Incendi

Laura Mazza
16 agosto 2017
Degli incendi sappiamo già abbastanza. I telegiornali ci informano che:
• pompieri che vogliono 10 Euro all’ora per gli spegnimenti;
• agricoltori che vogliono rinnovare l’erba dei campi;
• precari della forestale che vogliono un lavoro stabile;
• scellerati che buttano le “cicche” (residui di sigarette fumate e non spente) ovunque, dai finestrini delle auto, ai punti di sosta per gite in collina;
• a ragazzini che si divertono a dare fuoco alle sterpaglie con carta e accendini ;
• ai mafiosi che hanno l’obiettivo di rendere una territorio inservibile per poi farci delle discariche abusive;
• le eco mafie dei pascoli che impongono le loro leggi ai proprietari dei terreni che non vogliono cedere in affitto questi stessi terreni da cui però “loro” sanno che arriveranno soldi a pioggia dall’Unione europea;
• la mafia che reagisce alla stretta sulle concessioni demaniali dopo la firma del protocollo che obbliga ad avere certificazioni antimafia.
E forse ci sono ancora altri motivi per avere mandato in fumo 26mila ettari di boschi. Oltre all’antico sistema agricolo taglia e incendia, ci sono anche i cacciatori che in questo modo stanano più facilmente la selvaggina.
Boschi, territori meravigliosi, vite umane perdute sono frutto di scarsa prevenzione e nullità dei controlli. Ritardi ingiustificati a livello nazionale e regionale. “Poca prevenzione e controlli, nella gestione roghi troppi ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale con una macchina organizzativa lenta e poco efficiente e conseguenze disastrose sull’ambiente. Le Regioni in forte ritardo nel varare il piano antincendio boschivo (AIB)”.
“Campania e Lazio non lo hanno ancora approvato, Sicilia e Calabria lo hanno fatto solo in parte. Il Governo in ritardo sui decreti attuativi. Due i parchi con i piani antincendio scaduti” dice Legambiente

Canadair in azione

La dotazione degli strumenti per spegnere gli incendi forse è troppo misera. I mezzi della flotta aerea è composta da 14 Canadair, 3 elicotteri del Corpo nazionale di Vigili del fuoco e 3 elicotteri della Difesa (Protezione Civile).
I ritardi sono nel definire quale sia l’area di superficie media annua massima percorsa dal fuoco accettabile che non dovrà essere superata dopo gli interventi realizzati per contenere e circoscrivere il fuoco appunto eliminando la biomassa lungo la viabilità; ci devono essere viali tagliafuoco, approvvigionamenti di acqua, piazzole per fare atterrare gli elicotteri, formazione del personale in grado di avvistare e segnalare l’insorgere di un incendio e il catasto delle aree percorse dal fuoco che deve essere predisposto dai comuni.
A grandi linee sono questi gli interventi preventivi che delinea il piano antincendio del Ministero dell’ambiente (http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/aib/schema_piano_aib_pn_2016.pdf) però forse sarò un po’ distratta perché raramente ho visto le linee tagliafuoco sulle zone boscose.
Poi però arrivano i problemi relativi a la riorganizzazione delle funzioni del Corpo Forestale assorbito dall’Arma dei Carabinieri dove i Ministeri competenti non hanno ancora provveduto ad approvare i decreti attuativi a più di un anno di distanza.
Ma il danno è enorme, 26 mila ettari di territorio significa la distruzione del manto boschivo e anche della fauna non solo selvatica. Un territorio così vasto distrutto può solo portare a gravi problemi durante le piogge o le nevicate se mai ci saranno ancora. L’effetto di mitigazione del clima svolto dai boschi e dalle zone verdi non avrà luogo e si avranno solo territori spopolati.
Scrive Tonino Perna, Docente di sociologia economica all’università di Messina “Ogni estate gli incendi, un fenomeno sociale e non naturale (non esiste l’autocombustione se non in circostanze eccezionali), colpisce il nostro paese distruggendo foreste, macchia mediterranea e terreni coltivati, ma l’opinione pubblica se ne accorge solo quando viene superata una certa soglia e scatta la parola magica: emergenza.”
E infatti tutti noi ormai vediamo boschi e zone verdi abbandonate, perché la cura dei boschi non è più una priorità, oggi tutto si può comperare e quello che non “costa” non è interessante. Abbiamo perso non solo la solidarietà ma abbiamo perso anche il senso profondo che sta alla base della nostra stessa vita.
Se lo Stato, Comuni, Regioni, Province (che non ci sono più ma che nessuno di noi ha capito come siano state risuddivise le competenze) vivono di lentezze, di inefficienze e forse in qualche caso di qualche altro interesse, ebbene, io credo che sia ora di auto organizzarsi, di rispondere con il buon senso a questi atti scellerati di chi senza alcun controllo distrugge il suo stesso patrimonio. Ritengo sia giunto il momento di esercitare quel minimo di coesione sociale per smuovere gli Enti e ricordarsene quando è ora di andare a votare e per contenere gli scriteriati.

Ambiente