Gabriella Carlon
04-02-2025
Per capire quale cittadino la scuola italiana dovrebbe formare nei prossimi anni è interessante la lettura delle Linee guida per l’educazione civica (7/9/2024) del Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara.
Nel documento si dichiara che la conoscenza della Costituzione è posta a fondamento dell’Educazione civica. Bene, ma proprio in tale ambito vorrei sottolineare alcuni punti che interpretano in modo quanto meno singolare la Costituzione stessa.
Si insiste su tre aspetti fondamentali: l’appartenenza nazional-patriottica, la centralità dei doveri rispetto ai diritti, l’impresa e la proprietà privata come fattori di sviluppo. Tali principi vengono declinati in modo molto preciso e prescrittivo per i diversi ordini di scuola.
Salta agli occhi l’insistenza sull’individuo quale asse portante: “Da qui anche la funzionalità della società allo sviluppo di ogni individuo (e non viceversa)…” “Da qui l’importanza fondamentale della responsabilità individuale che non può essere sostituita dalla responsabilità sociale.”
“La scuola “costituzionale” che ispira l’educazione alla cittadinanza… deve sempre favorire l’inclusione, a iniziare dagli studenti con disabilità,… dal potenziamento delle competenze di chi non ha eguali opportunità formative e di chi non utilizza pienamente l’italiano come lingua veicolare.”
Nel paragrafo seguente si insiste però sulla formazione nazional-patriottica: la cittadinanza è da considerarsi coincidente con l’appartenenza a uno specifico “paese chiamato Italia”, che è la comunità nazionale, la Patria. Tale sentimento di appartenenza sarà di aiuto “…a capire la storia intera del Paese, riconoscendola nella ricchezza delle diversità dei singoli territori e valorizzando le varie eccellenze produttive che costituiscono il Made in Italy. La coscienza di una comune identità italiana, parte della civiltà europea e occidentale, restituirà importanza al sentimento dei doveri verso la collettività”.
Altro pilastro che dovrebbe ispirare l’educazione civica è il concetto di imprenditorialità strettamente legato a quello di proprietà privata, concetto che pervade tutto il documento, declinato opportunamente in ogni ordine di scuola, per culminare nella scuola superiore in una educazione finanziaria “per valorizzare e tutelare il patrimonio privato”; si esalta la proprietà come fondamento della libertà e si considera lo sviluppo economico come esito dell’impegno individuale e privato.
Ma davvero la nostra Costituzione è fondata su simili valori?
L’insistenza sull’individuo contrapposto alla società non può che far pensare all’ideologia neoliberista, che considera inesistenti le strutture sociali, tanto da far scomparire, come fa il Ministro, la responsabilità sociale: i poveri hanno la responsabilità di esserlo. Al contrario la Costituzione è fondata sull’incontro tra il solidarismo cristiano e la solidarietà socialista, non sulla competizione individuale. E’ centrale non l’individuo ma la persona, cioè un soggetto capace di relazioni, attraverso le quali si forma. Pertanto le strutture sociali svolgono un ruolo fondamentale nella formazione della cittadinanza, ma nel Documento l’unica struttura sociale citata è la famiglia, per sottolineare che ci deve essere convergenza di finalità educative tra la famiglia e la scuola.
Quanto all’appartenenza alla comunità nazional-patriottica, non vi è dubbio che si debba educare all’appartenenza alla comunità, ma appiattire il concetto di cittadinanza su quello di nazionalità, con l’orgoglio per il Made in Italy, mi sembra davvero fuori luogo rispetto a una società in cui non solo convivono cittadini europei, ma anche numerosi stranieri (che sono magari i compagni di banco) portatori di culture e storie differenti. Ma soprattutto sembra del tutto ignorato che sono in gran numero quegli stranieri che lavorano nei campi, nei cantieri e nelle aziende produttrici dei nostri prodotti di eccellenza di cui andiamo tanto orgogliosi.
A monte, inoltre, bisognerà che il ministro dell’Istruzione e del Merito si accorga che che il mondo è più vasto dell’Italia e dell’Occidente e che le diverse civiltà, nel corso della storia, hanno contribuito a costruire il patrimonio di cultura, di arte, di scienza e di tecnica che appartiene all’umanità tutta e che non è frutto solo della civiltà occidentale, meno che mai della sola nazione italiana. Non è possibile oggi concepire la nazione in termini diversi dall’interculturalismo. Del resto il nazionalismo è padre del concetto di supremazia di un popolo sugli altri, visione quest’ultima quanto mai nefasta di cui è bene liberarsi. Anche la storia non può essere centrata esclusivamente sulle vicende italiane perché la comprensione del mondo che ci circonda richiede una messa in campo delle linee fondamentali di geopolitica, per lo meno dall’inizio dell’epoca moderna.
La valorizzazione poi del Made in Italy rasenta il ridicolo: l’insegnante di educazione civica dovrebbe essere un agente pubblicitario dei prodotti italiani?
Ma veniamo al secondo pilastro: l’impresa e la proprietà privata che, dice il Ministro, è tutelata dall’articolo 42 della Costituzione. Ma l’art. 42 ne determina anche ….‟i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale”; pertanto non è la proprietà privata l’asse portante del nostro vivere comune. Anzi “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” (art.1). Considerare l’impresa e la proprietà privata quali motori fondamentali dello sviluppo significa non riconoscere che la maggior parte dei cittadini vive del proprio lavoro salariato, contribuendo allo sviluppo e alla creazione della ricchezza materiale e immateriale del Paese. Non è la proprietà che rende cittadini ma il lavoro, che è diritto-dovere. O vogliamo sostenere che chi non è proprietario gode di diritti limitati, secondo una concezione vecchia di secoli?
Per altro il Ministro insiste sui doveri contrapposti ai diritti, ma non si può dimenticare che l’universalismo dei diritti è il fondamento della democrazia, perché da lì possono derivare libertà e uguaglianza per chi proprietario non è.
Non resta che sperare che gli insegnanti di educazione civica accolgano l’appello del collega del Liceo Tasso di Roma e ispirino il loro insegnamento al contenuto della Costituzione, proiettato verso un futuro più egualitario e una società più giusta. Operando l’opposto di quanto indicato nelle Linee guida.
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