L’arroganza al potere

Nel suo Rapporto all’ONU sulla situazione dei diritti umani in Palestina, la “Relatrice Speciale” Francesca Albanese ha puntato il dito non solo sulle responsabilità degli attuali governanti israeliani, ma ha chiamato in causa anche  Aziende private  e pubbliche israeliane e internazionali, nonché i loro dirigenti, per avere “ tratto profitto dall’economia israeliana dell’occupazione illegale, dell’apartheid e ora del genocidio”. Il presidente USA l’ha minacciata di pesanti sanzioni per il suo comportamento “anti-americano”. Prontamente si sono levate voci importanti in sua difesa.

Eraldo Rollando
11-09-2025

Nel periodo 16 giugno-11 luglio 2025 si è tenuta a Ginevra  la 59ª sessione del Consiglio per i Diritti Umani, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere e proteggere i diritti umani, garantiti dal diritto internazionale e previsti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Uno dei punti all’ordine del giorno riguardava la situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati. La giurista italiana e “Relatrice Speciale” per l’ONU Francesca Albanese ha presentato il suo Rapporto (Versione in italiano a cura di Pressenza – Agenzia di stampa internazionale) dal titolo particolarmente lungo e significativo:  “Dall’economia di occupazione all’economia del genocidio – Rapporto della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese”.
Già il titolo lasciava presagire la ruvidità del contenuto e il fastidio che avrebbe suscitato alle parti interessate. Il rapporto, infatti, segnala come il progetto coloniale israeliano, attivo dal 1967 con il fine di perseguire lo  sfruttamento e il controllo economico nei Territori Occupati, sia proseguito nel tempo e, dopo l’ottobre 2023, si sia trasformato da economia dell’occupazione in strumento attivo di pulizia etnica e genocidio, specialmente a Gaza.
Da più parti il documento è descritto come epocale per l’approccio giuridico che chiama in causa non solo la responsabilità degli Stati coinvolti, ma anche di imprese e dei loro dirigenti, per avere collaborato e fornito strumenti, tecnologie belliche e supporto logistico in maniera acritica, senza avere attivato una doverosa “due diligence” (1), al punto 3.1 del Rapporto.
“Mentre i leader politici e i governi si sottraggono ai loro obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana dell’occupazione illegale, dell’apartheid e ora del genocidio”, si legge nel documento.
Francesca Albanese racconta delle aziende internazionali che contribuirebbero a questa economia di occupazione e di guerra. Sono multinazionali, università, banche, fondi di investimento, aziende della tecnologia .
La Rivista Città Nuova, nell’articolo del 3/7/2025  segnala che “Nel rapporto del luglio 2025 sono prese in esame circa un migliaio di imprese, ma per il momento se ne citano solo 48 tra le più grandi, informate, tra l’altro, dell’indagine in corso da parte dell’Onu. Vi compare anche l’italiana Leonardo, assieme a Google, Amazon, Hp, Microsoft, Ibm, BlackRock, Chevron, Caterpillar, Volvo, Hyundai, Lockheed Martin, Airbnb, Booking.com, oltre a quelle israeliane direttamente interessate come l’industria di armi Elbit, il gestore delle fonti idriche Mekorot e la produttrice di spyware  Nso.”

 

