Eraldo Rollando
14-12-2016
Siamo tornati alla “vecchia” Costituzione e però siamo all’inizio di una nuova campagna elettorale, questa volta politica, che non si annuncia delle più belle, come bella non è stata quella referendaria da poco conclusa. E’ tornato il ritornello, mai zittito, di “un governo non eletto dal popolo”, di un Presidente del Consiglio “non legittimato da elezioni” e da espressioni più degne di un vicolo scuro che di un Paese civile quale l’Italia vuole essere ed è.
Tre forze politiche di opposizione, in questi giorni di discussione parlamentare sulla fiducia al nuovo Governo, disertano le aule e agitano la minaccia di scendere in piazza per arringare le folle e raccogliere firme (da portare a chi, non si sa; ma è di moda: sostituiscono le argomentazioni politiche, che non ci sono). Dimenticando anche il fatto che il loro posto, proprio in questo momento, è il Parlamento.
Il motivo del rifiuto? Il solito: no ad un Capo del Governo che non è passato attraverso le elezioni (certificando così l’esistenza, ormai conclamata, di una casta che è quella dei politici: gli estranei non li vogliamo!), no ad un nuovo Governo “illegittimo”, elezioni subito. Si può essere all’opposizione del Governo in carica, ma con altre motivazioni, che esprimano un dissenso politico.
Invece si ritirano dal Parlamento, azione appena stemperata dalla presenza di M5S al Senato, in una specie di Aventino, non ricordandosi che l’ultimo Aventino (il primo avvenne a Roma intorno al IV secolo a.c. nel quale la plebe, per protesta, si ritirò sul colle Aventino, fuori della città), attuato dai socialisti nel 1924 dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, spianò la strada al fascismo. Per fortuna i tempi non sono più quelli ma, come ricorda in merito il quotidiano Avvenire, Giosuè Carducci definiva l’Aventino “degli stenterelli” (lo stenterello è una nota maschera toscana).
E, a proposito di elezioni, aggiungo, per inciso, che è nota la situazione dell’attuale esistenza di due leggi elettorali, diverse per le due Camere, che non garantirebbero un governo stabile. Inoltre” l’Italicum” è sotto giudizio della Corte Costituzionale
Ma va bene fare confusione, raccontare realtà inesistenti, passare per buone cose che tali non sono, tutto per attirare consensi elettorali, e nascondere il vuoto di idee e di progetti. A Napoli, questa modalità si chiama “facite ammuina” che tradotto significa “fate confusione”, intorbidate le acque. Il riferimento è ad un falso regolamento della marina borbonica, anche questo passato per buono, che recita: «All’ordine “facite ammuina” tutti coloro che sono a prua vadano a poppa e quelli che sono a poppa vadano a prua; quelli che sono a dritta vadano babordo e quelli che stanno a babordo vadano a dritta; tutti quelli che sono sottocoperta salgano sul ponte e quelli che sono sul ponte scendano sottocoperta; chi non ha nulla da fare, si agiti di qua e di là».
Queste forze politiche sono tra quelle che hanno votato NO al referendum allo scopo di mantenere immutata la Costituzione vigente.
Non vorrei svolgere il ruolo del grillo parlante (il grillo di Pinocchio, per intenderci), ma il testo della Costituzione al Titolo III, Sezione I, Articolo 92 recita:” Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questi, i ministri”. Non dice che deve essere stato eletto dal popolo.
Più avanti l’Articolo 94: “Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere”
E’ scritto in un italiano semplice e inequivocabile, ma il ritornello di un esecutivo “non legittimo” viene cantato a voce spiegata, facendo credere a molti, a troppi, che, per questa ragione, viviamo in un regime di non-democrazia.
Una non recentissima sentenza della Corte Costituzionale aveva bocciato il precedente sistema elettorale, il cosiddetto “Porcellum”, ma aveva anche confermato che le Camere potevano esercitare pienamente le loro funzioni. Quindi Parlamento comunque legittimo, non illegittimo. Questi i termini, dal punto di vista costituzionale; sui termini politici si può e si deve discutere, ma con tranquillità, senza bava alla bocca.
Se un Governo non piace, si vada in Parlamento e si voti la sfiducia.
Poi alle elezioni, con serenità, ognuno con le proprie argomentazioni espresse anche in maniera dura, ma non con il coltello fra i denti. A chi sostiene il contrario non farebbe male un ripasso della Carta. Quindi sommessamente mi permetto di dire: queste forze politiche che hanno votato NO alla revisione della Costituzione e la amano così com’è, cerchino di rispettarla e farla rispettare, con coerenza. Niente di più.
Si cerchi piuttosto di pensare una legge elettorale non per il vantaggio di una sola parte, ma in linea con la Carta costituzionale, così da permettere una reale rappresentanza di tutti i cittadini.
In questo contesto c’è il rischio di essere presi dalla nostalgia: la memoria va ad alcune figure storiche della politica italiana: i De Gasperi, le Tina Anselmi, i Moro, i Berlinguer, i Togliatti, i Pertini, i Nenni, i Martinazzoli per citarne solo alcuni. Su sponde opposte, ma tutta gente con la schiena diritta e un forte senso dello Stato. Gli scontri politici, durante la cosiddetta Prima Repubblica, erano duri, rare le intemperanze volgari, ma i contenuti degli argomenti erano seri, non demagogici e, soprattutto, non turlupinavano gli elettori.
Nota a margine. Un altro problema affligge il nostro Parlamento: il cambio di casacca, per opportunismo, di troppi parlamentari. Il Movimento 5 Stelle ipotizza per i suoi un vincolo di mandato: a casa con sanzione pecuniaria se non viene rispettano detto vincolo. Sanzione pecuniaria anche a chi lascia di sua volontà il Movimento.
La cosa, oltre a essere stravagante, è anche incostituzionale. Vedi Articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Ma tant’è. Parafrasando la celebre frase di don Abbondio nei Promessi Sposi si potrebbe dire che: la coerenza uno non se la può dare.