Gabriella Carlon
8/1/2017
Passata la tempesta del Referendum, con le sue aspre contrapposizioni, si tratta di capire le conseguenze della clamorosa vittoria del No.
Un primo dato è la presenza di un Presidente del Consiglio pacato ed educato (che si spera faccia scuola agli altri politici). Un secondo dato è la composizione del Governo: fotocopia del precedente con alcune presenze imbarazzanti, in primis quella di Maria Elena Boschi che, titolare della Riforma così sonoramente bocciata, continua a coprire una carica di potere e di prestigio.
Si potrebbe pensare che l’esito del Referendum sia del tutto ininfluente sull’azione del Governo. Il che non sarebbe strano, se non fosse che l’exPresidente lo aveva proposto come plebiscito non solo sulla politica del Governo, ma addirittura sulla sua persona! Delle due l’una: o il Referendum era sulla riforma costituzionale (come formalmente era) e allora il Governo doveva star fuori dalla campagna elettorale e non erano dovute dimissioni di nessuno; oppure il Referendum era di fatto sul complesso delle riforme del governo Renzi e allora, per rispettare la volontà popolare, si renderebbe necessaria una svolta di cui invece non si vede traccia.
Pertanto si continuerà con una politica di ispirazione neoliberista che comporta una progressiva privatizzazione dei servizi essenziali: sanità, istruzione, pensioni, poste trasporti, in modo da allargare sempre più la sfera privata, accessibile a chi può comprare sul mercato ciò di cui ha bisogno, in barba all’universalismo dei diritti fondamentali.
Ma questa visione socio-economica è in netto contrasto con la Costituzione salvata dal Referendum, che prevede una società solidale, fondata sulla garanzia universale dei diritti. Come si esce da questa contraddizione?
Auspichiamo che si riparta dall’esito del Referendum: l’alta partecipazione al voto indica un desiderio di presenza attiva dei cittadini: la Costituzione è il patto in cui tutti si riconoscono, perché stabilisce i valori che rendono la società coesa e le regole che limitano l’esercizio del potere. La Costituzione non può dunque essere espressione di un governo perché è al di sopra dei vari governi e delle maggioranze che di volta in volta si succedono in Parlamento.
Inoltre la Costituzione stabilisce diritti e doveri e non si può certo affidare al mercato la loro definizione o il loro concreto esercizio. Inoltre prevede un allargamento dei diritti alla sfera socioeconomica che è ancora lontano dalla dovuta garanzia di realizzazione, anche se, al momento, non si vede una forza politica che possa dare attuazione a questa parte della Costituzione che guarda al futuro.
Dunque c’è da temere che …….anno nuovo, ma vita vecchia!
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Politica, Economia, Cultura, Ambiente
E’ un’analisi dell’attuale situazione politica, economica e sociale sulla quale sono d’accordo.
Auspicherei che le forze politiche concordino velocemente una nuova legge elettorale per andare subito al voto : ciò con la speranza di avere in un prossimo futuro un Parlamento ed un Governo che siano realmente espressione della volontà dei cittadini.