il Sahara sta diventando verde

Un curioso fenomeno, almeno tale per noi profani, si è manifestato nel 2024 nel deserto del Sahara colorando di un verde intenso parte della sua fascia meridionale.
La natura che fa fiorire il deserto. Un fatto positivo? Forse no. Gli scienziati ipotizzano che l’evento sia dovuto al cambiamento in atto del clima.

Eraldo Rollando
17-03-2025

Il deserto del Sahara, arido e sabbioso, ha il suo confine sud con la savana dove il colore verde della vegetazione inizia a stemperare il giallo ocra della sabbia, per effetto delle precipitazioni che normalmente sono più intense tra luglio e settembre nella zona del Sahel a nord dell’equatore .
Nel 2024, un evento di grande rilevanza scientifica ha modificato l’aspetto di buona parte  di quest’area di confine a sud del Sahara, normalmente arida, donandole una colorazione verde molto intensa, più a nord di quella usuale.
E’ quanto hanno evidenziato le osservazioni che periodicamente vengono effettuate  tramite il satellite Modis (1) della Nasa.
Anche gli esperti del Cira – Istituto cooperativo per la ricerca sull’atmosfera dell’Università dello Stato del Colorado/Usa –  analizzando l’animazione satellitare hanno rilevato una colorazione di verde intenso dove, al contrario, dovrebbe esserci soltanto sabbia arida e spiegano”Nel deserto del Sahara non c’è molto verde ma dopo un insolito afflusso di pioggia il colore può essere visto dallo spazio mentre si insinua in alcune parti di uno dei luoghi più aridi del mondo”.
Il fenomeno si ipotizza dovuto al fatto che le precipitazioni estive dovute al monsone dell’Africa occidentale, spintosi quest’anno molto più a nord del solito, abbiano dato luogo a violenti temporali e nubifragi in Niger, Ciad,Sudan e addirittura in Libia, dove normalmente non si verificano. Gli stessi ricercatori dicono che La vegetazione si estende molto più a nord nel 2024 in luoghi come il Niger e il Ciad ed è più rigogliosa appena sopra l’equatore in un luogo come la Repubblica Centrafricana”

La CNN, nell’edizione on-line del 13 settembre 2024, dà conto delle analisi di  Karsten Haustein, ricercatore sul clima presso l’Università di Lipsia in Germania, il quale, cercando le ragioni dello strano spostamento delle precipitazioni estive verso nord, causate dal monsone,  ascrive il fenomeno a due cause.
La prima attribuisce l’origine al Niño e alla Niña:“La transizione da El Niño a La Niña ha influenzato lo spostamento dei fenomeni verso nord quest’estate.
El Niño, un modello climatico naturale caratterizzato da temperature oceaniche più calde della media nel Pacifico equatoriale, in genere porta a condizioni più secche del normale nelle zone umide dell’Africa occidentale e centrale. La Niña può avere l’effetto opposto”.
La seconda si riferisce al riscaldamento climatico in corso: “La zona di convergenza intertropicale, che è la ragione del rinverdimento (dell’Africa), si sposta più a nord man mano che il mondo diventa più caldo”, ha spiegato Haustein. “Almeno, questo è ciò che suggeriscono la maggior parte dei modelli”.

Uno studio pubblicato sull’autorevole rivista Nature il 28 giugno 2024, prima che si manifestasse il fenomeno di cui si parla, sembra confermare questa seconda ipotesi. Infatti, in esso viene si sostiene che “spostamenti più a nord in questa zona potrebbero verificarsi più frequentemente nei prossimi due decenni, man mano che i livelli di anidride carbonica aumentano e il mondo si riscalda.”

In conclusione, si potrebbe affermare che quello che appare come un fenomeno positivo – la vegetazione che prende possesso di una larga fascia di deserto – si riveli in realtà largamente negativo e fornisce, se ce ne fosse ancora bisogno, l’ennesima prova dell’impatto che l’attività umana ha sul clima del Pianeta e sui nostri destini.
I governanti del Mondo sembrano avere finalmente preso coscienza del problema, ma purtroppo senza mettere in atto alcun coordinamento tra le varie iniziative. L’impiego dell’energia elettrica in sostituzione delle fonti fossili, responsabili del riscaldamento dell’atmosfera, ha generato, però, una corsa sfrenata all’accaparramento di materie prime indispensabili alle nuove tecnologie.
E’ legittimo che ogni governate dia priorità ai propri interessi nazionali. E’ auspicabile, però, che non venga perso di vista il bene comune, la visione d’assieme e il lavoro da fare in piena sintonia tra gli Stati; il futuro potrebbe essere veramente drammatico per i figli e nipoti degli attuali 8,2 miliardi di abitanti del Pianeta, se non si tengono in debita considerazione i segnali che la Terra già oggi ci invia: lo scioglimento dei ghiacciai e delle banchise polari, l’innalzamento dei mari, l’aumento della temperatura dell’atmosfera e i fenomeni ciclonici sempre più forti, solo per citare una piccola parte di ciò che è in evidenza.
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Note

1 – traduzione dell’acronimo Modis in: Spettro radiometro per immagini a risoluzione moderata

Foto d’apertura: RAMMB – CIRA 

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