L’Europa di fronte al fenomeno immigrazione

Giulia Uberti
16-3-2016

Nel corso del 2015 oltre 1 milione di migranti ha attraversato il Mediterraneo. Nei primi due mesi del 2016 gli ingressi sono stati in media di 2.000 al giorno. Ma la media attuale degli arrivi è stimata a più di 6.000 al giorno. Fondazione ISMU ha attivato sul proprio sito, www.ismu.org, una sezione specificamente dedicata all’emergenza migrazioni in Europa costantemente aggiornata.
In 133mila hanno attraversato il Mediterraneo approdando in Grecia (124mila). E’ in questo Paese infatti che approdano migranti afgani e siriani provenienti dal Medio Oriente. Sono più di 4milioni i siriani che hanno abbandonato il loro Paese. L’Unhcr ritiene si tratti della crisi umanitaria più grave degli ultimi 25 anni. All’interno della Siria gli sfollati superano i 7,6 milioni.
Secondo i recenti dati di Eurostat, nel 2015 sono 1 milione e 200mila i migranti che hanno fatto richiesta di protezione internazionale negli Stati Membri dell’Unione Europea. Più del doppio se comparati a quelli dell’anno precedente. Il maggior numero è stato registrato in Germania: 476mila (oltre 1/3 del totale), in Ungheria 177mila, in Svezia 162mila, 48mila erano Italia.
Delle domande di protezione internazionale presentate in Europa, alla fine di giugno 600mila erano in attesa di esito.
La rotta balcanica sta assumendo una grande importanza per il transito verso l’Europa, La Repubblica di Macedonia in agosto ha dichiarato lo stato di emergenza. Al dire del Ministero dell’Interno della Macedonia tra il 19 giugno e il 19 settembre sono stati registrati 89.427 migranti, di cui il 17% costituito da minori con le loro famiglie e il 3% da minori non accompagnati.
Nel 2015 su 1 milione e 15.078 migranti arrivati in Italia 300mila sono minori. La percentuale di minori è particolarmente alta in Grecia: 35% rispetto all’Italia dove si conta l’11%. In Italia arrivano in prevalenza uomini adulti. Tuttavia nel 2015 arrivarono  oltre 12mila minori non accompagnati provenienti soprattutto da Eritrea, Egitto, Gambia e Somalia. Nel mese di gennaio 2016 sono arrivati sulle coste italiane 645 minori soli.
Migrazioni attuali: L’Alto Commissariato ONU per i rifugiati nel rapporto Mid Year Trend 2015 segnala un aumento delle migrazioni forzate in tutto il mondo nella prima metà del 2015. Il numero totale dei rifugiati nel mondo, che un anno fa era di 19,5 milioni, ha superato la soglia dei 20milioni (20,2milioni) a metà del 2015, per la prima volta dal 1992. Considerato che il report si riferisce solo alle persone protette dall’UNHCR, il 2015 potrebbe essere l’anno in cui le persone costrette a fuggire superano i 60milioni per la prima volta. Ad oggi, una persona su 122 è stata costretta ad abbandonare la propria casa (www.unhcr.it)

Morti e dispersi: Risultano dispersi nel Mediterraneo 3.771 persone; nel 2014 i morti e i dispersi sono stati 3.500. Tra il 1° gennaio e il 1°marzo 2016 sono deceduti 410 migranti e la maggioranza di questi decessi in mare è stata registrata tra le persone che tentavano di giungere in Grecia. Purtroppo assistiamo ancora giornalmente a incidenti di barconi rovesciati e persone disperse.

Quali misure potranno essere adottate per rispondere a un fenomeno di tale portata? Il continente europeo conta 600 milioni di abitanti, pertanto l’impatto dei numeri suesposti, se equamente distribuiti, potrebbero essere gestiti, e integrati, senza suscitare allarmismi. Se dovessimo prendere in considerazione i numeri di immigrati approdati in Paese mediorientali che confinano con la Siria e l’Iraq potremmo pensare a un reale trauma.
L’Europa è chiamata in causa in primis come entità ma anziché rispondere con delle misure comunitarie. e solidali, l’Europa si sta diversificando, anche le misure Schengen che avevano da alcuni anni unificato i 28 Paesi sulla libera circolazione e che costituiscono l’Unione per avervi aderito, ora sembrano sgretolarsi. Alcuni chiedono la sospensione del trattato Schengen, tutto sembra sgretolarsi, l’Unione conosce serie difficoltà per la decisione di alcuni Paesi a porre barriere, a creare muri e per la diversità delle politiche annunciate nei singoli Paesi. Purtroppo la voce di Papa Francesco che ripete della necessità di “creare ponti, non muri” per ora pare come lettera morta.
La Germania da parte sua ha coraggiosamente aperto le porte; la Merkel ha deciso di governare l’ingresso, di creare misure per l’accoglienza e sta lavorando per creare alloggi oltre ad elaborare un programma per l’integrazione.
Attualmente un imbuto blocca sul territorio turco un numero considerevole di immigrati, provenienti da Siria, Afganistan e Iraq. E’ il braccio di ferro fra l’Unione Europea e Ankara e la cui posta in gioco di 3miliardi non sembra più essere sufficiente per bloccare quanti diretti principalmente in Germania. La Cancelliera Merkel difende la sua politica delle “porte aperte” e ne discute all’interno del consiglio straordinario a Bruxelles dei 28 Capi di Stato, il quale, appunto per mancanza di accordo ha rinviato ogni decisione al 17 marzo. La Merkel punta su Ankara e su fondi UE anche Grecia per bloccare i flussi.

