Terremoti e bufere di neve

Laura Mazza
19 gennaio 2017
Siamo tutti sconvolti di fronte a quello che è successo in questi giorni nel territorio di Teramo e ancora nelle zone già colpite dal terremoto del 24 agosto. Il terremoto lascia tutti senza parole, priva della vita, priva del lavoro, priva delle case e di qualunque sentimento di comunità di paesi che non esistono più. Sappiamo tutti che le zone appenniniche, ma anche di tutta l’Italia, sono soggette a terremoti, e dotte spiegazioni dei geologi ci spiegano di faglie, di energie, di crateri e allora ci si domanda come si possa pensare di ricostruire gli stessi paesi negli stessi luoghi. Di sicuro è la voglia dei sopravissuti di negare con tutte le forze che non è vero che è andato perso proprio tutto, ma la domanda appare legittima. Per contro, chi di noi non ha mai visitato quelle zone famose per la bellezza della natura aspra delle montagne e dei laghi e anche dolce dei pendii coltivati. Sono pochi coloro che non conoscono i posti del nostro Medioevo, e della Storia di popolazioni più antiche e anche di insediamenti di popolazioni provenienti dai paesi slavi o mediterranei, quella parte della Storia “minore” fatta non dalle battaglie, ma dal lavoro della terra e della gente migrante. Proprio poco prima del terremoto di agosto ho avuta la fortuna di attraversare l’Italia dalle Marche al Molise e dal Molise a Roma, un bel ripasso di geografia e di storia, i Monti Sibillini, i Monti della Laga, la Majella e una infinità di paesi appollaiati su colli e monti. Si sente la potenza di quel territorio. Ma con il dolore si accompagna l’incredulità di come si possa pensare di concedere molti dei territori appenninici a chi considera opportuno procedere alle trivellazioni per gas e petrolio, come in provincia di Isernia. Se ne era già parlato in occasione del Referendum sulle Trivelle, si parlava delle trivellazioni in mare entro le 12 miglia o cosa fare delle piattaforme ormai all’esaurimento del contratto con società anche estere. Non si è parlato di quelle sul territorio in Basilicata, in Molise, in Emilia Romagna. E’ pazzesco che qualcuno abbia potuto politicamente dare in affitto aree fortemente a rischio di terremoti solo perché questo qualcuno e qualcuno della sua cerchia poteva guadagnare dei soldi. Lo si sa da quando si incomincia la scuola elementare che sono zone sismiche. E si sa anche che l’Italia e il suo sud non è soltanto il paese del sole eterno, come tutti i sud ha una temperatura invernale più clemente, ma tutti sanno che sull’Appennino nevica, anzi molti ci vanno a sciare al Gran Sasso, in Calabria in Sila e anche sull’Etna. Anche questa non è una novità. Ma come mai in quei bellissimi posti i pali della luce sono vecchi e malconci, come mai le strade non sono ben tenute. Le domande potrebbero proseguire, e le risposte potrebbero essere che non ci sono manutenzioni, perché? Perché ai comuni non danno soldi o perché si pensa di attivare un turismo privo della coscienza che si tratta invece di un territorio fragilissimo dove le feste di paese non sono sufficienti a migliorare la vita dei residenti, anche se forse qualche associazione culturale ne può beneficiare. Si è saputo, oggi, a disastro avvenuto che la rete dell’alta tensione non ha retto. Era già successo nel marzo 2015 quando sotto l’incombere di una emergenza meteo, ci furono 120 mila utenze di oltre 200 comuni che subirono l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica per più di 24 ore, nel 30% dei casi durò anche più giorni. La rete di Terna e di E-Distribuzione, che fa parte di Enel, sono finite sotto accusa e Enel dovette indennizzare 120mila clienti per un importo complessivo di 26 milioni di euro. (fonte: Il Manifesto 19 gennaio 2017) Il problema, al di là dei costi, è che l’elettricità serve ospedali, case, carceri, comunicazioni, turbine, ecc. Ma oltre alla mancata manutenzione straordinaria e ordinaria il vero problema è avere privatizzato la rete elettrica nazionale, che è proprietà di fondi di investimento come Blackrock (www.europaquotidiano.it/…/chi-ce-dietro-blackrock-il-fondo-usa-che-si-sta-compran..) oppure di aziende cinesi. Si viene a sapere anche di un contestatissimo elettrodotto Villanova-Gissi (Elettrodotto Villanova-Gissi | Atlante Italiano dei Conflitti Ambientali) testimone di lunghe battaglie, ma che nonostante tutto proseguirà da Gissi e Foggia con ovvi rincari sulle bollette. Quale lungimiranza politica ha reso possibile sottrarre fondi alla manutenzione in favore di nuovi impianti piuttosto chiacchierati o addirittura in violazione di legge. E i militari come mai non arrivano con i loro presidi con generatori di corrente, comunicazioni, panificazione, come fossero in guerra contro un esercito distruttore. Non hanno questi presidi, hanno solo armi? Il Ministro di turno era momentaneamente distratto? E il territorio viene mantenuto in buono stato? Fiumi, torrenti, smottamenti, frane? Di solito succede che si occupano del territorio dopo che si è verificato un disastro. Gli sismologi monitorano le zone fragili, ma quanta forza hanno? Dove possono prevenire? Si legge che a causa di una burocrazia spaventosa per la ricostruzione attivata da agosto 2016 gli architetti e gli ingegneri si scontrano quotidianamente con permessi mancanti, poco personale, indicazioni incomplete, e confusione nelle direttive. Il tetto di una palestra comunale a Folignano provincia di Ascoli Piceno inaugurata nel 2004 è crollato. Solo un ultimo cenno alla neve così copiosa, a queste correnti di aria gelida del Polo Nord che arrivano fino giù nel nostro Sud nonostante il 2016 sia stato classificato come l’anno più caldo in assoluto e che hanno decimato tutte le coltivazioni di verdure e frutta. Gli esperti dicono che l’aria più calda e umida del Sud attira l’aria fredda del Nord, ma ci dicono anche che al Polo Nord si sta staccando un iceberg grande come la Lombardia. Noi che abitiamo in una città del Nord non abbiamo bisogno di farci dire cosa sta succedendo perché vediamo le montagne che ci circondano senza nemmeno uno spruzzo di neve, e sappiamo che di giorno il sole splende e con un bel giaccone si sta bene fuori casa perché fa quasi caldo ma che di notte la temperatura scende sotto lo zero, non un clima adatto a una bella nevicata. Questi si chiamano cambiamenti climatici, e anche in questo caso si potrebbe agire fino a che si può essere ancora in tempo. Cosa stiamo aspettando per pretendere che l’economia la smetta di governare la politica, già fragile di suo in questo periodo.

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