Da un incubo all’altro

Gabriella Carlon
06-03-2022

Promemoria
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
Gianni Rodari

 
Non siamo ancora usciti dall’incubo “Pandemia” e veniamo catapultati nell’incubo “Guerra”.
I venti di guerra soffiano impetuosi, mentre con spudorate menzogne si dice di volere la pace.
In questo clima, non resta che diffondere, per quanto si può, valori e sentimenti di pace. Solo tenendo viva questa piccola fiammella possiamo sperare di lasciarla in eredità alle generazioni future.
Diceva Erasmo da Rotterdam che niente è più folle della guerra, perché é un attacar briga per trarne  solo danni da entrambe le parti.
Diceva Tommaso Moro che la guerra – bellum – è cosa veramente belluina, cioè da belve e non da uomini. Gli utopiani “si vantano di aver agito virilmente e valorosamente solo allorquando vincono nella maniera con cui nessun animale potrebbe, eccetto l’uomo, vale a dire con le forze dell’ingegno”.
Se davvero si escludesse la possibilità della guerra dall’orizzonte umano, forse si andrebbe ai tavoli delle trattative con uno spirito positivo, disposto a trovare la mediazione degli interessi reciproci. E non sarebbe “grande” lo statista che ha portato il proprio paese alla guerra, ma colui che è stato capace di trovare un accordo. Ma il problema è che ogni guerra porta vantaggi e arricchimento ad alcuni e sofferenze e miseria ad altri. E finché sono i primi a gestire il potere, i secondi, sotto una feroce e menzognera propaganda, saranno convinti che la guerra è inevitabile.
Confido che non sarà sempre così se il popolo della pace avrà la forza di resistere. Nei secoli futuri l’umano riuscirà a prevalere sulla belva che è in noi.

La guerra che verrà
non è la prima. Prima

ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
Faceva la fame. Fra i vincitori
Faceva la fame la povera gente egualmente.
Bertolt Brecht

 

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