Le bugie del Parlamento Europeo sul Ceta

Laura Mazza
15 febbraio 2017

Oggi a Strasburgo è stato approvato il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) l’accordo di libero scambio dell’Europa con il Canada che si trascina del 2009. Molti attivisti aderenti al NO-TTIP (che verrà di sicuro riproposto) i Verdi, i Socialisti, e anche l’estrema destra del Parlamento europeo si sono a lungo opposti a questo trattato perché danneggia i prodotti europei, l’agricoltura e le indicazioni geografiche europee. Il Canada ne riconosce una minima parte rifiutandone una molto più grande; per esempio i nomi di nostri prodotti come “mozzarella”, “mortadella”, “gorgonzola” potranno essere usati in Canada sui loro prodotti purché non compaia la bandiera italiana sulla confezione. La pasta industriale verrà confezionata più facilmente con il grano canadese che usa il glifosato durante la raccolta, e dunque il suo costo risulterà inferiore e più appetibile per le multinazionali agroalimentari. A proposito del glifosato é bene sapere che non solo si è trovato nel terreno e nelle acque, ma ora anche nelle urine umane. Inoltre con più facilità saranno presenti sui nostri mercati animali cresciuti con ormoni non ammessi in Europa. Da due anni il Comitato NO-TTIP e CETA lavora per fare emergere queste trattative tenute segrete. Sono stati aperti anche siti in cui si poteva contattare il parlamentare italiano che noi abbiamo eletto al Parlamento europeo per chiedere di non votare a favore di questo trattato ricordando a quali pericoli si va incontro. Ovviamente pochi di noi ne erano informati, ma di tutti i parlamentari che ho potuto contattare personalmente solo uno mi ha risposto che non avrebbe votato il trattato. Decisamente un bell’esperimento di Democrazia. Ma quello che mi domando è con quali direttive questi parlamentari siedono al Parlamento europeo, con quale attenzione si accosteranno tra pochi giorni alla Commissione europea che dovrà discutere la PAC (Politica Agricola Comune) nata con il Trattato di Roma nel 1957 che istituiva la Comunità Economica Europea. L’obiettivo di questa consultazione andrà a disciplinare nel 2018 l’attività di 22 milioni di agricoltori. In Italia tra il 2003 e il 2013 un’azienda agricola su quattro ha dovuto chiudere la propria attività, e questo è un segno di politiche agricole deboli e in balia delle multinazionali agroalimentari che hanno come obiettivo esclusivamente la resa dei terreni messi a coltura e dove la chimica di sicuro ha un ruolo importantissimo, ma anche molto impattante. In questi ultimi vent’anni si sono sviluppate una grande quantità di forme allergiche, o meglio, intolleranze verso alcuni tipi di cibo e questo è un segnale di allarme verso alcune lavorazioni o sul campo o per la conservazione che possono risultare nocive per una buona percentuale di popolazione. Bisognerà sviluppare una PAC che contempli in assoluto una serie di sistemi agro-ecologici che tengano conto sia dei cambiamenti climatici, ma anche della riduzione della chimica e dello sfruttamento intensivo dei terreni. Come faranno questi parlamentari a comprendere che non è sempre corretto seguire le compatibilità politiche di partito, e che invece a volte è molto più sensato ascoltare cosa pensano i diretti interessati, noi, che siamo anche i diretti consumatori dei prodotti.

Per fortuna si potranno seguire i lavori della PAC fino a maggio al seguente sito https://ec.europa.eu/agriculture/consultations/cap-modernising/2017_it, bisognerà seguire e commentare cose poco chiare ma soprattutto bisognerà ricordarsi quando si andrà a votare che cosa hanno fatto i parlamentari che sono stati eletti. Rimane adesso un’ultima possibilità per bloccare questo trattato, ossia riprendere le mobilitazioni perché il nostro Parlamento nazionale e regionale ne sospenda l’applicazione. Appare una impresa quasi impossibile visti gli interessi che sono in campo, ma se l’attenzione dei cittadini rimarrà ad alti livelli potremo vantare una rinnovata attenzione democratica al nostro futuro e ai nostri territori.

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