Gabriella Carlon
09-07-2022
Colombia
Il ballottaggio del 19 giugno u.s. ha eletto Presidente Gustavo Petro con Francia Marques (afrocolombiana) vicepresidente. Petro ha ottenuto, a capo della coalizione Pacto Historico , il 50,51% dei voti contro Rodolfo Hernandez che si è fermato al 47,31%. La partecipazione al voto è stata del 58,09%.
E’ la prima volta nella storia della Colombia indipendente che viene eletto un presidente con un programma di sinistra; fino ad ora si erano susseguiti governi che hanno sempre sostenuto gli interessi dei ceti più ricchi e delle multinazionali, che prelevano gran parte delle ricchezze del paese, sia agricole che minerarie.
Grave è poi il problema del narcotraffico e della conseguente economia illegale, i cui proventi comunque sono anch’essi in mano ai ceti ricchi, con pesanti conseguenze sulla popolazione più povera e grave danno per i contadini.
Il latifondismo (il 4% dei proprietari possiede i 2/3 delle terre coltivabili), la corruzione e il narcotraffico hanno generato movimenti di protesta e di guerriglia armata fin dal 1960 (FARC di ispirazione comunista e Movimento 19 aprile) che sono stati repressi con determinazione e grande durezza da tutti i governi. Non si contano i sindacalisti e gli oppositori politici uccisi. Nel 2016 si è giunti a un accordo tra la guerriglia e le forze governative, accordo che per altro non ha portato a una reale pacificazione, tanto che anche nella recente campagna elettorale non sono mancate violenze gravi. Si aggiunga il fatto che le forze paramilitari vengono arruolate come milizie private dalle multinazionali e che l’esercito regolare è una forza ostile a Petro.
Sul piano internazionale la Colombia ha stretti legami con gli Stati Uniti, di cui ospita otto basi militari sul territorio, essendo considerata dagli USA l’unico paese del Sudamerica a far parte di un’alleanza extra-NATO ma strettamente legata ad essa.
In tale contesto il programma di Petro non sarà facilmente attuabile: prevede infatti riforma agraria, scuola e sanità pubblica, pensioni adeguate e rispetto dei diritti umani in ogni ambito. Chiede inoltre la scarcerazione dei sindaci e dei cittadini arrestati per le proteste volte a ottenere miglioramenti sul piano sociale. Una legislazione che voglia attuare un simile programma non avrà vita facile, anche perché Pacto Historico gode della maggioranza al Senato ma non al Congresso.
Petro potrebbe cercare di rafforzarsi stringendo alleanze con gli altri paesi del Sudamerica di orientamento politicamente affine (Bolivia, Messico, Perù, Cile). Segnali in tal senso sono già emersi nei confronti del Venezuela di Maduro. Si sta delineando, ad opera soprattutto del Presidente del Messico, un piano di aggregazione degli stati del Sudamerica che dovrebbero costituire non più il “cortile di casa ” degli USA, secondo la Dottrina di Monroe, ma un blocco con proprie caratteristiche culturali ed economiche; non contrapposto, bensì cooperativo nei confronti degli USA. Biden, comunque, sembra aver respinto tale prospettiva.
Il neo-presidente Petro dovrà quindi agire con cautela. Speriamo che non intervengano forze esterne a compromettere la possibilità di migliorare le condizioni del paese.
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