Diritto al cibo Parte seconda

 

Gabriella Carlon
30-12-2022

Siccome si è visto che il problema della fame perseguita ampie zone del Sud del mondo, che non riescono ad accedere al cibo, si suggerisce di cambiare rotta, favorendo un’agricoltura che assicuri la sovranità alimentare. Anche studiosi come Joseph Stiglitz (che ha diretto per anni la Banca Mondiale) si sono convinti di tale necessità.
Il concetto di sovranità alimentare fu elaborato nel 1996 dalla Via Campesina, movimento che raggruppa 200 milioni di piccoli contadini di tutti i continenti (170 organizzazioni di 70 paesi).
La sovranità alimentare implica un tipo di agricoltura che si contrappone al produttivismo dell’agricoltura industriale, però non è solo una tecnica, come ribadisce Blandine Sankara,(1) ma una forma politica e culturale di resistenza e decolonizzazione. Infatti l’obiettivo non è solo garantire la sicurezza alimentare a tutta la popolazione, ma sottende anche il diritto dei popoli a disporre di alimenti nutritivi prodotti in forma ecologica e sostenibile, potendo decidere il proprio sistema alimentare. Si tratta di rispettare i diversi metodi di coltivazione più aderenti alle varie condizioni del terreno e del clima, la diversa scelta dei prodotti, la gestione complessiva dei consumi e del commercio, che dovrebbe garantire ai contadini non solo la sussistenza, ma anche il reddito necessario per accedere alle strutture sanitarie e alla scuola per i bambini. Inoltre la produzione locale consentirebbe di conservare sapori e gusti legati alla tradizione culturale che può favorire la vita comunitaria. Il tessuto sociale così rafforzato potrebbe essere un potente freno sia all’esodo dalle campagne che finisce per condurre e relegare nelle bidonville delle megalopoli, sia all’emigrazione verso l’estero.
Perché questo modello si possa realizzare è necessaria però una serie di riforme. Bisogna infatti garantire ai contadini l’accesso alla terra con opportune riforme agrarie, l’accesso all’acqua, che non deve essere privatizzata, e alle sementi, che oltre tutto consentono la conservazione della biodiversità. In alcuni paesi si dovrebbe anche riconoscere alle donne il diritto all’eredità della terra.
Per altro la sovranità alimentare riguarda anche il Nord del mondo: operano in tal senso i Gruppi di acquisto solidale che favoriscono i produttori a km zero e la conservazione della biodiversità.
Impegnato su questo fronte è il movimento Slow food il cui nuovo Presidente Edward Mukiibi, ugandese, ha raccolto l’eredità del fondatore Carlo Petrini, quasi a sottolineare la globalità del problema (clicca) (Clicca)
Tutto ciò implica un profondo cambiamento nella governance globale della produzione e della commercializzazione del cibo. Attualmente il discorso su un modello di agricoltura diverso da quello industriale prende piede nell’opinione pubblica perché si sta diffondendo la coscienza di una saldatura tra modello agricolo sostenibile e cambiamento climatico: la salvaguardia del pianeta non può essere disgiunta dal tipo di agricoltura e di allevamento che viene praticato. Su questi temi è impegnata da lungo tempo Wandana Shiva (2) che denuncia in particolare il monopolio dei brevetti, anche sul vivente, da parte delle grandi multinazionali del cibo: queste detengono i brevetti dei semi, sempre più geneticamente modificati, nonché dei fertilizzanti e dei fitofarmaci necessari allo sviluppo degli stessi.
Si conosce da lungo tempo ormai la tragedia dei contadini indiani che si suicidano non essendo in grado di comprare i semi per la nuova semina e non potendo più disporre  dei semi tradizionali.
Wandana Shiva accusa anche apertamente la politica dei brevetti attuata dalle multinazionali, che si appropriano di semi o processi derivati da sperimentazioni e ricerche empiriche operate dai contadini per il miglioramento della produzione.
È nota a tale proposito la sua lunga battaglia contro il brevetto del riso basmati, dopo che la ditta texana Rice Tec aveva depositato il brevetto n° 5663484 che riguardava tutti i ceppi genetici del basmati, costringendo i contadini a pagare delle royalty per poter avere le sementi. La buona notizia è che il 14 agosto 2001 l’Ufficio statunitense brevetti e marchi ha cancellato il brevetto in questione.
Sul problema della connessione tra giustizia sociale dovuta ai contadini e a tutti i lavoratori agricoli e la salvaguardia del pianeta, l’attivista indiana ha spesso ribadito che ogni essere vivente ha i suoi diritti e che i diritti della Terra (Terra Madre) non permettono lo sfruttamento volto al profitto immediato e senza scrupoli, ma implicano coltivazioni rispettose dei ritmi sostenibili di produzione del terreno, di uso dell’acqua, di conservazione della biodiversità, di valorizzazione dei saperi contadini. Si è quindi dichiarata contro le coltivazioni industriali, la monocoltura e l’uso di O.G.M., che a lungo andare causano la desertificazione dei terreni agricoli. La rigenerazione della terra, a suo parere,  è assolutamente necessaria se si vuole  una più equa distribuzione del cibo. “Stiamo vivendo l’ultima fase di un’epica lotta che ha plasmato la storia umana nel corso dei millenni, tra il potere del dominio e della distruzione, dell’asservimento e della proprietà e il potere non-violento della co-creazione, della co-operazione, della co-evoluzione.”(3)
Certamente il problema della fame è emblematico della necessità di considerare intrinsecamente connessi aspetti economici, ecologici e di giustizia sociale. Implica indubbiamente un cambiamento di paradigma del nostro modo di vivere.
Il potere delle multinazionali del cibo è molto forte, ma speriamo che l’Agenda 30 dell’ONU possa almeno raggiungere qualche risultato.

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Per leggere Diritto al cibo Parte prima  (clicca)
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Note
1) Attivista per la sovranità alimentare nel Burkina Faso, sorella di Thomas Presidente assassinato nel 1987.
2) Fisica ed economista indiana è tra i massimi esperti internazionali di ecologia sociale. Dirige il  Research Foundation for Science, Technology and Natural Resource Policy,
3) Wandana Shiva, Il pianeta di tutti, Feltrinelli, 2019 p. 190

Immagine di copertina da:   laleggepertutti.it

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