A cura di Gabriella Carlon
02-07-2025
Come si sono rapidamente dimenticati i bruciati vivi di Odessa, nonché la guerra civile in Ucraina dal 2014, così è passata nel silenzio totale dei TG e di quasi tutta la stampa, la notizia che la Corte europea dei diritti dell’uomo, con una sentenza del 13 marzo 2025, ha condannato l’Ucraina per la morte, il 2 maggio 2014, di almeno 42 manifestanti a Odessa.
Dopo la rivolta di piazza Maidan e il rovesciamento violento del presidente Yanucovich, diversi manifestanti russofoni contro il nuovo governo si sono accampati a Odessa nella piazza davanti alla Casa dei sindacati. Qui il 2 maggio vengono assaliti da ultranazionalisti e nazisti armati, provenienti da Karkhiv in occasione di una partita di calcio. I manifestanti a questo punto si rifugiano all’interno del palazzo, ma gli avversari danno fuoco all’edificio. Il capo del servizio di emergenza ucraino, presente sul posto, ordina ai Vigili del fuoco di non intervenire, nonostante arrivassero richieste di intervento anche da parte di alcuni osservatori dell’ONU. I morti sono almeno 42, o bruciati vivi o uccisi mentre si buttavano dalle finestre. Le autorità di Kiev hanno insabbiato qualunque indagine e processo relativo ai fatti. Pertanto la Corte europea (con voto favorevole anche del giudice ucraino Mycola Gnatovskyy) ha condannato l’Ucraina per violazione dell’obbligo di proteggere i propri cittadini.
La sentenza sottolinea anche che è documentato che gruppi di cittadini comuni di Odessa hanno soccorso i giovani che si buttavano in strada per sfuggire alle fiamme e che i Vigili del fuoco sono poi dovuti intervenire a furor di popolo.
Ne da notizia Il fatto quotidiano, nell’edizione del 18/3/2025
Disclaimer e note legali (clicca per leggere – puoi rivendicare diritti di proprietà su riferimenti e immagini)
_______________________________________________________________________________________