L’Indonesia sposta la capitale

L’Indonesia ha annunciato il suo piano di spostare la capitale.  Questa decisione è stata presa a causa dei problemi di sovraffollamento, inquinamento, rischio di sprofondamento per l’eccessivo prelievo d’acqua dal sottosuolo e di inondazioni conseguenti all’innalzamento del livello del mare. Mali che affliggono Giacarta, la capitale attuale.
Secondo gli scienziati entro il 2050 un quarto del suo territorio  – 30milioni di abitanti nell’area metropolitana, più di 11milioni in città –  potrebbe trovarsi sotto il livello del mare.
Fattori che, nel 2019, hanno convinto il governo indonesiano a costruire Nusantara, questo sarà il nome della nuova città, nella parte indonesiana dell’isola del Borneo , un luogo ritenuto più sicuro.
Non è la prima volta che nel Mondo è stata presa questa decisione: lo ha fatto da tempo il Brasile con lo spostamento della capitale amministrativa da Rio de Janeiro a Brasilia, lo sta facendo l’Egitto che sta costruendo la nuova capitale a una cinquantina di chilometri dal Cairo, ormai satura.
Nelle intenzioni delle autorità governative sarà quattro volte più grande di Giacarta e sarà costruita in modo tale che, al suo interno, per il 65% sarà composta di aree forestali.
Avrà una superficie di 1800 Chilometri quadrati – grande poco più della metà della Valle d’Aosta – e un costo stimato di circa 32 miliardi di dollari;  il progetto prevede il completamento nel 2045, mentre il trasferimento degli abitanti avverrà in maniera coordinata, in funzione dell’avanzamento dei lavori e delle necessità logistiche.
Si parla di una città nella quale a prevalere sarà la tecnologia.
E’ da presupporre che non mancheranno i problemi che, peraltro, sono già emersi da quando è stato annunciato il progetto. Il quotidiano on line HuffPost segnala che “c’è chi protesta perché è stato espropriato del terreno e non riceve un risarcimento adeguato; c’è chi denuncia l’impatto sulla biodiversità del Borneo, a causa della deforestazione che provocherà; c’è chi dubita sul concetto di “città foresta intelligente”; c’è chi contesta per l’intervento forzoso sulle comunità indigene; c’è chi dice che abbattere le mangrovie, distruggere le alghe e il corallo, causerà un danno incalcolabile per i sistemi marini e per la pesca, che dà da vivere a molti che sarebbero costretti a riparare altrove”.
 
Ne danno Notizia:

La Testata di scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’Università Statale di Milano, LaSestina.
Il quotidiano on line HuffPost

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