Davanti ai numeri, qualche riflessione:
Nel lontano 1861 si conobbe quello che venne chiamato il più grande esodo della storia. Lo vissero in particolare gli italiani che sono stati, e lo sono tutt’ora, un popolo di emigrati. La povertà della popolazione, nel post Unità d’Italia, e nel periodo a seguito delle due guerre, (14-18 e la seconda del 39-45) era tale che molte persone presero la grande decisione di partire. Alcuni partirono soli al fine di preparare le condizioni perché la famiglia potesse raggiungerli, altri, vendendo quanto possedevano, partivano con la famiglia senza pensare ad un possibile ritorno, tanto le loro condizioni di vita nel Paese erano dure e difficile. Chi viaggia oggi in America del nord, e America Latina, incontra facilmente italiani, gruppi di italiani, comunità intere di italiani che, negli anni, con grossi sacrifici e un duro lavoro, si sono creati una situazione dignitosa che permette loro di vivere con la famiglia nel Paese di adozione. All’epoca, alcuni partirono in Paesi più vicini: Belgio, Svizzera, Germania, Francia, Gran Bretagna. In pochi rientrarono nel loro Paese.
Oggi assistiamo ad un fenomeno analogo, molto più grande come numeri di persone e come Paesi di provenienza di queste. Non è solo una questione immigratoria ma è un fenomeno strutturale che si è messo in atto e che nessuno potrà bloccare. Non è possibile qui analizzare le singole situazioni dei Paesi di provenienza che, a causa della precaria situazione al loro interno, provocano tali partenze. Possiamo solo dire che mentre era soprattutto la povertà che ha portato gli italiani a emigrare, oggi, insieme alla povertà delle persone ci sono cause come surriscaldamento del clima e siccità che rendono inutilizzabili grandi aeree agricole per mancanza di acqua, soprattutto in Africa. In particolare le persone fuggono da conflitti, da guerre, da terrorismi fondamentalisti, da dittature e persecuzione. Inoltre, la politica neo-liberale adottata ha creato, e crea, ingiustizie nella ripartizione dei beni prodotti e, di conseguenza, crea emarginazione e povertà.
Quali misure adottare per rispondere a un fenomeno di tale portata? L’Europa è chiamata in causa in primis come entità ma anziché rispondere con delle misure comunitarie e solidali l’Europa si sta diversificando, sono messe in seria discussione le linee scelte alla creazione di Schengen, linee che avevano unificato i 28 Paesi che avevano inizialmente aderito. Ora alcuni chiedono la sospensione del trattato Schengen e l’Unione conosce serie difficoltà per la decisione di alcuni Paesi a porre barriere, a creare muri, a collocare filo spinato. Davanti alla diversità delle politiche annunciate. La Germania ha coraggiosamente aperto le porte, la Merkel ha deciso di governare l’ingresso, di creare misure per l’accoglienza, sta lavorando per creare alloggi ed ha elaborato un programma per l’integrazione. Dei 28 Paesi componenti l’Unione Europea solo la Germania ha preso la decisione delle “Porte aperte” assumendosi un ruolo di leader, e mediatore, che difende la propria decisione di fronte a forze politiche di opposizione interna, e esterna all’Unione.
Oggi, come allora, sono famiglie intere e/o persone singole, in età di lavoro che tentano di arrivare in Europa, la loro richiesta è: vivere in un Paese in Pace, avere un lavoro e raggiungere condizioni di vita minime per ricongiungersi poi con la famiglia. La popolazione è già cambiata nei Paesi dell’Unione Europea, in ogni Paese è evidente la mescolanza di razze, di lingue di religioni ognuna con propri usi, riti e costumi il che costituisce una ricchezza unica. Il mondo è cambiato da quando l’Italia viveva, quasi in solitudine, l’ esodo della sua popolazione. Oggi la globalizzazione rende tutti i Paesi interdipendenti; la comunicazione ci rende tutti testimoni di quanto avviene giornalmente sotto ai nostri occhi in Paesi vicini ma anche più lontani, i media ci inondano di immagini raccapriccianti, per le condizioni di viaggio intrapreso di quanti sono costretti a fuggire attraversando il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Immagini