Global Compact

Gabriella Carlon
15-01-2019
L’Assemblea dell’ONU ha emanato due atti che riguardano il fenomeno migratorio.

Palazzo dell’ONU

Il Global Compact on Refugees fa parte del rapporto annuale che l’UNHCR presenta sui rifugiati (circa 25 milioni alla fine del 2017, l’85 % dei quali si trova in paesi del Sud del mondo).Tale atto è passato quasi sotto silenzio in quanto non porta grandi novità, infatti ribadisce il contenuto della Convenzione di Ginevra del 1951 sui diritti dei rifugiati e auspica che i paesi che maggiormente si fanno carico del fenomeno (la Turchia ospita 3 milioni di rifugiati) possano ricevere aiuto e sostegno internazionale. La votazione relativa (dicembre 2018) ha contato 181 favorevoli, 2 contrari (USA e Ungheria), 3 astenuti; l’Italia ha votato a favore.
La categoria di “rifugiato” è definita in modo abbastanza preciso nella regolamentazione internazionale: si tratta di persone che non possono rientrare nel paese d’origine perché perseguitate per motivi politici o religiosi o perché in pericolo di vita per guerre in corso. Diversa è la condizione giuridica del “migrante” che infatti non ha una precisa definizione. La tendenza prevalente è quella di considerare migrante ogni persona che lascia il suo paese, a prescindere dal motivo per cui si allontana (anche i rifugiati sono migranti).
Il secondo documento approvato dall’ONU riguarda questo tipo di migrazione. Il Global Compact for Save, Orderly and Regular Migration concerne linee guida per regolare le migrazioni globali.
Il testo ha avuto una lunga preparazione: nel 2016 è stata approvata una prima stesura come “Dichiarazione di New York per migranti e rifugiati”; sottoposta poi a discussione e modifiche in due sessioni (aprile e dicembre 2017) e definitivamente approvata nel luglio 2018. Hanno votato contro USA, Israele e i paesi del gruppo Visegrad (Polonia, Rep. ceca, Slovacchia, Ungheria). L’Italia si è astenuta. Il 10-11 dicembre 2018 a Marrakech si è tenuto un summit intergovernativo per firmare l’adesione dei singoli stati alle linee guida proposte: 160 stati hanno aderito; l’Italia non ha partecipato al summit.
Il documento non ha carattere giuridicamente vincolante per i paesi che aderiscono, ma vuole essere una direttiva comune, nella consapevolezza che, di fronte a un fenomeno migratorio di proporzioni globali, la risposta non può essere affidata a un singolo stato, ma deve essere concordata a livello internazionale se si vuole che la migrazione sia sicura, ordinata e regolare.
Il testo (lettera43.it) propone 23 obiettivi: i diritti universali devono essere a tutti garantiti. Pertanto bisogna operare affinché le condizioni di vita dei migranti siano in ogni paese le più dignitose possibili con il rilascio di documenti legali di identità, con la creazione di canali regolari di immigrazione, con il contrasto transnazionale ai trafficanti, con il riconoscimento degli eventuali titoli di studio, con la facilitazione per l’invio delle rimesse. Si insiste in modo deciso su buone pratiche di integrazione, combattendo ogni forma di razzismo, di sfruttamento del lavoro, di illegalità. Si prospettano inoltre opportuni interventi internazionali volti a creare sviluppo nei paesi d’origine dei migranti, in modo che vengano eliminate le condizioni che costringono le persone a partire, lasciando i propri affetti, la propria cultura e il proprio paese.

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