Gabriella Carlon
18-09-2025
Il piano di riarmo proposto dalla Presidente Von der Leyen con procedura d’urgenza non è purtroppo una pensata estemporanea, ma la conclusione operativa di un orientamento politico complessivo dell’UE.
Nel totale silenzio dei media il 2 aprile 2025 il Parlamento Europeo ha approvato un piano di Attuazione della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC), documento non vincolante, ma molto interessante per capire verso quale futuro ci stiamo incamminando.
Il Documento è stato approvato con 399 voti a favore, 198 contrari e 71 astensioni. Gli europarlamentari italiani hanno votato così: favorevoli Forza Italia e Partito Democratico (con l’eccezione di Strada e Tarquinio); contrari Lega, M5S, Alleanza Verdi-Sinistra; astenuti Fratelli d’Italia.
Il Documento, dopo una lunghissima Premessa, si articola in 197 Punti. Gli aspetti salienti sottolineano l’insicurezza in cui si trova l’UE per i molti nemici (Russia, Cina, Iran, Hamas), in un mondo privo di regole. Inoltre si rileva che la nuova posizione degli USA, che sembrano defilarsi dalla difesa dell’UE, sollecita una diversa considerazione della difesa e degli armamenti.
Ma è soprattutto sul pericolo rappresentato dalla Russia che si concentra buona parte del Documento: “…considerando … che la scelta del regime russo di minare l’ordine internazionale basato su regole e l’architettura di sicurezza dell’Europa e di dichiarare guerra ai paesi europei o di cercare di destabilizzarli al fine di realizzare la sua visione imperialista del mondo, rappresentano la minaccia più grave e senza precedenti per la pace del mondo.” (Punto B della Premessa) . Al Punto O si ribadisce che “….un numero crescente di esperti ritiene necessario fissare un obiettivo in materia di investimenti nel settore della difesa pari al 3 % del PIL, alla luce della minaccia diretta che la Russia rappresenta per l’UE e i suoi stati membri”. In numerosi altri punti del Documento si indica la Russia come principale nemico dell’UE e della pacifica convivenza .
Pertanto il Parlamento Europeo “accoglie con favore il piano Rearm Europe” (Punto 14). Inoltre esorta “gli Stati membri a sostenere l’istituzione di una banca per la difesa, la sicurezza e la resilienza, che funga da istituto multilaterale di prestito concepito per fornire prestiti a un basso tasso di interesse e a lungo termine per sostenere le principali priorità in materia di sicurezza nazionale, quali il riarmo, la modernizzazione della difesa, gli sforzi di ricostruzione in Ucraina e il riacquisto di infrastrutture critiche attualmente controllate da paesi terzi ostili;…” (Punto 77)
Proclama che continuerà il sostegno all’Ucraina fino alla vittoria militare decisiva (Punto E) e auspica “…la revoca di tutte le restrizioni che impediscono all’Ucraina di utilizzare sistemi d’arma occidentali contro obiettivi militari legittimi in territorio russo” (Punto 25). Si afferma infine che il futuro dell’Ucraina è nella NATO (Punto 33).
Si auspicano “sanzioni alle imprese cinesi per il loro sostegno alla guerra russa in Ucraina”(Punto 84).
Il P.E. “condanna nuovamente, con la massima fermezza, gli spregevoli attacchi terroristici perpetrati dall’organizzazione terroristica Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023; … ribadisce il diritto di Israele all’autodifesa” (Punto 92); ….”esprime profonda preoccupazione per l’escalation militare in Medio Oriente, che contribuisce a destabilizzare ulteriormente la regione…esprime inoltre profonda preoccupazione per l’azione militare in corso nella striscia di Gaza e in Cisgiordania ad opera delle forze di difesa israeliane; condanna le forze di difesa israeliane per aver aperto il fuoco contro la forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), commettendo una grave violazione del diritto internazionale”(Punto 94).
Si appoggia l’opera di assistenza alla Guardia costiera libica, anche se “si prende atto con preoccupazione delle violazioni dei diritti fondamentali dei migranti in Libia” (Punto 103).
Si sostiene che l’UE dovrà preoccuparsi della propria cybersicurezza e del controllo dello spazio, oltre che della difesa nel settore marittimo.
