzia” [1].
Le neuroscienze ci dicono che il cervello è dotato di plasticità; le sinapsi tra i neuroni si formano in modo costante, quelle che non servono, che non vengono allenate, poco a poco scompaiono per dare spazio a quei collegamenti neuronali che più vengono sollecitati dalle abitudini quotidiane.
Questo meccanismo è più evidente e attivo in età giovanile, mentre da adulti perdiamo un po’ della plasticità cerebrale; motivo per cui facciamo più fatica a modificare le nostre abitudini e a cambiare comportamento.

Sempre le neuroscienze, inoltre, ci insegnano che le tecnologie odierne, gli smartphone in particolare, agiscono sui circuiti della dopamina, neurotrasmettitore che regola il sistema del piacere e della ricompensa. La dopamina, nel corpo, viene rilasciata quando proviamo sensazioni piacevoli (l’esercizio fisico, l’ascolto di musica, il raggiungimento di obiettivi e le relazioni sociali), fungendo da ricompensa e motivando a ripetere quell’esperienza.
Le funzioni inserite nei dispositivi tecnologici, le app, i like, le chat, i commenti, agiscono esattamente su questi circuiti: tanto più ottengo like e visualizzazioni, tanto più si attiva e si rafforza il sistema della ricompensa, creando così una vera e propria dipendenza! Alla lunga i miei collegamenti neurali si modificano e si abituano a questi comportamenti tanto da non riuscire più a farne a meno.
La fruizione rapida dei video (tiktok, Instagram, facebook, ecc.), che non consente approfondimento dei messaggi e allenamento della parte conscia e cognitiva, ma solo delle funzioni visive con una focalizzazione esasperante sulle immagini, allena il cervello alla velocità e all’incapacità di “sostare”.
Alessandro Baricco, nel libro “The Game”, uscito nel 2021, edito da Einaudi, parla di “verità veloci”. Non siamo più abituati a leggere, a ricercare la verità profonda sotto la punta dell’iceberg; ci accontentiamo delle prime righe e della prima cosa che ci colpisce, accogliendola come verità.
I nuovi sistemi generativi di Intelligenza Artificiale sono stati creati con le stesse logiche: velocità, risparmio di tempo, di energie, di effort nel ricercare informazioni, nel progettare e nel creare, nel risolvere criticità e problemi. E se è vero che questi meccanismi agiscono in maniera più significativa sui cervelli adolescenti, anche gli adulti stanno rimodellando in parte le proprie abitudini e il proprio cervello.

Ci stiamo indirizzando sempre di più verso la semplificazione e la velocità perdendo le nostre facoltà uniche e distintive. Un po’ alla volta perderemo la capacità di ragionare, di riflettere, di avere un pensiero critico, di elaborare idee, di fermarsi e perdere tempo, di stringere relazioni significative, di provare empatia verso l’altro. Così perderemo sempre più umanità e assomiglieremo sempre più all’Intelligenza artificiale. Il risultato di questa “robotizzazione” è la salute mentale delle persone.

Riguardo gli adolescenti, un rapporto dell’Istat Benessere equo e sostenibile (Bes) del 2023, conferma le difficoltà psicologiche affrontate dai più giovani in questo periodo storico. Secondo il report, la percentuale di adolescenti insoddisfatti della propria vita e con un basso livello di salute mentale è raddoppiata. Nel 2019 erano il 3,2% del totale, oggi sono il 6,2%. Il 25% degli studenti ha sperimentato nell’ultimo anno vissuti depressivi e il 20% manifesta problematiche legate ad ansia, disturbi di panico e fobia sociale. L’Osservatorio sull’adolescenza del IRPPS-CNR ha inoltre rilevato che gli adolescenti che presentano bassa autostima sono passati dal 24,7% nel pre-pandemia al 34,1%. E solo 3 rispondenti su 10 si sono dichiarati esenti da disagi psicologici.
Anche le aziende si stanno sempre più interrogando sulle azioni da mettere in campo per favorire wellbeing per i propri dipendenti. Il 28-29 ottobre 2025,  si è svolto il Forum Wellbeing Happiness, organizzato da Ecosistema Formazione Italia a Milano, con un’adesione sold out, a riprova del forte interesse verso la salute mentale.

Ma cosa possiamo fare per rallentare questa ascesa senza meta, questa corsa affannosa senza scopi?
Leopardi diceva:
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura.

Forse dobbiamo semplicemente fermarci, osservare, respirare e contemplare la bellezza, dedicarci momenti di quiete e di lentezza.
Ma siccome non siamo più abituati, abbiamo paura di perderci, quando in realtà stiamo perdendo il nostro essere umani senza accorgercene!

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note:
[1] Jonathan Aidt “La generazione ansiosa”- 2024- Rizzoli
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