Gabriella Carlon
18-09-2025
L’UE, e anche buona parte delle forze politiche nazionali, non vedono altro, per il futuro, che una guerra con la Russia. Eppure non ci sarebbe nemmeno bisogno di inventare un progetto alternativo, perché, nel corso degli anni, è già stato elaborato.
Si dovrebbe far riferimento agli Accordi di Helsinky, firmati il 1 agosto 1975 da 35 stati a conclusione della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE). La Conferenza si era aperta il 3 luglio 1973 e si era svolta in parte a Ginevra. I firmatari erano gli stati europei (compresi quelli del blocco socialista), Stati Uniti e Canada.
Gli Accordi prevedono un sistema internazionale demilitarizzato e fondato sulla cooperazione. Punto cardine è il rispetto delle sovranità nazionali, unito alla volontà di risolvere le controversie in modo pacifico con la trattativa diplomatica. Dieci punti delineano il Decalogo di pace:
1) Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti alla sovranità
2) Non ricorso alla minaccia o all’uso della forza
3) Inviolabilità delle frontiere
4) Integrità territoriale degli Stati
5) Composizione pacifica delle controversie
6) Non intervento negli affari interni
7) Rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo
8) Eguaglianza dei diritti e autodeterminazione dei popoli
9) Cooperazione fra gli Stati
10) Esecuzione in buona fede degli obblighi di diritto internazionale
Si prospetta una stretta cooperazione tra gli stati su tre dimensioni:
– in campo politico-militare (sicurezza militare)
– in campo economico-ambientale (energia, ambiente, sviluppo)
– in campo umano (cultura, informazione, educazione, diritti umani).
Infine si auspica una collaborazione per la sicurezza con i paesi del Mediterraneo, che in parte partecipavano alla Conferenza come osservatori.
La CSCE con riunioni periodiche ha mantenuto un canale di comunicazione e di collaborazione tra Est e Ovest pur in tempi di Guerra fredda.
Dopo la Carta di Parigi per una nuova Europa (1990), si decide, nel vertice di Budapest (1994), di istituzionalizzare la CSCE con strutture permanenti: diventerà OSCE -Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa – (1) dal 1 gennaio 1995. Il segretariato di coordinamento generale ha sede a Vienna. Attualmente gli Stati aderenti sono 57: gli Stati europei, USA, Canada, alcuni Stati dell’Asia centrale. La prospettiva politica alla base dell’Organizzazione è la considerazione dell’Europa come uno spazio unitario “dall’Atlantico agli Urali”, compresa quindi la Russia. L’operato dell’OSCE si è concretizzato in azioni di controllo delle istituzioni democratiche e dei diritti umani, relativamente alla libertà di informazione e al monitoraggio delle elezioni; in operazioni di peacekeeping; in controllo degli armamenti tradizionali.
Si trattava di costruire un sistema di relazioni internazionali che conducesse alla pace attraverso il disarmo e la collaborazione, ma il progetto è stato di fatto abbandonato.
Il radicale cambiamento di prospettiva è avvenuto con il crollo dell’URSS (1989) e lo scioglimento del Patto di Varsavia (1991). Gorbaciov aveva ottenuto, dopo l’unificazione tedesca, l’assicurazione del non allargamento della NATO a Est, contando su un nuovo sistema di sicurezza imperniato sulla CSCE. Ma gli USA hanno maturato una diversa visione politica: un nuovo ordine mondiale unipolare, privo di qualsiasi concorrente globale, a cominciare dalla Russia, che pertanto deve essere ridotta al rango di potenza regionale. La NATO non solo non viene sciolta, ma rafforzata come alleanza da difensiva a offensiva, pronta a intervenire ovunque gli interessi occidentali siano messi in pericolo. Pertanto, nonostante le reiterate assicurazioni, garantite anche a Eltsin, si persegue l’allargamento progressivo verso Est, secondo i piani elaborati dal Pentagono e fatti propri dai Presidenti statunitensi di ogni colore. L’UE, completamente appiattita sulla NATO, segue la medesima scelta politica. Il massiccio bombardamento della Serbia (1999) sanziona l’avvenuto cambiamento nei confronti della Russia. Gli USA fomentano quindi, con abbondanti investimenti, il nazionalismo nelle Repubbliche ex-sovietiche, non disdegnando di ricorrere a regime change se necessario, al fine di favorire la disgregazione della Federazione russa.
Ha trionfato un’opzione politica decisamente contraria allo spirito dell’OSCE.
L’orientamento attuale dell’UE punta alla deterrenza attraverso il riarmo: “La pace attraverso la forza” (Punto 23 della Risoluzione del Parlamento Europeo -2 aprile 2025). Questa contrapposizione Est-Ovest si sta rivelando deleteria per l’economia dell’UE, oltre che disastrosa per il popolo ucraino e foriera di un clima di guerra sempre più catastrofico, al quale, secondo la Risoluzione del Parlamento Europeo, dovremmo educare le giovani generazioni.
Visti i risultati negativi e pericolosi di questa scelta, non sarebbe il caso di ritornare allo spirito di Helsinky?
L’UE potrebbe perseguire una linea politica autonoma rispetto agli USA, di non ostilità nei confronti della Russia e di abbandono di un minaccioso riarmo, dissociandosi dalle scelte offensive della NATO per assumere una posizione neutrale, che sarebbe la migliore garanzia per la sicurezza.
Per un simile orientamento l’Italia potrebbe far pressione negli organismi europei, riprendendo, in politica estera, la posizione (auspicata da Moro e Andreotti e per alcuni decenni mantenuta), di ponte tra Est e Ovest: pur essendo uno Stato con autonomia relativa per la presenza di basi USA sul proprio territorio, tuttavia non è stato impossibile ottenere una certa indipendenza. Perché non sarebbe oggi auspicabile per l’UE?
Anziché la pace attraverso la forza sarebbe tempo di costruire la pace attraverso il disarmo e la collaborazione, proprio dando spazio e vigore all’OSCE, uno strumento diplomatico già esistente e strutturato. Il cinquantenario dell’OSCE, che cade il 1 agosto 2025, potrebbe portare saggi consigli.
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Note:
1) Da non confondere con OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che opera nell’ambito puramente economico nei paesi a economia di mercato. Fondata nel 1961, comprende attualmente 36 stati. Ha sede a Parigi.
Fonti:
https://internazionale.camera.it/delegazioni/osce/scheda-organizzazione (per un’analisi dettagliata dell’organizzazione e del funzionamento dell’OSCE)
www.osce.org/files/f/documents/a/c/39504.pdf (per il testo degli Accordi di Helsinky)
https://unipd-centrodirittiumani.it/it/temi/organizzazione-per-la-sicurezza-e-la-cooperazione-in-europa-osce
https://www.studiperlapace.it/view_news_
Baldi-Monzali (a cura di), Italia-Helsinky 50. Dall’Atto finale di Helsinky del 1975 all’OSCE di oggi, Edit. Scientifica, Napoli 2024
(disponibile gratuitamente nella versione digitale: https://delegazioneosce.esteri.it/wp-content/uploads/2024/06/baldi_monzali_italia_helsinki_50-1.pdf )
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