Gli Usa reagiscono
La reazione degli Stati Uniti è stata pronta e netta. La capo missione statunitense all’Onu, Dorothy Shea, ha accusato Francesca Albanese di lanciare “una campagna inaccettabile di guerra politica ed economica contro l’economia americana e mondiale” (fonte Agenzia Reuters), chiedendo inoltre al Segretario Generale Guterres di condannarla e di rimuoverla dalla carica, sostenendo che le sue accuse sono “false e offensive”.
Qualche giorno dopo è intervenuto direttamente Marco Rubio, Segretario di Stato USA, annunciando sanzioni (clicca per leggere la versione in italiano) contro la Relatrice Speciale Onu. Anche Rubio l’ha accusata di avere avviato una “campagna di guerra politica ed economica” (“political and economic warfare”) contro USA e Israele, descrivendola come conduttore di antisemitismo sfrenato,  teso a supportare il terrorismo e di manifestare “disprezzo aperto” verso Stati Uniti, Israele e l’Occidente (fonte  AP News.). Secondo Rubio “né gli Stati Uniti né Israele hanno aderito allo Statuto di Roma”, il che per gli USA rende questa azione una grave violazione della sovranità di entrambi i Paesi”.
Non è ancora chiaro quali sanzioni saranno applicate; secondo fonti di stampa si parla di congelamento dei beni detenuti in Usa (ammesso che Albanese ne abbia) e di divieto di ingresso negli Stati Uniti.

Le voci solidali con la relatrice
Le difese nei confronti di Francesca Albanese sono arrivate da istituzioni internazionali, personalità culturali e dello spettacolo, petizioni online, mondo della politica italiana e singoli cittadini. Di seguito sono riportati solo alcuni degli interventi.

Il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, ha condannato le sanzioni come un “pericoloso precedente” e “inaccettabili” misure unilaterali contro esperti indipendenti dell’ONU; anche l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Volker Türk, e il presidente del Consiglio dei Diritti Umani, Jürg Lauber, hanno chiesto all’ONU di proteggere i Rapporteurs dagli attacchi (La Voce di New York).

La segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha definito le sanzioni «un vergognoso e trasparente attacco ai principi fondamentali della giustizia internazionale». Amnesty ha, inoltre, invitato tutti gli Stati a fare pressione diplomatica sugli Stati Uniti (USA)[1]affinché le misure messe in campo contro la relatrice vengano annullate.(L’Espresso).

L’europarlamentare sloveno Matjaž Nemec, ha lanciato una petizione online per proporre la candidatura di Albanese al Nobel per la Pace 2026 (Corriere del Ticino).

Migliaia di cittadini italiani hanno espresso solidarietà, aderendo con 120.000 firme a iniziative che chiedono la sua protezione diplomatica, il riconoscimento del suo lavoro e la candidatura al Nobel (Diritti Globali).

PD, M5S, ANPI e altre forze politiche italiane hanno manifestato piena solidarietà, definendo le sanzioni “un atto gravissimo” e “una vergognosa intimidazione in stile mafioso”. In particolare, il Presidente dell’ANPI, in una dichiarazione pubblica,ha denunciato l’assenza di difesa da parte del governo italiano, definendo la posizione governativa un fatto “di cui vergognarsi” (WordNews).

Di seguito, alleghiamo il video della conferenza stampa tenuta al Senato il 4 settembre 2025 da Francesca Albanese, su iniziativa del senatore Giuseppe De Cristoforo, sull’impatto delle sanzioni USA alla Relatrice. Il video è stato diffuso dalla Rivista Altreconomia. (durata circa 1 ora)

 

Interventi tutti doverosi e necessari; purtroppo l’Amministrazione americana attuale e il suo “Commander in Chief” Trump hanno già manifestato, su altri temi di portata mondiale, assoluta insensibilità alle regole dei rapporti internazionali e alle argomentazioni altrui. Con l’arroganza in punta di lancia, proseguiranno nel loro disegno di perseguire “il bene dell’America”, mentre gli altri … dovranno subire.

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Note

Immagine di apertura: Francesca Albanese (da  Controinformazione.info)

Rapporto in lingua inglese(Documento originale ONU – clicca per leggere)

     1.  Due diligence: L’espressione inglese due diligence (in italiano, letteralmente, necessaria diligenza) indica l’attività di investigazione e approfondimento di dati e informazioni relativi all’oggetto di una trattativa. Il fine di questa attività è valutare la convenienza di un affare, identificandone i relativi rischi e problemi connessi; così, sia per negoziare termini e condizioni della trattativa, sia per predisporre adeguati strumenti di garanzia, di indennizzo o di risarcimento (Wikipedia)

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