Il caso cinghiale

Laura Mazza
25-8-2016
Ebbene sì, sono stata protagonista di un abbattimento involontario di un cinghiale molto grosso che ha attraversato la strada fuori da un piccolo paese della Toscana.
Ero in compagnia di un’amica ed eravamo sulla sua auto, una grossa auto (assomigliante a un SUV) che ha comunque subito dei danni anche se la nostra velocità di crociera non superava i 50 km orari data la condizione di una strada collinare. Al momento dell’impatto eravamo le uniche persone su quella strada illuminata soltanto dai nostri fari. Disgraziatamente abbiamo creduto di avere arrotato un cane, dunque ci siamo fermate per capire cosa fosse giusto fare e come dare aiuto alla povera bestia. Siamo tornate sul luogo dell’incidente illuminando la strada solo con la luce delle torce dei cellulari e non vedendo il malcapitato “cane” lo cercavamo lungo la parte esterna della strada verso la collina, essendo che era transitato davanti a noi provenendo da un campo posto al di sotto della strada. Ovviamente non ci siamo rese conto del pericolo che correvamo, finché un signore con il motorino si è fermato per chiederci di cosa avessimo bisogno e informato dell’accaduto si è unito a noi nella ricerca, quando ha visto che si trattava invece di un grosso cinghiale. Fortunatamente noi, sempre pensando al cane, avevamo già avvisato i Carabinieri per auto- denunciarci dell’investimento di un cane che probabilmente era di qualcuno dei dintorni.

All’arrivo dei Carabinieri la scena è completamente mutata, subito ci hanno ordinato di tornare velocemente all’auto e di chiuderci dentro, spiegandoci che l’animale ferito avrebbe potuto attaccarci. Non solo, avevano anche bloccato la strada nei due sensi sempre per via del pericolo incombente. Non oso pensare se il nostro cinghiale avesse potuto farlo cosa sarebbe successo, in realtà la bestia aveva almeno due zampe rotte e forse anche qualche problema in più dato che distintamente abbiamo sentito che le nostre ruote gli erano passate sopra. Dopo di questo è iniziata la fase burocratica, vale a dire la raccolta dei nostri dati, le nostre dichiarazioni, e il controllo dei danni ricevuti. Noi, caritatevoli nei confronti degli esseri viventi, chiedevamo l’intervento di un veterinario che almeno gli sparasse per ridurre l’agonia, cosa che ha suscitato una contenuta ilarità del Carabiniere del tutto avvezzo ad avere a che fare con in cinghiali in quella zona dove si stavano moltiplicando a vista d’occhio.

Ed eccoci al problema cinghiali, che se fino ad allora conoscevo come dissodatori impuniti di terreni di tutti i tipi, sia agricoli, con evidenti danni e sia giardini, di solito ben tenuti, e non andavo oltre ad immaginare un eventuale sgradito incontro nemmeno troppo ravvicinato, adesso avevo personalmente compreso che cosa è un cinghiale. Purtroppo la presenza dei cinghiali è in continuo aumento, da una parte perché l’habitat in cui si sono insediati è a loro favorevole: boschi, querceti, acqua e buona temperatura offerti da un Paese come l’Italia, e dall’altra perché non hanno competitori. Pare che si siano autonomamente spostati lungo l’arco alpino già dal secolo scorso, ma oltre alla loro proverbiale prolificità, ci si trova in presenza di continue immissioni a scopo venatorio, a volte legali e a volte illegali. Queste immissioni riguardano specie non autoctone, vale a dire che la provenienza di cinghiali di altri Paesi riguarda animali più grossi che si adattano benissimo al nostro territorio. I nostri cinghiali erano più piccoli, ma sono quasi del tutto scomparsi anche per gli accoppiamenti tra esemplari diversi. I cinghiali sono ungulati e sono ben graditi rispetto ai soliti ungulati delle nostre montagne, cervi, camosci, cerbiatti. mufloni, capre e stambecchi dai cacciatori, per la “resa” delle loro carni. Vengono abbattuti, dati del periodo 2003-2004, circa 8900 capi a scopo venatorio, a cui si aggiungono circa 1900 abbattuti in controllo (IL CINGHIALE REPORT CENTRO ECOLOGIA ALPINA) Sono numeri da capogiro, e, se ancora non bastasse, un certo numero sono allevati, ma di questi non si sa quale sia il numero di animali fuggiti dagli allevamenti e quanti siano quelli immessi illegalmente sul territorio. I dati al 2003 dei costi per i risarcimenti dei danni era stimata in 1.100.000,00 euro e complessivamente la cifra investita sull’arco alpino per attività di prevenzione soprattutto recinti elettrificati era di 100.000,00 (stessa fonte)
Non conosco i prezzi per un permesso di caccia, ma dovrebbe costare davvero caro se poi i costi a carico della collettività sono di questo tenore.
A proposito di ungulati, da quando sono state eliminate le province come enti territoriali, le strade provinciali sono diventate a seconda dei casi o regionali, o statali, oppure comunali. La strada dove abbiamo abbattuto il cinghiale è diventata comunale, la mia amica secondo il Carabiniere avrebbe dovuto ricevere un risarcimento per la riparazione dell’auto, lui si è doverosamente informato, ma poi con aria desolata è venuto a dirci che non ci sarebbe stato nessun tipo di risarcimento perché appunto la strada era divenuta comunale e aveva all’inizio e alla fine del tratto il classico cartello triangolare con i bordi rossi dove su fondo bianco si vede un cervo in procinto di saltare, e quello vuole dire “attenzione agli ungulati”.

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