altrettanto scioccanti di quanti sono intrappolati a frontiere che si chiudono davanti alla loro richiesta di passaggio: vedi il campo profughi di Calais sgomberato con le ruspe; vedi i 13.000 immigrati addossati alle frontiere della Macedonia in attesa di un possibile passaggio verso l’Europa. Sono migliaia di persone che vivono, meglio dire “sopravvivono” In campi allestiti senza condizioni igieniche, al freddo, alla pioggia, intere famiglie, singole persone, minori accompagnati e non accompagnati. Oggetto di giochi politici e di ricatti fra un Paese e un altro, ma anche all’interno dello stesso Paese fra Partiti politici. Indubbiamente è una situazione di non facile soluzione, tuttavia assistiamo ad una non volontà a gestire il fenomeno. Sembra un gioco, una palla che rimbalza, nessuno cerca di trattenerla, nessuno si fa mediatore per una possibile soluzione. E’ inevitabile che il problema debba essere studiato, valutato, preso in considerazione da tutti i 28 Paesi che compongono l’Unione. Schengen aveva adottato la politica della libera circolazione delle persone era denominata “l’Unione della Solidarietà”. Frontiere aperte per le persone e per i prodotti commerciali; ma, mentre per il mercato le porte sono pronte ad aprirsi sempre di più, per ogni tipo di prodotti, per le persone la tendenza attuale è la chiusura, il muro. Assistiamo a Paesi disponibili, e sensibili, al funzionamento del mercato, pronti per questo ad assumere sempre più impegni a livello multilaterale, e/o bilaterale, se il primo rallenta e/o non funziona, mentre orami la tendenza è la chiusura. Perché tanta difficoltà alla circolazione della persone, a limitare queste libertà che offrirebbero alle persone condizioni di vita, e di sopravvivenza con una diversa dignità? Parlando dell’Italia, gli stranieri che risiedono e lavorano contribuiscono con un 13% al PIL del Paese. Possiamo inoltre ricordare che questi stranieri non sono costati al Paese di adozione per la loro crescita e la loro formazione; arrivano già in grado di farsi carico di un’attività socio – economica – produttiva. Questo avviene analogamente in altri Paesi. Di fronte ad una popolazione che invecchia, è più che urgente la necessità di includere in lavori, (soprattutto in quelle attività non più ambite dai residenti,) giovani che arrivano in cerca di un lavoro. E’ un fenomeno da gestire e per il quale vanno prese le misure necessarie. Non è un problema di ordine interno, di sicurezza, è una questione di giustizia etica. Una società multiculturale che si sta formando e creando, ricca di culture diverse, ma capace, se orientata, alla condivisione, all’accoglienza, al rispetto per le sensibilità di ognuno.
Che si fa in Italia? A livello politico molte parole, ma non si intravede una linea chiara di accoglienza. Mentre sul fronte delle Associazioni, qui e là nascono piccole esperienze positive che vorrebbero essere di stimolo ad altre iniziative e/o all’allargamento di una stessa esperienza. Vedi, “Montanari per forza” come esempio di gestione e di inserimento di persone nel tessuto sociale italiano. Altro esempio: i corridoi umanitari creati dalla Tavola Valdese e della Comunità di Sant’Egidio. Un progetto che permetterà di salvare molte vite umane, esso organizza il viaggio delle persone, degli ultimi, scelti fra quanti hanno bisogno: persone che hanno handicap e/o problemi di salute. La copertura finanziaria vede l’investimento dell’8 per mille della Tavola Valdese e risorse raccolte, con tale obiettivo, dalla Comunità di Sant’Egidio. E’ del 15 dicembre 2015, a Roma, la decisione, e la firma del contratto per creare corridoi umanitari e per la messa in opera di tale progetto. Il 29 di febbraio del 2016 il primo cospicuo gruppo di profughi entrava legalmente ed in tutta sicurezza, in Italia.
E’ senza dubbio alcuno che la scrivente auspica che altre esperienze, iniziative, gesti di accoglienza e solidarietà, si moltiplichino in Europa perché questa possa rimane, e crescere, sempre di più come l’Europa solidale, sulla base dei criteri che l’hanno vista nascere.

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