Gabriella Carlon
04-09-2024
L’ultima riunione della NATO ha sortito come conclusione la necessità di continuare la guerra in Ucraina, di investire in armamenti più di quanto non si stia già facendo, di prepararsi, in prospettiva, ad uno scontro con la Cina, dopo aver stroncato la Russia. Questo programma guerrafondaio ha tuttavia un nome allettante: “pace giusta”, tanto può la propaganda e la mistificazione del linguaggio. Basterebbe ricordare che la pace, dopo una vittoria, è semplicemente la volontà del più forte, che difficilmente coincide con le ragioni del diritto e della giustizia.
Il Parlamento europeo appena eletto si è premurato di votare un documento che ricalca, come una fotocopia, le risoluzioni della NATO. Per fortuna il documento non è vincolante.
Ovviamente esistono altre strade per realizzare davvero la pace.
Mi soccorre un libro recente sul pensiero in proposito di E. Berlinguer (1) che, nonostante il passare del tempo, prospettava soluzioni valide ancora oggi.
Funzione da protagonista dovrebbe essere svolta dall’Europa, che deve avere una propria linea di politica internazionale “né antiamericana né antisovietica” , diceva Berlinguer. Una linea autonoma che avrebbe portato a una collaborazione tra Est e Ovest, evitando il totale appiattimento dei governi europei sugli interessi statunitensi. Nel discorso per una Carta della pace e dello sviluppo si prospetta una collaborazione tra Occidente e Russia, che porti vantaggi economici ad entrambe le parti e soprattutto che ponga fine alla guerra fredda e alla corsa agli armamenti, quale deterrenza. Giova ricordare che durante la crisi degli euromissili fu firmato, nel 1987, da Reagan e Gorbachev, il primo trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) cioè la riduzione dei missili nucleari a medio raggio. A proposito di una “guerra atomica limitata” Berlinguer fa alcune riflessioni che mi sembrano molto attuali. Oltre a ricordare che gli esperti escludono una tale possibilità, osserva che i meno tranquilli su questo punto dovrebbero essere proprio gli europei, perché è sul loro territorio che la guerra sarebbe combattuta. Oggi se ne parla purtroppo come se fosse una normalità.
L’altro asse portante della politica internazionale dovrebbe essere rivolto a favorire lo sviluppo del Sud del mondo. Non può essere tollerato un continuo aumento dei morti per fame e della povertà diffusa. Se davvero si vuole la pace di lunga durata, bisogna ridurre le disuguaglianze. Pertanto si rende necessaria una governance mondiale ispirata al principio della collaborazione tra gli stati. Così auspicava Berlinguer, ma le vicende sono andate in senso opposto: la globalizzazione neoliberista ha portato a relazioni conflittuali, continue guerre regionali e alla prospettiva di una terza guerra mondiale.
Insistere nel volere un mondo unipolare sotto comando militare USA è, oltre che pericoloso, fortemente anacronistico. Il cambio di strategia, se al tempo di Berlinguer poteva rispondere essenzialmente a esigenze etico-politiche, oggi risponde a una situazione di fatto. Il mondo multipolare è ormai una realtà e i piani geopolitici del Pentagono (guerra alla Russia e poi alla Cina) sono davvero inquietanti: perché continuare a ragionare per blocchi contrapposti? Perché non accettare un mondo multipolare e una politica fondata sulla cooperazione anziché sulla concorrenza e sul dominio?
La scelta a cui siamo chiamati è proprio tra un mondo multipolare che coopera per realizzare la pace o un mondo dove qualcuno domina (oggi gli USA, domani magari la Cina) a seguito di continue guerre, o dove il genere umano si autodistrugge.
Tanti sono gli ambiti in cui è necessario collaborare: i cambiamenti climatici, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, la riduzione delle disuguaglianze tra stati e all’interno degli stati. Come sostiene Jeffrey Sachs (2), la politica estera dei neocon statunitensi, praticata dal 1992 da tutti i Governi, ha portato solo guerre, morte e distruzione. Dal Kossovo all’Afghanistan, dall’Iraq alla Siria, dalla Libia all’Ucraina. Il piano neocon, delineato nel Progetto per un nuovo secolo americano, prevede l’espansione della NATO a Est e la sua trasformazione da alleanza difensiva a strumento offensivo per garantire l’egemonia statunitense.
E’ tempo che l’Europa si renda autonoma e cambi strategia.
____________________________________________________________________________________
Note
1) E. BERLINGUER, La pace al primo posto. Scritti e discorsi di politica internazionale (1972-1984) a cura di Alexander Höbel, Donzelli, Roma, 2023
2) J. SACHS, Politica armata, Il fatto quotidiano, 21 luglio 2024
________________________________________________________________________________________
Disclaimer e note legali (clicca per leggere – puoi rivendicare diritti di proprietà su riferimenti e immagini)
_________________________________________________________________________________