Il P.E. “sottolinea che è necessaria una comprensione più ampia, tra i cittadini dell’UE, delle minacce e dei rischi per la sicurezza al fine di sviluppare una comprensione condivisa e un allineamento delle percezioni delle minacce in tutta Europa e di creare una nozione globale di difesa europea, invita l’UE e i suoi Stati membri a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate, e a rafforzare la resilienza e la preparazione delle società alle sfide in materia di sicurezza, consentendo nel contempo un maggiore controllo e scrutinio pubblico e democratico del settore della difesa…” (Punto 164). E ai punti successivi “riconosce l’importanza cruciale dei cittadini nella preparazione e nella risposta alle crisi, in particolare la resilienza psicologica degli individui e la preparazione delle famiglie; riconosce altresì l’importanza delle infrastrutture di protezione civile e della pianificazione per le situazioni di emergenza; sostiene un approccio alla resilienza che coinvolga l’intera società con l’impegno attivo delle istituzioni dell’UE, degli Stati membri, della società civile e dei singoli cittadini nel rafforzamento del quadro di sicurezza dell’Unione; sottolinea che gli organi decisionali della PSDC responsabili della pianificazione, delle risorse e della logistica hanno il potenziale per diventare i principali facilitatori della gestione civile delle crisi durante le situazioni di emergenza; invita gli Stati membri e la Commissione a esaminare attentamente le raccomandazioni della relazione e a sviluppare una strategia dell’UE in materia di valutazione dei rischi e preparazione, esercitazioni congiunte e un’interfaccia di cooperazione UE-NATO più forte in vista di situazioni di crisi; chiede lo sviluppo di un’infrastruttura di protezione civile adeguata e di una pianificazione approfondita delle emergenze, nonché la garanzia degli investimenti necessari a tal fine, anche attraverso un apposito programma di garanzia degli investimenti della BEI per un’infrastruttura di difesa civile a prova di crisi; …”
Inoltre “sottolinea che le politiche di difesa dell’UE dovrebbero riflettere i principi dell’uguaglianza di genere e della diversità, promuovendo ambienti militari inclusivi che riflettano i valori e la diversità della società europea, garantendo nel contempo che tutti i membri delle forze armate europee, indipendentemente dal genere o dal contesto, abbiano pari opportunità e pari accesso al sostegno; …. chiede, inoltre, di mettere a punto programmi di formazione dei formatori e di cooperazione tra le istituzioni di difesa e le università degli Stati membri dell’UE, quali corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili; …”
Si sottolinea infine la necessità della cooperazione UE – NATO (punto 174); il P.E. “reputa essenziale continuare a sviluppare le strette relazioni dell’UE con gli Stati Uniti, che si basano sul rispetto reciproco e sui valori condivisi della democrazia, della libertà e dello Stato di diritto, come anche su un’ampia gamma di interessi comuni o convergenti; apprezza l’impegno e il coinvolgimento degli Stati Uniti nella difesa territoriale dell’Europa, conformemente al trattato del Nord-Atlantico…” (Punto 181).
Che dire di una simile Risoluzione del Parlamento europeo?
Il Documento rivela le caratteristiche tipiche del clima di preparazione alla guerra, anche se si usa sempre il termine difesa e non guerra. Delinea comunque un piano complessivo di svolta dell’UE rispetto alla concezione dei padri fondatori che speravano in un’Europa pacifica, democratica, accogliente: si dice invece esplicitamente che si assume il principio-guida della “pace attraverso la forza” (Punto 23). Pertanto la propaganda bellica, che passa dalla immagine del nemico, alle risorse finanziarie, alla formazione dell’opinione pubblica, assume un ruolo di primo piano per convincere i popoli europei della necessità della guerra.
Il fulcro è la creazione della figura del nemico: la Russia. A tale scopo ci viene proposta una visione manichea degli avvenimenti geopolitici: la Russia è la madre di tutti i misfatti, l’Occidente è il regno della democrazia e del diritto. Non è chi non veda la falsità di una simile visione: si arriva a dire che la Russia ha scelto… di dichiarare guerra ai paesi europei, affermazione gratuita e priva di fondamento, che ha però la forza di generare ostilità nell’immaginario collettivo. Si tace invece sull’operato della NATO, sull’espansione a est, nonostante tutte le rassicurazioni dopo la caduta del muro di Berlino. Si dice che l’atteggiamento della Russia è una minaccia senza precedenti per la pace nel mondo, ma si ignorano le guerre condotte dagli USA o dalla NATO negli ultimi 30 anni: erano forse guerre rispettose del diritto internazionale? Si deplorano le basi russe in Siria, in Georgia, in Moldavia, ma non si fa cenno alle innumerevoli basi USA nel mondo.
Inoltre si proclama che il futuro dell’Ucraina è nella NATO, ponendo le premesse per la cosiddetta pace giusta cioè per la guerra infinita, visto che proprio il prospettato ingresso nella NATO è la causa della guerra.
A corollario di questa visione distorta, si procede con la valutazione della politica di Israele. C’è preoccupazione per quanto succede a Gaza, si condanna sì il Governo israeliano per aver attaccato le forze ONU in Libano, ma, vergognosamente, non per la decisione di annientare il popolo palestinese nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, in barba a tutte le delibere dell’ONU.
