Haiti, una crisi senza fine

 

Ancora una volta dobbiamo osservare che l’interesse internazionale ha allontanato la sguardo dal Mare dei Caraibi. Purtroppo, da quelle parti si sta consumando una tragedia che coinvolge milioni di persone senza che chi può se ne faccia carico.

 

Eraldo Rollando
09-06-2025

Il Paese caraibico non merita di essere lasciato all’oblio e, soprattutto, alle bande criminali. Riteniamo indispensabile che anche la nostra ”piccola” voce, ancora oggi, ne ricordi le sofferenze. Faccio quindi mie le parole di William O’Neill, esperto designato dalle Nazioni Unite per i diritti umani ad Haiti:  “Odio sembrare un disco rotto, ma la situazione è più drammatica ogni volta che torno.”

E suonano di amarezza e sconforto anche le parole del vescovo di Haiti, dopo l’ennesimo episodio nel quale due religiose, Evanette e Jeanne, piccole sorelle di Santa Teresa, sono state uccise a fucilate a Mirebalais, cittadina a una cinquantina di chilometri dalla capitale Port-au-Prince: Abbiamo bisogno di aiuto, chi verrà in nostro soccorso?”

Haiti un Paese afflitto da instabilità politica cronica, violenze di ogni genere e difficoltà economiche, che sta vivendo una delle crisi più gravi degli ultimi decenni. L’assassinio del presidente Jovenel Moïse nel 2021 ha lasciato un vuoto di potere non ancora colmato, i governi faticano a mantenere il controllo e a garantire la sicurezza.
Oggi Haiti è governata da un Consiglio presidenziale di transizione, entrato in carica  in Aprile 2024, dopo che il primo ministro Ariel Henry si era dimesso, inviando una lettera da Los Angeles dove il politico si era rifugiato, a seguito delle minacce ricevute  da Jimmy Chérizier, conosciuto con il soprannome di “Barbecue”. Questo personaggio, a capo di una federazione di gang, aveva minacciato una guerra civile se il primo ministro non si fosse dimesso  (rainews.it).
Di fatto, Ariel Henry ricopriva anche la carica di presidente ad interim dopo l’assassinio del presidente Moïse.
Debolezza istituzionale, povertà estrema e violenza dilagante sono un mix che ha portato la nazione caraibica sull’orlo del precipizio umanitario.
“Negli ultimi mesi, le bande hanno attaccato stazioni di polizia e persino una prigione, liberando numerosi detenuti” (il post.it).
Secondo Il Fatto Quotidiano , la situazione è talmente grave che alcuni esperti ritengono necessario un intervento più deciso da parte della comunità internazionale per evitare un ulteriore deterioramento della sicurezza nel paese.

Le bande criminali che imperversano nel paese, e in modo particolare nella capitale Port-au-prince, hanno fornito la misura della loro pervasività  arrivando a minacciare un assalto al palazzo presidenziale durante la cerimonia di insediamento del Consiglio di transizione il 25 aprile 2024.
Nell’ultimo anno, nonostante gli sforzi del Consiglio, la sicurezza è notevolmente peggiorata. Viv Ansanm, un gruppo formatosi nel settembre 2023 come coalizione di bande, con l’alleanza tra le due principali fazioni criminali operanti nella capitale Port-au-Prince  e dintorni, controlla circa l’85% delle aree citate. 
Secondo il quotidiano Avvenire, sono state “5.601 le persone assassinate dalle bande nel corso del 2024. Altre 2.212 sono state rapite e 1.494 sono state sequestrate: di molti di loro non si sa più nulla.
60mila persone hanno dovuto fuggire per la violenza dai propri quartieri di Port-au-Prince solo nel mese di febbraio.
5,5 milioni di persone, la metà degli abitanti di Haiti, vive in condizione di insicurezza alimentare a causa della crisi di pubblica sicurezza. Due milioni sono ridotti alla fame”
L’influenza delle bande ha compromesso i processi democratici e reso impossibile lo svolgimento di elezioni libere e trasparenti, nonostante la presenza sul territorio di 800 agenti keniani che operano congiuntamente alla Polizia Nazionale Haitiana e ad altre forze internazionali. Purtroppo, malgrado il loro impegno, non sembrano essere sufficienti per contrastare efficacemente la violenza dilagante.
Nonostante il caos, O’Neill, esperto designato dalle Nazioni Unite per i diritti umani ad Haiti, crede che una soluzione possa ancora esistere, ma che il tempo stia per scadere. Ha chiesto con urgenza l’invio immediato di una forza di 2.500-3.000 agenti di polizia ben addestrati e adeguatamente equipaggiati per evitare la caduta definitiva della capitale. “Si può ancora fare” ha detto. “Ma bisogna agire subito.” (lavocedinewyork.com) <—– clicca per leggere l’intervento

Difficile prevedere se Haiti possa effettivamente riuscire a trovare una via d’uscita dalla crisi. Indubbiamente “il tempo sta per scadere”.
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Note:
Foto d’apertura da Il Post.it, in origine (AP Photo/Odelyn Joseph)
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