Eraldo Rollando
20 Maggio 2015
Siamo circondati da cose, persone, idee, affetti che ci sono; sono lì e non ce ne rendiamo conto. Dalla nascita li percepiamo presenti, li vediamo. Non ci poniamo domande (non più di tanto), né formuliamo analisi sui perché. Forse è un bene così, per il nostro equilibrio psicologico.
Sta bene così anche per la Democrazia? Anche quella c’è. Da molto tempo…
Forse no, non sta bene così. Non è un bene non porsi domande e riflettere, soprattutto in un periodo in cui si è molto sollecitati dal dibattito politico, conseguente anche alle grandi trasformazioni di carattere sociale, economico e finanziario che, da molti anni, stanno scuotendo il mondo. Aggiungo che la riflessione, quando viene diffusa, anche in un ristretto numero di persone, finisce sempre per arricchire.
Il dibattito pubblico sulla Democrazia e le sue varie forme nelle quali i popoli passati e presenti l’hanno declinata e tuttora la interpretano, è stato ed è oggi ampio a livello nazionale e internazionale.
E’ un bene che ci sia dibattito? Serve? Certo, è un bene e serve. Anche se, a volte, sembra che a livello politico il dibattito sia sceso troppo in basso, e si rivolga molto spesso ad “affari di bottega” più che a principi fondanti.
Sappiamo che i sistemi democratici, nei secoli passati, hanno subito lunghissimi periodi di assenza dal vocabolario delle popolazioni e dei potenti. Ciononostante, sono circa 2500 anni che pensatori, filosofi, politici, letterati (e gente comune) pongono le loro riflessioni. E lo scopo è sempre lo stesso: cercare di migliorare uno strumento, riconosciuto fragile e meritevole di attenzioni, che ai molti (purtroppo non si può dire ai più) preme ed è sempre apparso pieno di inadeguatezze, difetti, pericoli.
Per venire a noi, in tutta l’Europa, anche a causa della crisi economica, emersa più violentemente dal 2008, il dibattito sulle varie forme di governo ha assunto toni molto alti, a volte eccessivi. Ma, nel giusto e doveroso dibattito si incontrano purtroppo anche personalità politiche, e gruppi che le sostengono, che cercano di fare prevalere idee che rischiano di minare pericolosamente il percorso democratico dei governi. E’ il caso di pensare alla rinascita di partiti e movimenti che si pongono in contrasto con i principi di Democrazia che hanno creato l’Europa unita: si tratta di nazionalisti, populisti, antisemiti, autoritari, antieuropei, antieuro, xenofobi, razzisti.
Nel nostro presente, nella nostra attualità, ci si pongono domande per situazioni in cui, a noi, pare che la Democrazia, in un periodo di grandi trasformazioni, non sia più capace di rispondere adeguatamente alla richiesta di partecipazione alle decisioni, per le quali la Democrazia stessa è nata. Purtroppo, c’è da aggiungere che la discussione in Italia, a volte, come si è visto nella campagna elettorale per le elezioni europee 2014, prende vie e toni che preoccupano.
E allora pare doveroso, e non senza senso, chiederci:
Democrazia diretta? Democrazia rappresentativa? Mix delle due? Come i politici interpretano il loro ruolo? Cos’è il populismo? Ci avviamo verso nuove forme di democrazia? L’antipolitica? C’è il rischio di una nuova deriva antidemocratica in Europa/Italia? Il pensiero antifascista si sta affievolendo nella popolazione? La Democrazia funziona solo quando un paese è prospero?
Sono alcuni argomenti (e innumerevoli altri) che rendono ragione del perché occuparsi di Democrazia
Quindi, pur con grande realismo rispetto alle nostre capacità e conoscenze, diventa utile/necessario cercare di capire, elaborare, e perché no, proporre e, soprattutto, guardarsi dal non finire inconsciamente e irresponsabilmente “in bocca all’Orco” (ed è già successo, non solo a noi!)