Si è preoccupati anche per la sorte dei migranti in Libia, ma …si prende atto e si continua.
Sulla base di questa falsa interpretazione della realtà, nasce l’appello a essere pronti a combattere. Il riarmo è necessario, si devono spendere cifre enormi, con la conseguenza non dichiarata di smantellare il poco che resta dello stato sociale. Per altro il riarmarsi degli stati dell’UE non conduce nemmeno a una autonomia militare rispetto agli USA e alla formazione di un embrionale esercito europeo, (come certa propaganda, soprattutto del PD, vorrebbe farci credere), sia perché ogni singolo stato provvede ai suoi armamenti sia perché si auspica una collaborazione ancora più stretta con la NATO e con gli USA.
Ma per sostenere una guerra non basta creare la figura del nemico e avere i finanziamenti necessari, occorre anche il sostegno della popolazione. E soprattutto delle giovani generazioni, che sono quelle che, in primis, ci rimetteranno la vita. Perciò, basta educazione alla pace, (che pure è entrata ormai anche nei progetti didattici curricolari); bisogna formare allo spirito militare, all’importanza delle forze armate, infine alla bellezza della sfida bellica. E l’Università deve collaborare a questa formazione militaresca. Questo aspetto è, credo, quello più preoccupante di tutto il documento, perché è proprio dalla mentalità diffusa di odio contro il nemico, e al tempo stesso di paura del pericolo, che nascono le giustificazioni dei crimini disumani che ogni guerra porta con sé.
Credo che in realtà l’UE ritenga, con una guerra, di poter risollevare le sorti della propria economia, ponendo fine alla stagnazione della sua industria. Non a caso la Germania è tra i fervidi sostenitori del riarmo.
Va poi ricordato che la Risoluzione è rinforzata dalla decisione (riunione NATO del 25-26 giugno) di portare le spese per la difesa al 5% del PIL: 3,5% per armi (da comprare dagli USA) e 1,5% per infrastrutture utili a fini militari.
Non resta che sperare nella capacità dell’opinione pubblica europea di neutralizzare lo spirito guerrafondaio della sua classe dirigente, ormai asservita alla lobby delle armi. La razionalità critica ci dice che se vuoi la pace devi preparare la pace e il disarmo: cerchiamo di impegnarci perché questa tesi prevalga.
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Il testo della Risoluzione (Clicca per leggere)
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Condividendo il contenuto e l’analisi dell’articolo, una domanda mi sorge spontanea: perché si è arrivati a questa situazione? Facendo una riflessione non si può non notare che salvaguardare la democrazia in quei paesi in cui viene ancora esercitata è sempre più arduo. Premettendo che bisogna fare chiarezza sul termine democrazia e cosa rappresenta; in occidente viene intesa con la libertà di espressione, di opinione ma prevalentemente libertà di mercato, e ciò è ancora più evidente per quanto concerne la UE ma non solo. I fondamentali con cui l’attuale Unione europea è nata sono stati inizialmente di carattere economico, monetario, mercantile e ciò è suffragato dai vari trattati firmati e suggellati fra i paesi (Parigi, Roma, Maastricht, Amsterdam, Nizza, Lisbona) integrati dai vari accordi susseguitesi nel prosieguo degli anni. Nella situazione attuale però la carenza politica ed istituzionale nella UE , a mio avviso, è un’assenza fra i vari paesi dell’unione, di una coesione nelle politiche di difesa e politiche sociali quali: mercato del lavoro, libertà di opinione (Ungheria, elezioni Romania).Tutto ciò evidenzia che negli anni le istituzioni europee hanno dato priorità alla politica economica e di mercato ed in modo minore agli indirizzi per il sociale, a parte le numerose norme e regolamenti emanati a volte inutili e stucchevoli. Stiamo subendo ,noi cittadini europei , la conseguenza di una mancanza di una visione politica lungimirante non so se inconsapevolmente disattesa o propriamente voluta. Ciò è quello ,sempre a mio parere ,che la commissione europea attraverso la commissaria Von Der Leyen sta tentando di orientare la politica di difesa della UE verso un indirizzo bellicoso, premettendo che non sono un estimatore della stessa, credo invece, che la commissione sotto pressione delle lobby dell’industria degli armamenti che si appresta a riconvertire e sostituire il settore automobilistico ormai in grandissima difficoltà sia costretta a queste scelte drammatiche ed impopolari. Io penso che queste carenze politiche susseguitesi negli anni e sotto varie commissioni e commissari mettono, noi cittadini , sull’orlo di un baratro molto pericoloso. Ma tutto ciò è la riconferma che il solo mercato non può sostituire la politica vera esercitata nelle istituzioni, ma che anch’esso deve essere regolamentato da scelte e programmi politici espressione della volontà dei cittadini.