La burocrazia e la speranza

Eraldo Rollando
09-03-2020

Ave Maria prega pi tutti chiddi ca si trovano ‘nta sta via. Ave Maria prega pì mia.
Stazione numero 1 un colpo di coltello, a Pasqua l’agnello. La minna (1) non c’è più, resta la malattia. Ave Maria, prega pì mia e per chi cammina nta sta via.
Stazione numero 2 na botta di vilenu, uno scruscio di vento, sinni caderu ciuri e capiddi (2). Ma ancora cuntrastamo sta tinta malattia. Ave Maria prega pi mia c’ancora non spunta chista via.
Stazione numero 3 focu focu granni. La pagghia s’abbrucia la carne ci cuoce s’affuma accussì pure la malattia. Ave Maria prega pi mia ca vogghiu nesciri da sta via.
Stazione numero 4: La vucca na cirasa, capiddi fitti fitti, l’occhi mennuli novi.
Ave Maria io ti ringrazio. Stretta la foglia larga è la via ave Maria, io sugnu arrè mia (3)
Giuseppina Torregrossa (4)

Pare che il direttore generale dell’Ospedale Civico di Palermo abbia dichiarato: ” Non c’era alcuna autorizzazione a questa istallazione … ci possono anche essere persone che non apprezzano queste cose”.
In vista della mostra “H oncologica” che avrebbe dovuto essere inaugurata sabato 29 febbraio 2019 nel padiglione 24 dell’Ospedale, rinviata a causa del Coronavirus, la scrittrice-poeta palermitana Giuseppina Torregrossa, medico, aveva scritto versi struggenti e pieni di speranza in dialetto siciliano.
Una poesia/preghiera dedicata ai malati oncologici dell’Ospedale, che la performer Stefania Calegari aveva realizzato attraverso una scritta stesa per un centinaio di metri lungo il viale che conduce al reparto di oncologia.

“Ave Maria prega pì’ tutti chiddi ca si troveno ‘nta sta via …”



(Fonte Corriere TV)

Ora un bel nero catrame, “politicamente corretto”, ha preso il posto dell’implorazione, dividendo il di qua dal di là: di qua i benpensanti, di là quelli che nell’affanno, nell’ansia o nel dolore si affidano a Maria, oltreché alle cure sapienti della scienza medica. Probabilmente quella scritta era nel posto giusto: un cammino che conduce al luogo della speranza, che uomini, donne, ragazzi e anche bambini percorrono per vedere la gioia di riaffrontare la vita dopo la lunga e buia notte del tumore.

Le nostre città sono deturpate da scritte, oscenamente tracciate, con svastiche, minacce agli ebrei, insulti ai neri e ai diversi, grafici senza senso che i nostri amministratori pubblici e gli amministratori di condominio fanno fatica a cancellare.
La Direzione del Civico di Palermo avrà riflettuto prima di mettere mano al pennello; forse qualche giorno di attesa avrebbe suggerito un’azione diversa. Chissà.
In tempi in cui i sondaggi si sprecano, un piccolo e modesto sondaggio tra gli ammalati di quel reparto avrebbe, forse, espresso qualche parere decisivo; perché a loro era dedicata quella preghiera.
Un’invocazione che, pure nel poco comprensibile dialetto siciliano, prende forza di poesia e illumina anche chi vive nell’alta Lombardia o nell’alta valle del fiume Adige.

Oggi rimane una striscia nera a segnare il percorso della speranza.
“… ci possono anche essere persone che non apprezzano queste cose”Forse.
” Lutto civico, 2020”: è triste il commento di Stefania Galegari.
Già, come definirlo altrimenti.

Note:
(1) Minna, in siciliano seno.
(2) sinni caderu ciuri e capiddi: sono caduti fiori e capelli.
(3) io sugnu arrè mia: sono nuovamente mia. Sono guarita.
(4) Giuseppina Torregrossa: Laureata in medicina e chirurgia e specializzata in ginecologia … ha esordito come scrittrice a 51 anni, nel 2007, con il romanzo “L’assaggiatrice” … pubblica vari romanzi e nel 2015 vince il Premio letterario internazionale Nino Martoglio e il premio Baccante … Impegnata nel volontariato, è vicepresidente del Comitato romano dell’Associazione per la lotta ai tumori al seno (Wikipedia)

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